In prima linea nella battaglia contro il Covid, è morto il giorno di Natale, stroncato dal coronavirus. Alvaro Rossi, infermiere dell'Ares 118, in servizio da 30 anni presso la postazione dell'ospedale San Camillo, è morto la sera del 25 dicembre all'età di 61 anni, pochi giorni prima di andare in pensione. Era stato ricoverato i primi di dicembre in terapia intensiva sempre al San Camillo. Ma anche con lui il virus è stato più forte. Gli amici e i colleghi lo ricordano come "un leader".
"Era un grande professionista – dice Alessandro Saulini, amico di Alvaro, nonché collega e segretario NurSind Ares 118 – lo conoscevo fin da ragazzo, da quando mia mamma era caposala al San Camillo. Ho lavorato con lui tanti anni. Era sempre solare, sorridente, disponibile con chiunque e stimato da tutti, con la battuta pronta e ironico, ma soprattutto era orgoglioso di essere diventato nonno". Grintoso e sorridente, nonostante tutto. "Nonostante la vita lo abbia messo più volte a dura prova, soprattutto dopo la perdita della moglie quando le figlie erano ancora piccole. Viveva per loro e per il nipotino. Il 2 gennaio doveva andare in pensione. E invece il covid l'ha portato via. La sera di un Natale che doveva essere di speranza".
A Donna Olimpia, dove Alvaro abitava, lo conoscevano praticamente tutti. A pochi passi da lì, l'ospedale San Camillo che ha rappresentato l'intera parabola della sua esistenza. "Di lui ricordo il sorriso – dice un collega – Ha sempre lavorato molto. L'ultima volta che l'ho visto è stato lo scorso novembre, prima di entrare in terapia intensiva".
"Alvaro era una persona speciale, un maestro per tutti noi – ricorda un altro collega – io ho lavorato 5 anni con lui: era gioioso, tifoso della Roma, ricordava tutte le formazioni, rimpiangeva Totti, il grande capitano. Ma tifava per la maglia. Era una brava persona, sempre accorto con tutti. Quando l'ho visto a novembre, anche in quell'occasione non ha potuto fare a meno di parlare della Roma".
"Di Alvaro ricordo solo cose belle – conclude il collega Paolo – Era un grande. Stavo in turno con lui ed è sempre con lui che ho fatto i primi soccorsi, era molto attaccato alla famiglia. Conosceva il mestiere, sapeva come muoversi, anche sui soccorsi difficili non ti abbandonava. Era un leader, un uomo carismatico, amato da tutti. Quando ho saputo della sua perdita ho provato tanta tristezza". La figlia Federica ha affidato a facebook un ricordo del padre: "Grazie a tutti per la vicinanza e per l'affetto dimostrato al Grande PADRE".
"Il funerale dovrebbe svolgersi il 29 dicembre – dicono i colleghi – cercheremo di rendergli omaggio nel rispetto delle norme anticovid per dargli l'ultimo saluto e ricordare un grande uomo del 118, che ha assitito il prossimo con passione e dedizione".
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