ROMA – Vendere ai propri storici clienti – oltre alla luce e al gas, come succede da anni – anche abbonamenti all’Internet ultraveloce. Le grandi multiutility del Nord Italia sono determinate a entrare nel mercato delle connessioni web. Parte un treno, ci vogliono salire sopra. Il treno si chiama FiberCop.
È la società – al momento proprietà di Tim al 100% – che sta per aprire il suo capitale al fondo di investimento KKR (per il 37,5%) e a Fastweb (per il 4,5%). Questa società comune, FiberCop, diventerà proprietaria della “rete secondaria” di Tim.
Si tratta dei cavi di primaria importanza che viaggiano dagli armadietti grigi di strada fino alle abitazioni dei clienti. Cavi che vanno moltiplicati nel numero e perfezionati nella qualità perché l’Internet davvero veloce richiede la fibra ottica come binario di trasmissione.
Ora, proprio FiberCop sarà capofila di un Piano di coinvestimento – di investimento comune – il primo che prende forma in Europa sulla base del nuovo Codice di norme comunitarie. Nelle prossime ore – tra il 28 e il 30 dicembre – Tim pubblicherà il Piano di coinvestimento aprendo la porta a qualsiasi nuovo partner sia intenzionato a partecipare.
E fonti bancarie rilevano adesso che alcune società elettriche del Nord Italia hanno già manifestato il loro interesse. L’obiettivo è vendere alle famiglie e alle aziende un pacchetto unico di servizi che comprenda luce, gas e anche Internet, magari da fatturare con un’unica bolletta.
I nomi delle multiutility interessate saranno comunicati solo a inizio 2021. Ma sarebbe naturale, ad esempio, se una realtà come A2a facesse il salto verso il mercato degli abbonamenti all’Internet veloce, forte di oltre 2 milioni di clienti tra famiglie, condomini, industrie, piccole e medie imprese, professionisti.
A2a, peraltro, ha dalla sua un presidente come Marco Patuano che sa di telecomunicazioni dopo i cinque anni come amministratore delegato di Telecom Italia, dal 2011 al 2016.
Il Piano di coinvestimento di FiberCop – pubblicato dunque entro quest’anno – sarà notificato all’Autorità per le Comunicazioni (l’AgCom) che valuterà se sia in linea con le norme europee. Dopo il giudizio dell’AgCom sul Piano e l’arrivo di nuovi compagni di strada, allora Tim aprirà il confronto con una seconda autorità – l’Antitrust – che il 21 dicembre ha avviato un’indagine proprio su FiberCop.
L’Antitrust sospetta che FiberCop, per come è strutturata e per gli accordi incrociati con soci (come Fastweb) e clienti (come Tiscali), possa generare un effetto boomerang. Se tutti i soggetti in campo hanno dato vita a un’intesa contraria alla concorrenza grazie a FiberCop, gli investimenti sull’Internet ultraveloce sarebbero ridotti e non certo incentivati.
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