Operatrice socio sanitaria da 30 ani, Adele Gelfo, al Niguarda è stata al reparto intensivo e subintensivo Covid dall'inizio dell'epidemia. Domenica sarà tra i primi 100 sanitari ad essere vaccinati nel suo ospedale
Come si sente, Adele?
"Emozionata. All'inizio quando me l'hanno proposto ero un po' spaventata, come sempre quando c'è una cosa nuova. Ma poi io credo nel vaccino quindi ho deciso di farlo perché questa pandemia deve finire. Penso sempre che chi studia queste cose faccia tutti i controlli necessari prima di rendere disponibile il farmaco. Quindi, sono molto felice di essere stata scelta".
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Per chi lo fa?
"Innanzitutto per le mie bambine di 10 e 12 anni. In questi mesi ho avuto tanta paura più che di contagiarmi io, di infettare loro, quando tornavo a casa. Poi ho sempre riflettuto che avendo scelto questo lavoro, dovevo fare il mio dovere. Quindi tornavo a casa e prima di abbracciarle mi facevo la doccia. Ora sarò vaccinata e avrò un pensiero in meno".
Suo marito che le dice?
"Mi ha sempre sostenuta, anche nei momenti peggiori quando mi sentivo sopraffatta dalle emozioni e quando mi ha visto piangere per lo stress che abbiamo vissuto in questi lunghi dieci mesi. Anche lui è contento che io abbia l'opportunità di vaccinarmi fra i primi".
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di
Andrea Montanari
È fiduciosa?
"Spero che con questo vaccino finalmente ne usciamo. Oggi ne parlavamo fra i colleghi del padiglione Rossini e c'è positività rispetto a questo vaccino. Noi che siamo in prima linea siamo grati a chi l'ha progettato. Tutti quelli che lavorano in ospedale lo aspettano. Abbiamo lottato, faticato, abbiamo visto tanta gente andarsene, molti anche guarire e ringraziarci. Ma per uscire dalla pandemia da soli non ce la facciamo: ci vuole il vaccino".
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