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Coronavirus, domenica alle 8 il primo vaccino: finora mancano 20mila adesioni

Ore 8 di domenica.È la data di inizio del "Vaccine day" anche in Puglia per dare avvio a quella che si annuncia come la più importante campagna vaccinale degli ultimi tempi. Alle 8 in punto le prime 505 dosi di vaccino Pfizer-Biontech verranno iniettate ai primi pugliesi scelti per partecipare alla storica e simbolica giornata di inizio di vaccinazione contro il Covid. Le 505 fiale pugliesi fanno parte di una fornitura da 10mila dosi che saranno distribuite in tutta Italia. Il loro viaggio comincerà dal sito produttivo di Pfizer in Belgio nella notte di Natale. Il giorno dopo, sabato, arriveranno allo Spallanzani di Roma. Da lì le fiale verranno distribuite in tutta Italia con i mezzi e gli aerei dell’Esercito. Entro sabato le 505 dosi destinate alla Puglia arriveranno al Policlinico di Bari, scelto dalla Regione come hub centrale per lo stoccaggio dei vaccini.

Centocinque dosi resteranno a Bari, le restanti verranno inviate nelle altre province pugliesi. Proprio su questa fase, lo spostamento da Bari verso gli altri cinque punti di stoccaggio ( il Policlinico Riuniti di Foggia, il Bonomo di Andria, il Perrino di Brindisi, il Vito Fazzi di Lecce e un ambulatorio vaccinale a Taranto) è stato convocato per oggi in prefettura a Bari un tavolo di emergenza con l’obiettivo di coordinare le attività di distribuzione. Con tutta probabilità anche in questo viaggio le dosi verranno scortate da forze dell’ordine. Domenica alle 8 in punto avrà inizio il V- day in contemporanea in tutte le città pugliesi ( nella stessa ora partirà la vaccinazione anche nel resto d’Italia e d’Europa). In ogni provincia le vaccinazioni si terranno in tre punti diversi: una Rsa, l’ospedale di riferimento in cui sono stoccati i vaccini e un ambulatorio vaccinale, visto che i primi a vaccinarsi saranno proprio ospiti di Rsa e personale sanitario.

Gli uffici regionali valutano anche la possibilità che a custodire le fiale contro un rischio di furto per il mercato nero estero possano esserci gruppi di guardie giurate armate in servizio di vigilanza h24. Anche perché dai primi giorni di gennaio in Puglia cominceranno ad affluire 95mila dosi. Sono quelle che serviranno per far partire la Fase 1 della campagna vaccinale alla quale sono chiamati a sottoporsi 95mila pugliesi. Un numero in cui sono compresi tutti gli operatori della sanità e tutti gli ospiti delle Rsa. La Regione nei giorni scorsi ha aperto una piattaforma web per raccogliere le adesioni. Fino a lunedì ne sono arrivate 45mila.

Ciò significa che non hanno ancora aderito 20mila operatori sanitari, alcuni dei quali forse anche per diffidenza nei confronti del nuovo vaccino. Sempre in tema di vaccinazioni resta tuttora aperto il fronte dei vaccini antinfluenzali. Nelle settimane scorse Sanofi aveva annunciato che non avrebbe consegnato alla Puglia 890mila dosi. Sanofi ora fa sapere che invierà in Puglia nei prossimi giorni altre 80mila dosi. Troppo poche per convincere la Regione a rinunciare all’azione giudiziaria nei confronti del gigante farmaceutico francese. La carenza dei vaccini e « la disomogenea distribuzione fino a novembre stanno provocando gravi frizioni fra medici e pazienti con aggressioni verbali e litigi che minano il rapporto di fiducia » , denunciano i sindacati Fismu- Cisl e Fimmg in una lettera- diffida in cui chiedono all’Asl di Bari di accedere entro 30 giorni agli atti relativi alla distribuzione dei vaccini.

Sul fronte del bollettino quotidiano, invece, il quadro è ancora fatto di luci e ombre. Perché se è vero che scende il numero di contagi e di ricoveri, è altrettanto vero che per il terzo giorno consecutivo la Puglia è la regione con il più alto numero d’Italia di nuovi ingressi (59) nelle terapie intensive e l’Istituto superiore di sanità la colloca fra quelle « a rischio alto con Liguria, Marche, Umbria e Veneto. Per Gilda Cinnella, primaria di rianimazione del Policlinico Riuniti di Foggia, potrebbero esserci vari motivi: « È possibile che i positivi vengano identificati tardi e che i pazienti a domicilio arrivino in ospedale quando ormai sono molto gravi. A questo si aggiunga il tema dei posti letto. Attualmente ci sono molti posti in reparti medici, ma scontiamo ancora un numero insufficiente di posti di terapia intensiva. Per cui anche i pazienti più gravi vengono ricoverati nei reparti per poi finire nelle terapie intensive».

Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, mette in guardia in vista della fine delle restrizioni nei primi giorni del prossimo anno: «Regioni come Puglia e Sardegna sono più a rischio perché la riapertura potrebbe essere troppo vicina al picco massimo di infetti, quindi con una situazione peggiore rispetto a settembre».
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