ERA già tutto programmato. A luglio sarebbe arrivata in visita la nipote, un mese dopo la mamma. E a Natale il tanto atteso ritorno in Italia per rivedere amici e famiglia. “Almeno non ci saremmo sentiti così soli e lontani da tutto”, ci racconta sconsolata Sara Benedetti, che con il marito Gian Luca di Tanna e i figli di 2 e 6 anni, è bloccata a Sydney da un anno.
"Non riusciamo a lasciare l'Australia"
Le restrizioni Covid severissime hanno reso l’Australia una sorta di prison island. È così che la definisce Di Tanna, 47 anni, epidemiologo romano che insegna Statistica Medica all’Università del New South Wales. “La situazione è angosciante. Non possiamo muoverci perché avendo un permesso di soggiorno temporaneo molto probabilmente ci vieterebbero di rientrare – ci spiega durante una chiacchierata via Teams – Esiste una quota giornaliera di persone che possono entrare nel Paese. Oggi ancora 25.000 australiani non hanno la possibilità di tornare a casa proprio per questo motivo. I visti vengono accordati solo in casi gravissimi quindi le nostre famiglie non sono in grado di venire a trovarci. E sarebbe anche esageratamente dispendioso. Oggi un volo costa tra gli 8 e i 10.000 dollari, in più, una volta atterrati, è obbligatoria la quarantena in albergo a proprie spese. Il costo è proibitivo. Un nostro amico ha moglie e figli qui, ma dall’Italia non gli danno il permesso di raggiungerli. Una mia collega ha la figlia in procinto di partorire, ma le è stata negata la possibilità di andare da lei in Italia. La situazione è deprimente”.
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Pochi casi in Australia
Tutto questo in un Paese che negli ultimi tre mesi ha avuto praticamente zero casi. Da poco, però, è stato scoperto un cluster a Sydney, presumibilmente arrivato con un volo dagli Usa (il personale delle linee aeree è esonerato dalla quarantena) e in una parte della città è di nuovo semi lockdown.
“Noi abitiamo nella zona Northern Beaches, possiamo uscire di casa, ma siamo estremamente cauti. In tanti sono in giro senza mascherine, c’è poca attenzione – ammette Sara, 36 anni, di Rovereto, provincia di Trento – Avevamo in programma una festicciola di Natale con degli amici ma a questo punto li vedremo in giardino, distanziati”.
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Niente albero di Natale
A Sydney è piena estate. Luna ha le vacanze scolastiche e sospira: “Non abbiamo neppure fatto l’albero di Natale perché di solito in questo periodo siamo in Italia. Abbiamo solo questo piccolino”, dice mentre ci mostra un cono illuminato. Il fratellino, Joshua, tre anni ad aprile, non ha ancora cominciato l’asilo: “Pensavo di iscriverlo quest’anno e cercare lavoro. Ma con il Covid non me la sono sentita di mandarlo – ammette la mamma – E questa situazione si aggiunge all’ansia di essere così lontano da tutti, tagliati fuori, impossibilitati a muoverci. L’isolamento lo viviamo in modo forte, siamo arrivati qui a marzo 2019 e non abbiamo una grande rete di contatti. Penso a mia madre che a Natale sarà sola. Penso ai miei suoceri, che non hanno nemmeno internet e sentiamo solo al telefono. Quando a ottobre abbiamo detto alle nostre famiglie che non saremmo arrivati per le feste, l’hanno presa molto male. Sono tutti preoccupati, non sanno quando potranno rivederci. Noi speriamo, davvero tanto, di riuscire a tornare per il Natale 2021”.
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I vaccini
Il marito è più scettico: “Qui i vaccini non sono partiti. Puntavano molto su quello dell’Università del Queensland ma purtroppo, arrivato in fase 3, è stato fermato per dei problemi. Così si sono rivolti, tardi, a Pfizer e Biontech. Forse lo approveranno a fine gennaio ma non hanno alcuna fretta. Per due motivi: nonostante il lockdown abbiamo un solo cluster di 90 casi e poi temono che le persone vaccinate possano comunque trasmettere la malattia. Quindi intendono aspettare per avere più informazioni su questo siero. E noi, come expat, con permesso di soggiorno temporaneo, è probabile che non ne avremo diritto e saremo comunque gli ultimi della lista. Siamo trattati come cittadini di serie B. Nonostante questo, devo ammettere che l’Australia ha gestito la pandemia benissimo. Il contact tracing funziona alla perfezione. Da febbraio, in totale, abbiamo registrato meno di 40.000 casi positivi”.
Sara non ha rinunciato ai regali. "Abbiamo contattato una libreria indipendente a Roma e abbiamo fatto distribuire voucher per l’acquisto di libri, a una salumeria abbiamo chiesto di confezionare delle ceste e alle nostre mamme abbiamo mandato un calendario dell’avvento davvero speciale, pieno di letterine, foto, pensieri, disegni e lavoretti dei bambini. Spedito a fine ottobre è arrivato appena in tempo. Almeno ci hanno sentiti un po’ più vicini”.
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