Nessuno li aspettava e sono sbucati dal buio. Dovevano andare a fondo e hanno mostrato come si resiste. Vengono raccontati come pigri, indolenti, con i pollici incollati ai joystick e agli smartphone, invece hanno messo costumi e scarpette, hanno preso racchette e palloni e hanno riscritto i record. Lo sport italiano non è mai stato così teenager come nel 2020. Audaci, sfrontati, ribelli. Hanno usato la pandemia e il lockdown per migliorarsi, per scoprirsi e alla fine per stupire. Doveva essere l'anno delle Olimpiadi di Tokyo e l'Italia ha conosciuto i suoi campioni di Parigi 2024. Mai dare per scontati i ragazzi, così imprevedibili nelle loro fragilità da riuscire a ribaltarle e usarle come leve. Lo diceva Italo Calvino che alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
Non solo Jannik Sinner
Il tennis che si era già imbattuto nel 2019 in Jannik Sinner, altoatesino, 19 anni, 500 posizioni guadagnate nella classifica Atp in due stagioni – il più giovane a fare un mucchio di cose al mondo, come giocare uno Slam, passare un turno, qualificarsi per i quarti, battere un Top 10, vincere un torneo – il tennis negli ultimi 12 mesi s'è ritrovato tra le mani altra meraviglia con Lorenzo Musetti, toscano di Carrara, primo nato nel 2002 a raggiungere una semifinale. Per non dire di Flavio Cobolli, che ha vinto il titolo di doppio juniores al Roland Garros.
La collezione di record di Benedetta Pilato
Più sono piccine e più sono terribili. Benedetta Pilato compie 16 anni il 18 gennaio e in questo 2020 si è messa a fare collezione di record italiani nel nuoto. Solo nei mesi di ottobre e novembre ne ha battuti quattro, in mezzo a un calendario stravolto. "È stato un anno difficile per tutti, per noi sportivi s'è tradotto in un periodo senza certezze. La scuola mi ha aiutato a non perdermi. La mattina almeno ero impegnata con le lezioni online, il resto della giornata senza la piscina è stato pesante. All'inizio soprattutto, senza sapere se come e quando avremmo ripreso, ci siamo arrangiati. In casa più di un po' di ginnastica non è che potessi fare. Quando sono tornata in acqua, con il mio allenatore D'Onghia abbiamo pensato che fosse l'occasione giusta da sfruttare per lavorare sulla tecnica. Ci siamo guardati e ci siamo detti: se non ci sono gare da affrontare, proviamo a migliorare".
Benedetta s'è messa a lavorare sulle virate subacquee ("ancora non le faccio come vorrei") e sulla meccanica del gesto. Alla International Swimming League nella bolla di Budapest, uno dei rari eventi internazionali della stagione, ha battuto la primatista del mondo Alia Atkinson, il record europeo in vasca corta e il record mondiale giovanile. "Alla fine" dice al telefono dalla sua Taranto "credo che questo 2020 ci lascerà in dono questa capacità di adeguarsi, modificare i programmi, trasformare se stessi e riallinearsi alle condizioni nelle quali ci si trova. Personalmente, a Budapest, ho anche fatto la mia prima esperienza di autonomia per un mese. Ho lasciato mia madre in ansia a casa e me la sono dovuta cavare da sola su cose piccole e grandi di cui non avevo idea, da come si divide il bucato in lavatrice secondo i programmi alla capacità di relazionarmi con gente più grande e più esperta di me, a un livello tecnico altissimo".
I giochi di Larissa Iapichino
Come Benedetta, nel tempo sospeso del lockdown s'è data una dimensione nuova Larissa Iapichino, altra stella emergente dell'altro grande sport olimpico, l'atletica leggera. Diciotto anni, toscana, figlia dell'ex saltatore con l'asta Gianni e di Fiona May, lunghista d'argento ai Giochi, Larissa a luglio è atterrata a 6 metri e 80 stracciando il primato Under 20 e facendo segnare la seconda misura italiana di tutti i tempi, la quinta mondiale dell'anno. Prima di tornare in pedana, aveva lavorato su una nuova rincorsa e una nuova tecnica nello stacco. Racconta: "Credo di aver imparato che non esiste più un solo verbo per fare sport e magari per provare a vincere. Accanto ad allenarsi, adesso ci metterei: adattarsi. È bello scoprire che tanti risultati d'eccellenza siano venuti proprio da noi adolescenti, perché la vita ci sta mettendo alla prova. Se è vero che domani toccherà a noi guidare il Paese, in questo passaggio drammatico stiamo sperimentando l'arte della resistenza. Non ho mai pensato di scappare dalla realtà ma ho dovuto per forza costruirmi un riparo, una specie di guscio nel quale rifugiarmi con i miei pensieri. La mia tenda è stata la musica, sono stati i libri e le letture. Hanno riempito il vuoto delle serate in cui non potevo andare a ballare. Mi manca poter vedere i volti degli amici. Senza nulla togliere agli occhi, dei quali si dice che siano lo specchio dell'anima, e che spuntano dalle mascherine. Mi manca poter abbracciare e poter baciare, mi manca una vita piena ma sono consapevole di essere una privilegiata. Lo sport mi ha aiutato e il rinvio delle Olimpiadi al 2021 potrebbe perfino avermi favorito. Ho un anno in più per crescere e partecipare".
