FIRENZE – Una cinquantina di tifosi ad attendere che il treno da Torino arrivasse alla stazione Campo di Marte. E' notte piena ma la voglia di ringraziare giocatori e tecnico è immensa. Così tra cori e sciarpe, idealmente quel gruppetto di tifosi ha rappresentato una piazza intera che aspettava la vittoria in campionato da due mesi. E' arrivata contro la Juventus, per 3-0, all'Allianz Stadium. Non proprio un dettaglio per i fiorentini. Se poi si aggiunge la prima sconfitta in campionato non solo della squadra di Pirlo, ma anche degli ex Chiesa, Cuadrado e Bernardeschi, ecco la spiegazione di tanto orgoglio.
Prandelli e un gruppo diviso
Una boccata di ossigeno puro in un momento davvero difficile per Prandelli e il suo gruppo. Il tecnico della Fiorentina è riuscito in poco più di un mese a raccogliere i cocci lasciati in eredità dal precedente allenatore Iachini. Un gruppo diviso, col morale sgonfiato e in cerca di sé stesso. Prandelli con pazienza, umiltà e saggezza ha rimesso insieme tutto (anche tramite il ritiro di qualche giorno condiviso con la società dopo la pesante sconfitta con l'Atalanta). Ha ascoltato, parlato, consigliato. Aperto gli occhi a una squadra (e anche all'ambiente) che doveva prima fare i conti con la realtà per poi pensare al cammino da intraprendere. La realtà che metteva la Fiorentina a ridosso della zona retrocessione, a un passo dal baratro e senza anima. Prandelli si è anche preoccupato. Non vedeva una reazione, uno spirito. Non vedeva unione. E' arrivato a inizio novembre, al posto di Iachini che non riusciva a vincere. E per un mese, Prandelli, non è riuscito a vincere ugualmente. Crisi di risultati, di gioco, di prestazione, di approccio. Cercava una scossa, un elettroshock che rianimasse un gruppo arroccato sulle individualità. Ognuno pensava a sé stesso, provava la giocata senza considerare il compagno. Non se ne poteva uscire in questo modo.
Prandelli si è confrontato coi giocatori
Dunque la squadra, il gruppo. Si è confrontato coi giocatori e ognuno di loro ha dovuto fare i conti non più con l'obiettivo dell'Europa o chissà cosa. Ma con quello della salvezza. Non esattamente la sfida più facile per gente come Ribery abituata a vincere tutto. Oppure per Castrovilli, col 10 sulle spalle e lanciato da mesi come talento della futura nazionale italiana. Non facile ma Prandelli ci è riuscito nella notte più impensabile e incredibile. Adesso la classifica è più rassicurante ma la sfida è tutt'altro che vinta. La continuità dovrà essere amica della Fiorentina e la consapevolezza che imprese come quelle di Torino si possono replicare. Con anima, orgoglio, umiltà e gioco di squadra. Il mercato potrà aiutare (Cutrone in partenza) e magari aggiustare qualche situazione. Ma quel che conterà più di tutto è ricordarsi che in campo si gioca per una maglia e una città. Per una tifoseria che in questo momento di emergenza sanitaria non può riempire il Franchi, ma è sempre presente.
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