L’accordo commerciale Brexit tra Ue e Uk sembra in dirittura di arrivo, è “imminente” da ieri ma ancora non si conoscono i dettagli ufficiali di quello che è indiscutibilmente un compromesso di ambo le parti. Tuttavia, il governo di Boris Johnson già starebbe facendo circolare tra i ministri e i più stretti collaboratori un documento che loda quella che per il primo ministro sarebbe una vittoria netta nei confronti dell’Unione Europea, che avrebbe “fatto numerose concessioni”: addirittura calcola una vittoria del 43% sui punti più spinosi per il governo britannico, contro un 20% scarso di “concessioni di Londra” e un altro 40% circa di mutue concessioni. Il documento, che “Repubblica“ ha ottenuto da ambienti conservatori, sta ora circolando molto online e il celebre sito brexiter “Guido Fawkes”, di solito molto ben informato su tali questioni, conferma che sarebbe autentico.
Nello specifico, il documento, che è molto tecnico, nota come il Regno Unito avrebbe ottenuto una vittoria innanzitutto sulle questioni e dichiarazioni doganali, con un flusso di scambi che rimarrebbe più o meno fluido rispetto ai controlli che volevano imporre l’Ue e soprattutto i francesi per quanto riguarda la preservazione del mercato unico. Temi molto spinosi, che sarebbero tali anche in caso di un accordo che scongiuri il temuto No Deal (cioè la brutale uscita di Uk dall’Ue il primo gennaio) e che, secondo la lettura della versione di Londra, sarebbero stati superati. Inoltre, Johnson canta vittoria sulle norme sulla concorrenza, sinora uno degli scogli più insormontabili delle trattative tra Ue e Uk: secondo il documento, le leggi Ue non avranno il potere di decidere le legislazioni di Londra in futuro, neanche in termini di “allineamento”, ma in caso di “divergenze” verrebbero applicati dazi e tariffe punitivi solo in specifici campi e un arbitrato indipendente (e non uno europeo come voleva l’Ue) potrebbe dirimere le dispute. Inoltre, il Regno Unito avrebbe più libertà del previsto sugli aiuti di Stato.
di
Enrico Franceschini
Un’altra vittoria, sempre secondo Londra, sarebbe quella sui servizi legali: ossia gli studi inglesi potranno esercitare la propria professione anche in Ue per quanto riguarda diritto anglosassone e internazionale. Il governo di Boris Johnson rivendicherebbe di averla spuntata parzialmente anche sui servizi finanziari e la possibilità di fare “outsourcing” all’estero per le società britanniche. Allo stesso tempo, però, il documento del governo Johnson riconosce una sconfitta sul fatto di non essere riuscito a raggiungere un accordo onnicomprensivo e/o a lungo termine sulla finanza e sui servizi con l’Ue: tutto è aggiornato al 1 marzo 2021 per quello che è un tema delicatissimo. La City di Londra vorrebbe continuare a mantenere la sua leadership finanziaria nel mondo, mentre l’Ue vorrebbe sfruttare la Brexit per opporre a essa un polo di eguali dimensioni e potenza, cosa impossibile a breve termine per carenze “strutturali” dell’Unione nel campo: una cesura netta con la City provocherebbe ripercussioni anche per la finanza europea. Di qui quello che, dal documento, pare un atto di desistenza da parte di entrambi, perlomeno temporanea.
Ma che il documento sia di parte e che dovrà essere comprovato dal reale accordo, lo si evince soprattutto dalla sezione sulla pesca, argomento patriottico, delicatissimo e intrecciato con la indipendenza scozzese, in cui si definisce una “mutua concessione” tra Ue e Uk sulla base di un accordo su un periodo di “transizione di cinque anni e mezzo” per i pescatori europei che cosi avranno il tempo di riconvertire il proprio business, visto che Londra, in teoria, riacquisterà il controllo delle acque britanniche dal 1 gennaio 2021. In realtà la transizione di cinque anni e mezzo non è un mutuo accordo ma una sonora sconfitta per Johnson, che voleva riacquistare il pieno controllo delle acque, libere dal mercato unico europeo, da subito, oltre a scaglionare gli accessi dei pescatori Ue su base annuale (cosa inaccettabile per gli europei) e inoltre imporre loro di riconsegnare l’80% del pescato (in merce o corrispettivo oneroso) agli inglesi. Nulla di tutto questo, anzi (ma non c’è scritto nel file) pare che la quota di risarcimento per Uk scenderà a circa il 30 per cento del pescato.
Certo, in ogni caso si tratta di propaganda interna al governo, ed è da vedere quanto questo documento corrisponderà a realtà una volta che verrà scoperchiato l’accordo vero e proprio post Brexit tra Uk e Ue, che si dice sarà di circa duemila pagine, di qui l’enorme complessità della vicenda. Dall’altro lato, fonti francesi ieri sera alla Reuters parlavano al contrario di “enormi concessioni degli inglesi nelle ultime 48 ore, soprattutto sulla pesca, di qui la svolta”. Insomma, la verità dovremo ancora conoscerla. Ma è chiaro che, essendo un compromesso storico ma anche molto spinoso per entrambi i blocchi, è molto probabile che ogni governo cercherà di venderselo come può di fronte alla propria opinione pubblica. Che sia una lettura realistica o meno.
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