Allenarsi è un rifugio
È per gli anziani e per gli adolescenti che ogni minuto non può essere uguale a un altro. Sono state le fasce d'età più penalizzate e le più studiate in pandemia. Unicef Italia ha diffuso a fine novembre il rapporto The Future We Want. Essere adolescenti ai tempi del Covid, nel quale i teenager italiani si sono dichiarati soddisfatti della vita con un voto di 6 e mezzo su una scala da 1 a 10. Un'indagine di Repubblica e Scuola Zoo ha rilevato che nell'età del virus il 69 per cento degli adolescenti dice di sentirsi molto più solo, per il 26 per cento non è cambiato niente e il 4,4 per cento afferma di sentirsi meno solo grazie ai social. Il 27 per cento dice di aver trovato sfogo nello sport. Una quota superiore del 7 per cento a chi racconta di essersi gettato nei giochi online e sulla famosa playstation. E allora? Ribaltiamo i giudizi?
Marina Brancato, antropologa, docente universitaria all'Università Orientale di Napoli e all'Accademia delle Belle Arti, è al lavoro con un laureando su un documentario che indaga le reazioni dei bambini delle scuole calcio a questi giorni di gesti limitati. "Viene fuori" racconta "che tutti i minori hanno cercato delle figure per un nuovo riconoscimento emotivo e gli sportivi lo hanno trovato negli allenatori. Ma l'ho sperimentato anche con gli studenti. È come se avessero bisogno di un sostegno senza sosta, in mezzo a uno spaesamento inedito. Non chiedono di riempire il tempo, ma di usarlo per esprimersi. C'è una ricerca maggiore del confronto e del contatto per superare un malessere evidente. Credo che questa esperienza abbia anche messo in discussione in molti di loro le modalità di fruizione del digitale. Ernesto De Martino parlava di crisi della presenza, una formula che dà il senso dello sradicamento di questo periodo. Non mi sorprende sapere che siano stati gli adolescenti a ottenere i risultati migliori del 2020".
Sdraiati a chi?
Prendiamo Matilde Villa, 16 anni. Nessuno alla sua età aveva mai segnato 36 punti nella Serie A di basket. Né tra gli uomini né tra le donne. Brianzola di Lissone, gioca per il Costamasnaga, e la bibbia della stampa di settore, la rivista spagnola Gigantes del Basket, l'ha definita una perla scrivendo: "Se non avete mai sentito parlare di lei, cominciate a ricordare il suo nome". Carlotta Zanardi, pure lei lombarda, un anno di meno, negli stessi giorni di inizio dicembre ne ha segnati 35 in serie A2. Oppure prendiamo Giorgia Villa, stesso cognome ma ginnasta, 17 anni e stella della Nazionale dello storico bronzo ai Mondiali.
Chissà se c'entra qualcosa, ma pure l'ultima volta che tanti adolescenti tutti assieme si erano rivelati con tanta evidenza, l'Italia soffriva un'assenza di libertà. La squadra di ginnastica che alle Olimpiadi del 1928 conquistava la medaglia d'argento era composta in gran parte da ragazze quattordicenni. Luigina Giavotti ne aveva poco meno di 12. Ondina Valla ne aveva appena compiuti 20 quando diventò a Berlino nel 1936 la prima italiana d'oro alle Olimpiadi. Amadeo Amadei era un quindicenne quando il 9 maggio del 1937 segnò in Lucchese-Roma 5-1 il suo primo gol, diventando il più giovane di sempre in Serie A, record che tuttora detiene.
"Abbiamo tutti un sogno, poi magari quel sogno cambia" dice Pilato. "Onestamente io non mi sento incompresa, sento di avere grazie al nuoto una possibilità di esprimermi", mentre Iapichino prende tempo, si ferma, ci pensa e dice "boh, ma sai che io non ne conosco tanti di amici che stanno sempre sul divano?". Benedetta sia, allora, questa generazione dei record e della resistenza.
Sul Venerdì del 24 dicembre 2020
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