Cagliari – Trecento metri dal mare, quasi sulla spiaggia o sulla scogliera. Ancora una volta, in Sardegna, questa è la misura dei distinguo, della discordia e, ora, della mediazione. È questa la fascia tutelata dal Piano paesaggistico regionale del 2006 voluto dall’allora governatore Renato Soru: niente mattoni e cemento per stanze o mini ville tra la macchia mediterranea. Da allora, 14 anni di pressioni imprenditoriali, resistenze ambientali e dell’opinione pubblica a tentativi di modifica, a suon di disegni di legge. L’ultimo arriva in Consiglio regionale praticamente alla vigilia di Natale nell’anno della pandemia. È il Piano casa, voluto dalla giunta regionale di centrodestra guidata da Christian Solinas (sardista-leghista).
Stamani appuntamento in Aula con l’obiettivo di essere approvato in un lampo: seconda seduta il 28 dicembre, perché il precedente piano è in scadenza. Il rebus più controverso resta quello della vista-mare: per case e alberghi da Budoni a Villasimius, da Alghero a Costa Rei ci sarà il bonus volumetrico? Nel testo i metri cubi in più ci sono e sono addirittura giustificati dalle esigenze di maggior distanziamento da Covid-19. È questa la linea della maggioranza (con il supporto di Confindustria) che ha portato alla vittoria di Solinas nel 2019. Ma a due giorni dalla discussione ecco che, in un vertice tra alleati, il presidente della Regione stringe le fila e impone il rispetto del vincolo: niente volumetrie — assicura — nella fascia dei 300 metri, né per ville, né per resort o catene alberghiere. Modifiche sì, ma senza aggiungere, tra i maldipancia silenti. Dichiarazioni da tradurre in emendamenti, ma per il centrosinistra è «l’ennesimo trucco per camuffare l’idea di consumo del territorio». Un passo indietro, o di lato, considerato da alcuni strategico perché all’orizzonte ci sarebbe l’impugnazione del governo per incostituzionalità. È già successo ad agosto a una norma che aggirava proprio il Piano paesaggistico.
Nessun dubbio per gli ambientalisti. «È un attacco indiscriminato con edificazioni a pioggia», scrivono Legambiente, Wwf e Fondo ambiente italiano. Insieme a Lipu e Italia Nostra si battono per indurre la giunta a «una riflessione consapevole sul governo del territorio». La costa, certo, ma anche l’interno con il paesaggio punteggiato dai nuraghe e i muretti a secco. Con il Piano casa chiunque — non solo un coltivatore diretto — potrà costruire in campagna anche in lotti di appena un ettaro (contro i tre attuali). Previsto pure l’uso residenziale di seminterrati: soluzioni di fortuna, fatali in zone a rischio idrogeologico. I balconi di Bitti, nel Nuorese, raggiunti il 28 novembre da massi, auto e fango, sono un’immagine simbolo. Secondo l’Ispra, sono 120 mila i sardi che vivono in aree a rischio medio di alluvioni, 42 mila gli edifici in zone pericolose; e il consumo del suolo nel 2019 è stato pari a 79.116 ettari, il 3,28% dell’intero territorio regionale (+0,21% rispetto al 2018).
E un’accelerata potrebbe arrivare dalle lottizzazioni-zombie che aspettano il via libera. «Richieste di aumenti volumetrici ci sono ovunque: da San Teodoro a Santa Margherita di Pula», precisa Stefano Deliperi di Grig, storica sigla ambientalista: 38mila le firme della petizione in difesa delle coste. «I sussulti sono continui», puntualizza. Il ginepreto raso al suolo ad Alghero, di lato all’hotel Capo Caccia, è l’ultimo: nessuna autorizzazione, il Corpo forestale ha messo i sigilli a lavori iniziati.
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