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‘Bataclan’, in un corto la tragedia dell’attentato: “Cosa pensa un terrorista quando vuole annientarci?”

E’ una di quelle date che non si dimenticano, il 13 novembre 2015, quando una serie di attacchi terroristici, riconducibili all’Isis, mette sotto scacco Parigi: esplosioni allo stadio con una partita di calcio in corso, spari in altri luoghi della capitale francese, un assalto armato, durante un concerto, in un locale per giovani, il Bataclan, dove rimarranno uccise 90 persone.

La più violenta strage a un paese europeo da parte del terrorismo islamico torna alla ribalta, al centro di un corto che dopo il Premio Rai Cinema e il Premio al Lamezia International Film Fest, si vedrà ospite al Capri, Hollywood International Film Fest dal 26 dicembre al 2 gennaio. Si intitola semplicemente Bataclan e in quindici minuti, con la distanza del tempo da quella tragedia, va oltre la semplice condanna dell’attacco terroristico, per spingere la riflessione sui grandi temi dell'integrazione e del fondamentalismo e di come è organizzata la nostra società.

Interpretato da Astrid Meloni, Olivia Corsini, Ugo Fiore, Alberto Boubakar Malanchino e Idrissia Ferich è stato scritto e diretto da Emanuele Aldrovandi, drammaturgo e regista di Reggio Emilia, classe 1985, un nome noto nel mondo del nuovo teatro italiano peri sui testi e le sue traduzioni, ora al suo terzo corto. In Bataclan ci porta nella stanza di una stazione di polizia dove una ragazza visibilmente agitata, vuole confessare l’attentato che il fratello si appresta a fare l’indomani. Il realismo della situazione fa pensare che la poliziotta con cui si confronta faccia partire subito l’allarme, invece si entra in un cortocircuito di ruoli, argomentazioni e domande che, allontanandosi dalla tragicità dell’accaduto, inducono a riflettere su di noi, sulle responsabilità della società occidentale.

“Viviamo in un periodo storico che tende a semplificare tutto: 'questo è buono', 'questo è cattivo', 'questo va bene', 'questo invece è una cosa orribile'”, spiega Aldrovandi, "quello che mi interessa non è fare un film in cui dico 'il terrorismo è una cosa orribile', ma fare un film in cui mi chiedo cosa pensa il terrorista. Quali sono le sue spinte, quali sono le ragioni che lo muovono e quali sono le cose brutte che vede in noi, per le quali vuole distruggerci?”.

Bataclan, girato in francese, ma a Reggio Emilia, low-budget, procede dunque su un terreno apparentemente paradossale intrecciando la condanna per l’attentato, con pensieri sulla libertà e su cosa è nelle nostre società, specie per chi viene da altri paesi e culture: pensieri utili a tenere la riflessione e la coscienza viva, non certo un tentativo di giustificare la strage. Dice Aldrovandi: “Mi piace scrivere di temi, che siano politici, sociali o anche solo interpersonali, sui quali io stesso mi faccio delle domande a cui faccio fatica a rispondere”.

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