TORINO – Pirlo parla di atteggiamento, di mentalità. Dice che i suoi pensavano già alle vacanze. Sfodera la questione arbitri, pur senza affrontarla di petto ma procedendo per allusioni: «Sono ormai 12 partite che c’è un certo trend, quindi anche i giocatori ogni tanto possono arrabbiarsi. È dall’inizio che gli episodi non ci stanno girando a favore e le immagini sono davanti agli occhi di tutti. È normale che i ragazzi si s'innervosiscano». La Juve in effetti è davvero molto nervosa, tant’è che ha già collezionato cinque espulsioni stagionali (sei considerando la Champions), due delle quali avvenute per proteste fuori dal campo (Pinsoglio dalla panchina nel derby e Morata a Benevento, a partita finita). Sempre nel derby, Paratici e Nedved sono stati squalificati per avere insultato «reiteratamente» l’arbitro dalla tribuna. Il vice presidente, in particolare, «per alcuni minuti ha rivolto agli ufficiali di gara epiteti gravemente insultanti». Paratici, a sua volta, aveva già beccato due multe per il suo atteggiamento aggressivo nei confronti degli arbitri: una a Crotone e l’altra dopo la partita con il Verona perché «al termine del primo tempo, negli spogliatoi, assumeva un atteggiamento minaccioso nei confronti del Direttore di gara e gli rivolgeva una critica irrispettosa; recidivo».
Durante la gara con la Fiorentina, Nedved ha lasciato gli spalti dello Stadium a un quarto d’ora dalla fine, dopo il secondo rigore reclamato dai suoi, sbraitando platealmente in maniera furibonda e ripetendo una cosa tipo «non ne posso più». Nessuna squadra di serie A ha dirigenti e giocatori con nervi tanto tesi. C’è dunque un atteggiamento evidentemente malmostoso nei confronti degli arbitraggi che coinvolge società, staff tecnico e squadra. La panchina della Juve è irrequieta e in ogni partita e sottolinea con proteste ad alto tasso sonoro la maggiore parte delle decisioni arbitrali, come se avesse a portata di mano una spiegazione per i risultati deludenti. Ma di sicuro nessuno vorrà appigliarsi a quello che gli juventini hanno sempre definito “l’alibi dei perdenti”.
di
Marco Azzi
Atteggiamento, mentalità, arbitri. Mettiamoci anche il contraccolpo psicologico per la sentenza che ha cancellato il 3-0 al Napoli, unica vittoria bianconera contro una tra la prime nove squadre in classifica: è davvero questo che giustifica lo scadente rendimento della Juve di Pirlo, gli undici punti in meno rispetto a Sarri (e uno solo in più della Juve di Delneri, l’unica della presidenza Agnelli a non aver vinto lo scudetto), che nelle prime 13 partite mise assieme 11 vittorie, 2 pareggi e una montagna di critiche, rancori e pregiudizi senza precedenti? Pirlo, in ogni caso, altre spiegazioni non ne dà. Anzi, si definisce «non preoccupato», ribadisce che «i giocatori mi seguono sul modello di gioco su cui abbiamo iniziato a lavorare a settembre» e insomma sembra convinto che sia sufficiente migliorare «l’approccio e l’atteggiamento iniziale» per mettere le ali alla Juve: «E’ su questo che lavoreremo alla ripresa». Però non c’è nessun cenno a correzioni tattiche da fare, agli errori puramente “di calcio” che la Juve commette, alla faticosa ricerca di un assetto funzionale che ogni volta che sembra finalmente raggiunto (tipo dopo la squillante vittoria di Parma) riceve un’immediata smentita. Sembra che ogni volta la Juve riparta dal difetto, e non dai pregi, della partita precedente: al Tardini la Juve aveva giocato una gara eccellente ma lasciando un dubbio in sospeso, cioè se avesse veramente senso tenere la linea difensiva così alta, spesso anche a 70 metri dal portiere. La Fiorentina, che per due volte nel primo quarto d’ora, quando ancora non c’era superiorità numerica, ha scorrazzato in contropiede della metà campo deserta, ha detto di no. Ma è semplicemente stata più concreta del Parma, che aveva avuto l’occasione di colpire quando il match era ancora sullo 0-0 e sempre con un comodo contropiede a due tocchi: lì Buffon ci ha messo una pezza, poco prima che gli attaccanti chiudessero il discorso con due gol a stretto giro, però il campanello d’allarme è rimasto inascoltato. «Ma finora questo modo di difendere ha dato buoni frutti», ha rintuzzato Pirlo. «Fino a ieri eravamo la difesa meno battuta del campionato». Però così alta la si è vista solo di recente: un tracollo, con un’impostazione così tanto zemaniana, era nell’aria.
L’autocritica, dunque, si è limitata alla solita tiritera sul fatto che «bisogna sempre entrare in campo per vincere», come se qualche rilassamento mentale giustificasse ogni cosa che non funziona. Invece Bonucci, tra i peggiori in campo contro la Fiorentina, non si è aggrappato a niente, e su Instagram si è rivolto così al popolo bianconero: «La più brutta Juventus di questa prima parte di stagione. Chiedo scusa ai tifosi a nome mio, in primis. Non c'è nulla da aggiungere». Però ci sarebbe molto da spiegare.
A spronare la squadra su Instagram ha pensato Ronaldo: "Ieri, con una prestazione scadente e un risultato tutt'altro che accettabile, abbiamo chiuso il nostro 2020. Sappiamo che dover dare di più per giocare meglio e vincere. Siamo la Juventus! E non possiamo accettare niente di meno che l'eccellenza in campo. Spero che questa breve pausa ci aiuti a tornare più forti e uniti che mai, perché la stagione è lontana dall'essere finita e alla fine, ancora una volta, festeggeremo insieme ai tifosi. Credete in noi, abbiate fiducia nella squadra come noi ci fidiamo di voi. Ce la faremo".
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