La paura è che il Mar Caspio faccia la fine del Lago d'Aral, ridotto praticamente a una pozza da azioni umane e crisi climatica. Chiamato "mare chiuso", ma di fatto il lago più grande del mondo, il Mar Caspio sta oggi vivendo una profonda crisi: mentre nel Pianeta le zone costiere sono minacciate dall'innalzamento dei livelli del mare, in questo gigantesco bacino si stanno invece registrando livelli d'acqua sempre più bassi. Una diminuzione, quella del mare che interessa ed è conteso da Kazakistan, Russia, Azerbaigian, Iran e Turkmenistan, che preoccupa per ritmi e tendenze difficili da invertire.
Il livello del Mar Caspio, situato a circa 28 metri sotto i livello del mare, nel 2019 è diminuito di circa 13 cm rispetto al 2018, raggiungendo uno dei valore più bassi degli ultimi trent'anni. Ora una nuova ricerca appena pubblicata su Nature Communications Earth & Environment da un gruppo di ricercatori tedeschi e olandesi e guidata dall'università di Utrecht, ci racconta che i livelli d'acqua del Mar Caspio in futuro potranno essere da 9 a 18 metri più bassi di quanto riscontrato finora, andando a impattare in maniera tragica sul futuro dell'ecosistema di questo bacino e allo stesso tempo sulla vita di un milione di persone che vivono lungo le coste di questo "mare chiuso" salato.
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Ogni anno, infatti, dagli anni Novanta in poi, il mare continua a calare di pochi centimetri: una diminuzione che nei prossimi decenni diventerà sempre più visibile e impattante, sostiene il geologo olandese Frank Wesselingh. "Se il Mare del Nord scendesse di due o tre metri, l'accesso a porti come Rotterdam, Amburgo e Londra sarebbe impossibile. I pescherecci e i giganti dei container allo stesso modo avrebbero diverse difficoltà e tutti i paesi del Mare del Nord avrebbero un enorme problema", spiega l'olandese facendo un esempio. "Per il Mar Caspio stiamo parlando di una diminuzione di non meno di nove metri, nel migliore dei casi", sottolinea facendo capire il possibile impatto disastroso causato dal ritiro delle acque, dato che nove metri è la migliore delle ipotesi, mentre diciotto metri è la peggiore, caso in cui il Mar Caspio perderà più di un terzo della sua superficie.
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Per questo Wesselingh e colleghi invitano all'azione immediata nel tentativo di salvare il Mar Caspio. Gli scienziati ricordano che l'aumento dell'evaporazione e la perdita di ghiaccio marino in inverno accelerano il calo dei livelli di acqua, fattore che influenzerà gli ecosistemi dell'area ricchi di uccelli migratori, beluga e mammiferi di varie specie. Sono habitat ed economie già minacciate quelle del Mar Caspio, e che interessano diversi Paesi, oggi chiamati a "preoccuparsi per il futuro" e "concludere nuovi accordi su confini e diritti di pesca". Per intraprendere queste e altre azioni nel tentativo di mitigare gli effetti del surriscaldamento serve infatti "una task force internazionale" a guida dell'Onu, suggeriscono gli scienziati che hanno firmato l'articolo su Nature.
"Questo aspetto del cambiamento climatico, ovvero il calo delle acque dei laghi, potrebbe essere altrettanto devastante quanto quello dell'innalzamento del livello del mare" concludono i ricercatori nell'articolo. Per evitare che il Caspio faccia la fine del Lago d'Aral, lago salato ormai prosciugato, oggi è dunque necessaria "un'azione immediata e coordinata – chiosano gli scienziati – per recuperare così il tempo prezioso perso. La contrazione del Mar Caspio potrebbe un manifesto del problema della crisi climatica e contribuire a stimolare nuove azioni per lottare contro questa crisi".
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