Cari lettrici e cari lettori, in questo Natale, il primo senza sala cinematografica, i film, anche se su piccolo schermo, continuano a farci compagnia e a portarci lontano: sogni, risate, emozioni e amori. Abbiamo raccolto racconti e ricordi di attori, nuove interviste e proposte, vecchi articoli splendidi a firma di Natalia Aspesi, Irene Bignardi e Maria Pia Fusco. Il cinema è il più grande dei regali e anche questo è un modo per condividerlo aspettando che torni il buio in sala e lo schermo, quello grande, si riaccenda.
Buona lettura, buon Natale e buone visioni
Arianna Finos e Chiara Ugolini
Babbo Natale nella casa di Anna Foglietta ci sarà: l’attrice lo ha promesso ai tre figli, “volerà più in alto del Covid”.
Come sono stati i suoi Natali più belli da bimba?
“Io ho sempre fatto natali semplici, non siamo mai partiti, li trascorrevamo con la famiglia napoletana di mamma e delle zie, grande armonia, grandi cucinate e mangiate e grandi risate, ricordo mamma e le zie che parlavano e friggevano, cucinavano. Era una macchina perfetta. E grandi giocate a carte: mazzetti, rubamazzo, mercante in fiera. Io ero avida da morire se non vincevo mi arrabbiavo, mia madre diceva che ero tirchia poi sono diventata tutt’altro che tirchia nella vita. Ma allora dovevo vincere altrimenti ci restavo male e facevano tutti in modo alla fine che vincessi. Mia madre commetteva errori imperdonabili, nascondeva i regali in posti improponibili e io li trovavo subito e non ho mai creduto a Babbo Natale anche per questo, sapevamo che era lei. Invece i miei figli ci credono, ci piace coltivare la fantasia, non glielo faccio vedere perché voglio che lo immaginino nel modo loro personale. Non arriva più fisicamente, lo facevamo nei primi anni. Ma cerco di ricalcare il Natale della mia infanzia, cose semplici ma sentite, vere".
Che film vedeva da bambina e cosa vedete con i vostri figli a Natale?
"Proprio nei giorni scorsi ho visto con loro Ghostbusters. Io e mio marito siamo settati su Dan Akryoyd, cult anni Ottanta, Una poltrona per due, soprattutto i Blues Brothers. E poi ricordo le simpatiche canaglie viste la mattina sul divano con mio padre. Che nostalgia".
Come passerà questo Natale?
"Rispettando rigorosamente le misure di sicurezza. Purtroppo questo Natale è frutto di un'estate fin troppo brillante e oggi ne paghiamo le conseguenze. Io sono un patito del cenone, per me è un grande dispiacere perché frequentare gli amici e i familiari è l'unico hobby che ho: la tavolata. Ero sbigottito la scorsa estate quando sembrava che se non si andava in discoteca non si poteva sopravvivere e lo sono oggi rispetto alle vacanze con gli sci. Quando ero piccolo non è che si poteva andare sempre in vacanza. A volte non ce lo potevamo permettere, stavamo a casa e ci si inventava un modo per divertirsi lo stesso. Voglio aggiungere che noi siamo fortunati perché i nostri film vanno in televisione, ma ho tanti amici che fanno teatro e cabaret che sono disperati. E tanti amici che si sono ammalati e sapendo quanto soffrono davvero ribadisco che bisogna stare attenti perché è una sofferenza grande. Quindi cerchiamo di stare allegri e di vedere i film belli piacevoli, passare delle belle serate. Però ricordiamoci che il Covid è una cosa pericolosa, lunga e difficile, la guardia va tenuta alta".
A se stesso Babbo Natale che regalo chiede?
"Di dimagrire, vorrei essere un po' più in forma. Tutti gli anni mi chiedo solo di portarmi un po' di dimagrimento e tutti gli anni non me lo porto".
Che rapporto aveva da piccolo con Babbo Natale?
"Non c'era, quando ero piccolo io c'era Gesù bambino a Milano. Babbo Natale era più immagine che sostanza ma noi aspettavamo la mattina per aprire i regali. Anche perché ci sono dei posti dove lo fanno la sera e la sera secondo me è un po' crudele per i bambini perché poi devono andare a letto, e andare a letto con i regali aperti è un peccato. Invece noi andavamo a letto con l'ansia, magari si dormiva poco ma resta il fatto che era affascinante avere questa aspettativa. Babbo Natale era una convenzione, l'ho frequentato poco e invece poi ho scoperto che ero io".
Si vestiva da Babbo Natale per le sue figlie?
