SONO sempre state un motivo di lamentala, ma quest’anno con buona probabilità mancheranno. Le cene e i pranzi di Natale con grandi quantità di parenti non ci saranno e non ci saranno nemmeno le classiche (e tante odiate) domande: “Cosa vuoi fare da grande?”, “Hai trovato il fidanzato/a?”, “A scuola come sta andando?”. Già, a scuola come sta andando. I ragazzi hanno passato la maggior parte del loro tempo online, tra didattica a distanza, vivendo una relazione formativa mediata da uno schermo e come ci hanno mostrato le cronache in alcuni casi senza che fossero realmente presenti a ciò che stavano facendo, hanno incontrato virtualmente gli amici su una delle tante piattaforme che abbiamo scoperto durante il periodo del lockdown.
La Dad
In questo anno di formazione, come ci hanno mostrato i dati dell’ultima ricerca promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. sul cyberbullismo e condotta in collaborazione con il portale Skuola.net su un campione di 3.115 studenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni, l’immaterialità della relazione digitale ha sciolto i ragazzi da tutta una serie di freni inibitori scatenando fenomeni aggressivi come l’hate speech o il cyberbullismo, replicati anche durante la didattica a distanza. Tanto che 2 intervistati su 5 hanno assistito a prese in giro a insegnanti, 1 su 5 ad altri compagni. Fenomeni che di sicuro avvengono anche in classe, ma non in queste proporzioni. La mancanza di prossimità con l’altro e il trauma subito, di certo, hanno contributo all’aumento di questi fenomeni.
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Valeria Pini
Difficile immaginare il futuro
Ma non è tutto: i ragazzi oltre a dichiarare di non riuscire a immaginare un futuro, anche in questo momento di vacanza dalla didattica a distanza, stanno vivendo una dimensione claustrofobica con gli strumenti tecnologici. La tecnologia in qualche modo soffoca, e nel lungo periodo porta a desiderare di isolarsi. Lo stiamo vedendo anche noi adulti. Certo, al momento è l’unico mezzo sicuro per intrattenere rapporti con gli altri proteggendo se stessi e le persone con cui interagiamo dal contagio. Ma, nonostante l’emergenza lo imponga, stiamo abusando (ancora di più, se così si può dire) di questi strumenti. Di cui, diciamolo, siamo stanchi tutti. Vorremmo tornare a una normalità, o ritrovare una normalità nuova. Sotto l’albero, mettiamo, allora, anche una riflessione condivisa su questo aspetto. Per poi agire in fretta insieme, dato che nella ricerca è emerso anche il bisogno dei ragazzi di fare educazione digitale e di poter avere un’app che li aiuti a migliorare la comprensione dei rapporti digitali con i genitori.
Un Natale più intimo
Il Natale dell’anno della pandemia sarà diverso per tutti, sarà un altro Natale. Lo ricorderemo per una versione più intima della convivialità delle festività e per l’assenza delle abitudini su cui ci eravamo adagiati, pur storcendo il naso. Ma questo non vuol dire peggiore, se, alla luce di tutto quello che abbiamo vissuto, riusciremo a cogliere l’insegnamento e la grande potenzialità che questo momento racchiude, ossia quello di vivere appieno un momento di condivisione di ciò che conta davvero. Ecco, cosa conta davvero per ciascuno di noi? Scopriamolo e condividiamolo con i nostri ragazzi. Anziché concentrarci sulle cose, in questo Natale diverso, potremmo concentrarci sull’essere che il senso profondo del Natale ci chiede. Essere presenti, con il cuore, con le parole, iniziando a immaginare la nascita del domani che desideriamo. Insieme.
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GIUSEPPE LAVENIA
Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta, docente universitario e presidente Ass.ne Naz.le Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, GAP e cyberbullismo)
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