Quattordici condannati per mafia e 11 loro familiari percepivano illecitamente da oltre un anno il reddito di cittadinanza raggirando l’Inps per un valore complessivo di circa 330mila euro. Lo hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Messina che questa mattina hanno eseguito un sequestro preventivo firmato dal gip su richiesta della procura peloritana di una somma equivalente.
I sigilli sono scattati a conti correnti, beni immobili e veicoli nella disponibilità dei 25 indagati per illecita percezione di reddito di cittadinanza, l’ipotesi di reato prevista dal decreto legge del 28 gennaio 2019 che prevede la reclusione fino a sei anni nei casi più gravi.
I finanzieri sono risaliti ai 25 incrociando i nomi sulle richieste di sussidio e sulle sentenze di mafia emesse negli ultimi dieci anni dal tribunale di Messina. Un lavoro certosino che ha portato al sequestro preventivo delle somme indebitamente percepite dai mafiosi condannati a titolo definitivo nell’ultimo decennio e dai loro familiari stretti.
Fra i percettori del sussidio fanno parte boss e affiliati dei clan di maggiore spicco di Messina e provincia, fra cui i Santapaola-Romeo, Sparacio, Spartà, Galli, Batanesi-Bontempo Scavo, De Luca, Mangialupi, Camaro, Tortoriciani, Ventura, Ferrante e Cintorino.
Un esercito di condannati per mafia che nelle diverse indagini della Dda sono stati riconosciuti colpevoli fino all’ultimo grado di giudizio di estorsioni, usura, traffico di sostanze stupefacenti, voto di scambio, maltrattamento di animali e organizzazione di gare clandestine. Oltre ai mafiosi sono stati indagati anche i familiari stretti (genitori, mogli e figli) che all’atto di presentare la domanda di sussidio avevano omesso di dichiarare di essere un parente di un condannato per mafia passato in giudicato.
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