"Sì, ma in realtà per la mia figlia più grande a Lucca c'era più qualche mia amica che faceva la Befana, io non lo volevo fare. Con i nipoti è diverso. Ho esordito ora in veste di Babbo Natale. Ho tre figli, tre nipoti. Uno è in arrivo e non sa ancora nulla tranne di essere milanista. Si chiamerà Michelangelo. E invece Matilde e Carlotta, 4 e 3 anni, sanno già che io sono Babbo Natale. Ormai non riescono a scindermi da lui. E ormai non ci riesco neanche io".
Serena Rossi è una compagna immancabile del cinema natalizio, per due volte ha doppiato e cantato con la voce di Anna nei cartoon blockbuster Frozen (disponibili su Disney+). Quest'anno torna con un cortometraggio molto commuovente con protagoniste una nonna e una nipotina e… il classico Topolino che però quest'anno (con l'orecchio "ricucito") è una strenna benefica, il 25% del ricavato andrà all'associazione Make a Wish per realizzare i desideri dei bambini di tutto il mondo.
Cosa significa Natale per lei?
"Per me Natale è una tradizione iniziata da bambina ma che anche da adulta con i miei cugini continuiamo a portare avanti che è il presepe a casa dei miei nonni. È il classico presepe napoletano con i pastori di San Gregorio Armeno che hanno l'età di mio padre, sono statuine che mia nonna custodisce gelosamente in una scatola di Pampers degli anni Sessanta! Tutti noi cugini ci ritroviamo a casa dei nonni per costruire insieme il presepe e poi la sera del 24 a mezzanotte ognuno accende una candela e poi cantiamo tutti insieme Tu scendi dalle stelle mentre a turno uno di noi mette il Bambinello nella culla… quest'anno non sarà possibile, ovviamente, ma sarà un pensiero forte perché mi riporta alle mie origini".
Il regalo di Natale che le è rimasto nel cuore?
"Di tutti i regali che ho ricevuto da bambina ricordo tantissimo un biliardino, un calciobalilla che mi era molto piaciuto. Io da ragazzina facevo molti giochi "da maschio" che poi è diventato il gioco di tutta la famiglia. Venivano i miei zii, i cugini e si organizzavano i tornei. Poi a me più che riceverli i regali piace farli… soprattutto quando sono vere sorprese".
Saranno feste senza sala cinematografica. Qual è per lei il film di Natale in assoluto?
"Natale in casa Cupiello, la commedia di Eduardo che quest'anno ha trovato una nuova versione su Rai1. Ma l'originale di De Filippo è il tipico film che la famiglia napoletana guarda tutti insieme il giorno di Natale".
Come passerà il Natale?
"Come si deve passare, è semplice da capire. Non ci sono alternative a meno che non vuoi fare il negazionista, non solo della situazione ma anche delle regole che non piacciono. E poi non è tanto diverso dal Natale quello normale, che in genere si fa più o meno con i congiunti, tranne il veglione di Capodanno che magari si allarga. Capisco la privazione, ma dopo un anno dovremmo farci l'abitudine. Purtroppo i dati son questi".
Lei con chi sarà?
"Con mia mogie, i miei figli, mia madre e mia sorella Maria Sole. Mia madre è anziana e ha anche problemi suoi. Io sono tamponato sul set tutti i giorni, ma ci tamponeremo tutti prima di chiuderci come da disposizioni, a Velletri. I nostri Natali non sono faraonici come quelli con mio padre: grandi cene e feste, adesso è sicuramente più intimo".
La cosa che le mancherà di più?
"In genere ci dividiamo tra la famiglia diciamo Tognazzi e la famiglia di mia moglie e quest’anno non potremo raggiungere i nonni in Sardegna. Ci riposeremo, ci prepareremo al nuovo corso, i ragazzi hanno impegni allucinanti con la didattica a distanza”.
Per sé, e per tutti cosa si augura?
"Che l'anno bisesto se ne vada, non si poteva immaginare peggio di così per chi ci ha lasciato. Si deve sperare nell’intelligenza e nella perseveranza di riprendere il nuovo anno con un atteggiamento diverso al problema e collaborare tutti per tornare a una normalità che non sia un tana libera tutti appena va meglio pagando il prezzo doppio. Le cose vanno gestite con attenzione e costanza nel lungo periodo. Auguro di arrivare alla normalità, mettendoci del nostro e non pensando che ci debba mettere del suo solo la fortuna e la casualità".
Anna Bonaiuto è nata in Friuli da un papà napoletano per cui le feste di Natale per lei sono inevitabilmente legate a Napoli e a un viaggio rocambolesco da Nord a Sud.
