MILANO – La crisi economica legata al Covid e l'abbassamento delle prospettive di inflazione (materia con la quale i banchieri centrali lottano, a dire il vero, da ben prima della pandemia) ha un effetto anche sulle pensioni degli italiani. Lo ha messo nero su bianco l'Inps con una circolare del 18 dicembre scorso, che a sua volta rimanda a un decreto del Mef che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale alla fine di novembre.
Il testo fa il punto, come di consueto, sulle previsioni di adeguamento per l'anno nuovo degli assegni previdenziali tenendo conto delle previsioni sull'inflazione del 2021 e facendo un consuntivo su quanto accaduto nel 2020. A gennaio, in sintesi, i pensionati riceveranno un mini-conguaglio per chiudere il conto del 2020, ma non si vedranno alzare gli assegni per il prossimo anno.
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Per la prima "buona notizia" devono ringraziare il fatto che l'iniziale previsione di un adeguamento dei trattamenti economici al costo della vita, fissata allo 0,4%, è stata superata nei fatti con un definitivo +0,5%. Si è così determinata la necessità di un conguaglio a favore dei pensionati dello 0,1%. Invece per il prossimo anno si prevede un adeguamento a zero, in presenza di una stima della variazione negativa (-0,3%) del tasso d'inflazione. Ma gli assegni non possono tornare in dietro, per cui si limiteranno a non muoversi.
Ecco in un documento della Cisl la sintesi degli adeguamenti previsti che vengono recuperati a gennaio, con conguagli che stanno tra i 13 e i 26 euro.
La rivalutazione, si ricorda nella circolare Inps, viene attribuita sulla base del cosiddetto "cumulo perequativo", considerando insieme tutte le pensioni di cui i cittadini sono titolari, da Inps o altri Enti. Per quel che riguarda il 2020, come detto si stabilisce definitivamente la misura dello 0,5% l'aumento di perequazione automatica già attribuito alle pensioni, in via provvisoria, per l'anno 2020. "Conseguentemente, si procederà al conguaglio da perequazione rispetto al valore dello 0,4% utilizzato in sede di rinnovo per l'anno 2020", ribadisce l'Inps.
La rivalutazione definitiva delle pensioni, poi, non è attribuita in maniera uniforme a tutti, visto che per i trattamenti oltre 4 volte il minimo scatta una decurtazione dell'adeguamento.
Un meccanismo che teoricamente dovrebbe valere anche per il 2021 (non oltre, perché la Consulta ha bloccato a tre anni la portata della misura, dai cinque originariamente indicati dai provvedimenti del governo). Nei fatti, però, con un adeguamento a zero non ci sarà neppure bisogno di differenziare il suo impatto per le diverse fasce di redditi da pensioni.
Da ultimo l'Inps ha chiarito il calendario dei pagamenti per i prossimi giorni, che interessa in particolare coloro che riscuotono la pensione presso Poste Italiane. Anche a gennaio e febbraio le pensioni arriveranno in anticipo e spalmati su più giorni, per consentire l'accesso in sicurezza dal punto di vista sanitario. In particolare, per il mese di gennaio, il pagamento avrà luogo dal 28 dicembre 2020 al 2 gennaio 2021 mentre per il mese di febbraio verrà effettuato dal 25 al 30 gennaio 2021 secondo un calendario che sarà pubblicato da Poste italiane.
L'anticipo del pagamento delle pensioni, spiega l'istituto, "è stato stabilito al solo scopo di consentire a tutti i titolari delle prestazioni di recarsi presso gli ufficio postali in piena sicurezza, nel rispetto delle misure di contenimento della diffusione del virus Covid-19. Trattandosi esclusivamente di un'anticipazione del pagamento, il diritto al rateo di pensione si matura comunque il primo giorno del mese di competenza dello stesso".
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