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Un regalo della Natura è per sempre

"Le voglio fare una previsione. Dai e dai alla fine i proprietari delle ville di Cortina, Campiglio, Bormio, Courmayeur, Sestriere, Roccaraso e altri l'avranno vinta. E scieranno magari senza le seggiovie, con skylift di fortuna. Solo noi non potremo andare nel nostro paesino sotto Andalo a passare la fine dell'anno con figli e nipoti perché non siamo raccomandati. Vede che società che abbiamo contribuito a formare, signora mia? In pratica da questo punto di vista mi sento un fallito. Ma bando ai pensieri cupi. Una quindicina di giorni fa ero sulla carciofaia quando ho sentito un grande fremito, uno spostamento d'aria possente: il primo pensiero è stato: cavolo, il terremoto. Volto lo sguardo verso l'alto ho visto uno spettacolo impressionante: diecimila, ventimila uccelli che si muovevano in più stormi ravvicinati che salivano dalla valle del Tronto, appena sotto di noi, e venivano sopra le nostre terre. La considerazione è stata, oltre allo spettacolo eccezionale che non mi era mai capitato, la disciplina di uno stormo così grande. Sono arrivate le avanguardie a controllare se la zona fosse libera (da cacciatori, volatili predatori, non so dire). Poi è arrivato tutto il gruppo. Sono stati una mezz'ora, poi con un sibilo sordo sono ripartiti verso Sud. Sorpreso? Stupito? Non lo so, però è stato molto bello. Andiamo avanti. Sono stato influenzato da una psicologa che pratica il metodo, credo, Mindfulness. Grafomane, mi manda più mail al giorno di argomenti psicologici con un linguaggio faticoso e stancante. Dopo tre anni di questa oppressione ne vorrei sapere di più. Magari lei a Milano ne saprà più di me. Ma non è importante, solo provo curiosità per questo 'attivismo sfrenato': ha scritto una trentina di libri".
Serafino
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Pubblico la sua lettera soprattutto per quella bellissima immagine, il cielo nero di uccelli e per il suo accenno alla disciplina, all'ordine, all'organizzazione di migliaia di volatili diventati una comunità che si salva ubbidendo a una organizzazione sapiente e sicura. Mi ha fatto pensare alla stupida indisciplina di noi umani in questo tragico periodo, in cui chiamiamo libertà la trasgressione ignorante e suicida. E mi ha ricordato un momento molto bello della mia vita quando in una valle austriaca, una notte di Natale di molti anni fa, assieme alle persone a me più care ci siamo rifugiati in una capanna in cima a un albero enorme, tutti con in mano un thermos di vin brulé per dimenticare il gelo; era l'ora in cui i cervi affamati scendevano a valle, dove erano stati scaricati camion di barbabietole (mi pare). La neve luccicava, il ghiaccio scricchiolava, la luna illuminava una magia da batticuore, il silenzio necessario era come un manto nero impenetrabile. Poi in cima tra gli alberi è apparso un solo cervo con una selva grandiosa di corna, solenne, un minaccioso condottiero, il capo: scendeva lentamente, guardingo, pronto alla ritirata. Dopo un po' come guerrieri medioevali dietro di lui sono apparsi, lenti, spavaldi, una decina di maschi più giovani, poi a piccoli plotoni i sempre più giovani, e poi i piccoli saltellanti e infine le femmine, le matronali, le leggiadre. Se avessero sentito un solo sospiro umano, di colpo sarebbero scomparsi: invece si sono nutriti ordinatamente, come una immensa famiglia, un esercito, una comunità, e poi, insieme, sono risaliti in ordine nella foresta, a nascondersi agli uomini.
Caro Serafino, pensi a come siamo stati, siamo fortunati: la natura ci ha fatto un regalo indimenticabile, unico, lasciamo agli impazienti la loro neve e agli ospitanti un po' di conforto, noi abbiamo già avuto. Quanto alla signora che l'ammorba ho chiesto notizie a uno psicanalista psichiatra di fama che conosco: non ha mai sentito parlare di lei e comunque è disdicevole che chi esercita una professione nel campo della salute mentale cerchi di procurarsi clienti con il "mail bombing".

Sul Venerdì del 24 dicembre 2020Original Article

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