Qual è il ricordo più forte legato al Natale?
"Napoli. Si passavano là tutti i quindici giorni delle vacanze natalizie, si partiva in macchina con mio padre, mia madre, le mie sorelle. Si faceva l'Autostrada del sole da Udine fino a Napoli un'unica tirata, sosta a Rocca Raso, trovavamo sempre la neve. Poi quando arrivavi a Napoli la prima cosa erano gli odori: prima la puzza delle raffinerie che però diventa bella nel ricordo e poi tutti gli odori della cucina delle mie zie, l'odore dei bengala. Si stava in mezzo alla strada, senza cappotto, era la felicità. Poi la tavola che si allungava: mio padre aveva sette fratelli poi i nipoti eravamo tantissimi, questa tavola non finiva mai. Ricordo San Gregorio Armeno dove andavo come mia zia a comprare le statuine perché si era rotto un pastore.
Il film che associa al Natale?
"Le cose che vedi da bambino sono quelle che ti rimangono sempre più impresse per cui per me il Natale al cinema è La vita è meravigliosa di Frank Capra, una tragedia che poi si trasforma in bellezza alla fine del film. È il titolo perfetto".
ll più bel regalo ricevuto?
"Ricordo che c'era Gesù Bambino che portava un regalo e la Befana che ne portava un altro, non diciotto regali come ora. Ma ovviamente erano la cosa più bella perché il regalo non lo dà il valore: io ricordo questi cubi di legno dei cartoni Disney: Biancaneve, Cenerentola. Tu li mettevi uno sull'altro e si ricreava l'immagine: io stavo ore a buttar giù e ricostruivo e la magia del disegno che si ricostruiva. Si gioiva della semplicità".
Da ragazzina credeva all'esistenza di Babbo Natale?
“Sì, assolutamente”.
Quando ha scoperto che poteva essere una fantasia?”
“Perché, è una fantasia?”
Il regalo più bello e quello più inutile ricevuti?
"L’anno scorso mi hanno regalato un maglioncino con Pluto preso alla Disney per bambini. Quando l’ho visto mi sono chiesta: ma cosa ci devo fare? Il regalo più bello è stato La storia della bellezza e della bruttezza di Umberto Eco, me lo regalò un amico di famiglia, al mio paese San Sepolcro".
Il film di Natale?
“Una poltrona per due, rigorosamente. Arriva dall’infanzia e c’è anche un aneddoto con una mia amica e poi da grandi lo rivedevamo sempre nel periodo natalizio, una commedia divertentissima. Babbo Bastardo per il talento di Billy Bob Thorton e per la cattiveria che ci vuole, odio la retorica. E poi, non è natalizio ma ho questa tradizione, da quando avevo tredici anni a Capodanno vedo Padrino I, II, III. Di solito faccio mezzanotte col secondo. Un capolavoro da tanti punti di vista sul fronte della scrittura ci sono dinamiche familiari preziosissime, e quest’anno c’è anche la nuova versione di Coppola…Poi ricordati che io non credo in Dio, ma credo in Al Pacino".
Come passerà quest’anno il Natale? Sugli schermi casalinghi la vedremo con '10 giorni con Babbo Natale'.
“Credo che sia una bella favola natalizia. In giornate così grigie quando ho rivisto il film mi ha dato un sollievo, portato allegria e mi auguro che faccia questo effetto a tutti perché il momento è terribile e incredibile. Sarà un Natale eccezionale. Non riesco a dimenticare mai che i morti sono a tre cifre, non riesco a non pensare ai nostri morti. Passerò questo Natale col mio babbo, purtroppo senza la famigliona grande che di solito si incontra".
Lei cucina?
"Quando mi ci metto sono creativa, ma non è una passione. Ma me la cavo, l’ho scoperto durante l’emergenza della pandemia".
Un film musicale?
"Tutti insieme appassionatamente è il classico, ma io li guardo in continuazione, penso ora a Il re leone, li accosto al clima natalizio, all’infanzia, al bambino. Il mio preferito in assoluto è All That Jazz con la fotografia di Peppe Rotunno che penso sia la più bella fatta nella storia del cinema. Lo amo alla follia, lo vedo stasera”.
Allora i regali chi li porta, Babbo Natale o Gesù Bambino? Nella commedia di Genovesi Diego Abatantuono sedicente Santa Claus si indigna: "Come è possibile che si pensi che un neonato seminudo possa portare i regali? Insomma un po' di realismo". Ma noi per par condicio vi proponiamo cinque film per ciascuno e dove trovarli.
Io sono con te di Guido Chiesa (su Raiplay) è la storia della nascita di Gesù Bambino vista dagli occhi di Maria, araba, moderna e vera. In un presepe senza stella cometa, un film di dieci anni fa sempre attuale.
Il primo Natale di Salvatore Ficarra e Valentino Picone (Timvision e Sky) è il campione delle feste dell'anno scorso, primo film italiano al botteghino del 2019. Il duo siciliano strizza l'occhio a Non ti resta che piangere "ma anche a Totò in Egitto" e viene proiettato, per ragioni misteriose, nella Palestina dell'anno zero, pochi giorni prima dalla nascita di Gesù.
La cantata dei pastori è un mediometraggio d'animazione per i più piccoli su Raiplay. Durante il loro viaggio in Palestina, lo scrivano napoletano Razzullo e il suo compaesano Sarchiapone incontrano Maria e Giuseppe in cammino verso Betlemme per far nascere Gesù.
Non c'è più religione (su Prime Video), commedia di Luca Miniero con Claudio Bisio e Alessandro Gassmann, parte dal dato che la natalità in Italia è assicurata dalla nascita dei figli degli immigrati. Il sindaco della piccola isola di Porto Buio deve trovare al più presto un neonato da mettere nella mangiatoia per il suo famoso presepe vivente, non gli resta che chiedere aiuto alla comunità araba…
Nativity (su Rakuten tv e Chili) è il film della regista di Twilight, Catherine Hardwicke. Segue la vita di Maria e Giuseppe dall'annuncio dell'Arcangelo Gabriele dell'imminente nascita del Figlio di Dio, all'arduo viaggio da Nazareth a Betlemme, alla nascita di Gesù, con l'arrivo dei re Magi.
Di Babbi Natale, soprattutto cartoon per bambini, ce ne sono una lista infinita. Tra i nostri preferiti c'è Klaus, produzione Netflix dello scorso anno con protagonista il postino Jesper, figlio del proprietario delle poste, viziato e pigro. Quando viene mandato in un'isola sperduta a fare apprendistato scopre che in quel paese nessuno si scrive perché tutti si odiano. Sarà l'incontro col burbero ma buono boscaiolo e giocattolaio Klaus, che ha centinaia di balocchi bellissimi a prendere polvere nella sua casa isolata, a dargli l'idea che gli occorre per ottenere le 6000 lettere che lo separano dal tornare a casa.
Santa Clause, Che fine ha fatto Santa Clause? e Santa Clause è nei guai. La saga con Tim Allen Babbo Natale è su Disney+. Ben tre titoli che raccontano le vicessitudini di un Babbo Natale anni Novanta il cui successo ha generato ben due sequel.
Il Babbo Bastardo, irriverente e alcolizzato, di Billy Bob Thornton è su Timvision (doppia razione anche qui film e sequel). Willie e Marcus sono una coppia di ladri specializzata nel derubare centri commerciali il giorno di Natale.
Qualcuno salvi il Natale 1 e 2. Chi è alla ricerca di un Babbo Natale alternativo, capelli e barba bianca e abito rosso per carità, ma diverso nello spirito: avventuroso e ricco di umorismo lo può trovare in Kurt Russell che ritorna nei panni di Santa Claus su Netflix. Questa volta ci sarà anche Mamma Natale, Goldie Hawn e dietro la macchina da presa uno degli esperti massimi di commedie per bambini e Natale, il Chris Columbus di Mamma ho perso l'aereo.
Miracolo nella 34ª strada in entrambe le versioni, la prima del 1947 e quella anni Novanta con Richard Attenborough sta su Disney+. Nei grandi magazzini newyorkesi Macy's il Babbo Natale viene trovato ubriaco e sostituito in tutta fretta, su idea della dinamica direttrice del marketing, da Kris Kringle, un anziano signore che sembra (e sostiene personalmente di essere) l'autentico Babbo Natale.
A quarant'anni dall'uscita di The Blues Brothers il ricordo di John Belushi è vivo più che mai. L'attore, morto di overdose nel 1982 a 33 anni, è protagonista della "biografia definitiva", di un documentario, di un progetto di biopic, di una marca di caffè e di prodotti a base di cannabis che portano il nome suo e dei fratelli blues. Al centro dei progetti c'è la moglie Judith Belushi Pisano, con cui ha condiviso la vita fin dall'adolescenza. L'abbiamo incontrata su zoom per parlare di John Belushi- La biografia definitiva – 536 pagine e 114 foto dell'archivio personale – in libreria con Sagoma Editore.
Questo libro è una bibbia. Cosa scopriranno i suoi ammiratori e i giovani che lo conoscono solo come una icona degli Ottanta?
"Penso che troveranno l'uomo dietro l'attore, raccontato da chi lo conosceva davvero. John seguiva il modello Brando: le persone non hanno bisogno di sapere chi è davvero un attore. Se qualcuno fa domande personali, praticamente lo spegne. Però la confusione intorno a questa morte – la droga, la donna misteriosa, il caso giudiziario – hanno finito per oscurare quel che resta del suo lavoro".
Perché era così così popolare e amato?
"Era dispettoso e irriverente per natura. Quando c'era lui il pubblico si aspettava qualcosa di folle, di soprendente. Poteva starsene tranquillo e d'improvviso esplodere. Era come un cartone animato, talmente fisico da poter trascendere il linguaggio, come faceva nel personaggio del Saturday Night Live, il Samurai. Bastavano le sue espressioni facciali. Ed era simbolo della working class, molti dicevano "somiglia al mio amico del college". Faceva molto ridere, e questo attira le persone".
"The Blues Brothers" è stata davvero una missione per lui.
"Sì, ne era orgoglioso. Lui e Dan (Aykroyd ndr) hanno creato la band e portato in vita il film. Amavano la musica, erano molto umili rispetto alle loro capacità blues, si sono sentiti onorati di aver messo insieme una band che è diventata una sorta di movimento: il genere ha trovato nuovo pubblico, tanti musicisti mi hanno detto che grazie al film avevano ricominciato a lavorare, c'è stato un effetto a catena".
Non solo Babbi Natali… I film da vedere in tv o sulle piattaforme in questo periodo di feste, dal biopic su Dickens alle riletture dei classici Picccole donne e David Copperfiled. I moschettieri di Tutti per 1 – 1 per tutti per il 25 e poi i successi di Checco Zalone con Tolo Tolo e Il primo Natale di Ficarra&Picone. La nostra guida cinematografica di dieci proposte più una.
In queste feste ci sono tante cose che non possiamo fare e tanto tempo libero, cosa c'è di meglio della serialità per portarci in altri mondi e farci compagnia? L'offerta è varia e viaggia su varie piattaforme, a pagamento, ma anche gratis come RaiPlay. Per chi ama il thriller o la commedia romantica, per chi vive il fascino del tempo passato e per chi cerca mondi paralleli, c'è anche qualche consiglio per i più piccoli e segnalazioni per gli appassionati del balletto. Scoprite quali nel nostro decalogo (sempre più uno).
Il Natale anni Novanta con le macerie degli Ottanta di cui Natalia Aspesi dice "siamo stufi, stufi di portafrutta in filo di ferro, detto scultura, inservibile: un golf arancione e nero, immettibile, una tavoletta di cioccolata per budini indigesti: un libro sulla pesca con la mosca, uno di antica cucina catara, uno sulle fibbie degli anni 20" sembra lontanissimo. Il Woody Allen di Alice quando ancora andava d'accordo con Mia Farrow, era il dicembre del 1990 e Irene Bignardi lo recensiva da New York. Dustin Hoffman di Natale è un incredibile, coloratissimo e ultra, ultracentenario Mr. Magorium raccontato da Maria Pia Fusco da Londra.
Vi lasciamo con l’episodio dedicato a Qui Quo Qua del film Topolino e la magia del Natale del 1999
Qui, Quo e Qua si svegliano la mattina di Natale e aprono i regali, anche se avrebbero dovuto aspettare l'arrivo di Paperina, Zio Paperone e Zia Gurtie. Dopo la giornata di festa, i tre vanno a letto. I ragazzi, prima di addormentarsi, desiderano che sia Natale tutti i giorni. Il loro desiderio viene esaudito e in un primo momento i tre ne sono felici. Dopo qualche giorno, però, cominciano ad essere stufi e nauseati del Natale, così decidono di cambiare il corso della giornata facendo scherzi e dispetti ai parenti a cena, mettendo come piatto principale un tacchino in carne ed ossa. La giornata di Natale si rivela così un disastro, specialmente per Paperino che, infuriato, ha distrutto la casa dopo aver rincorso il tacchino che, spaventato, cercava di fuggire dal papero. A fine giornata, i ragazzi si sentono in colpa per i loro scherzi e decidono di rimediare, facendo diventare il giorno successivo il miglior giorno di Natale di sempre, mettendo così fine al ciclo temporale.
Buona settimana e buone visioni
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