È partito il call center di Immuni dove comunicare la propria positività al virus per fare partire l’attività di tracing, ossia l'avviso automatico agli altri utenti Immuni con cui si è stati a “contatto stretto”. Come anticipato da Repubblica la scorsa settimana, era solo questione di giorni e infatti ora il sito di Immuni annuncia che dal 21 dicembre è possibile usare il call center 800 91 24 91 (numero verde) anche per fini di contact tracing. Al momento l’opzione call center è attiva solo in Campania, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Molise, Trento, cui da gennaio si aggiungeranno altre Regioni e poi tutte le altre, riferisce il sito ufficiale.
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di
Fabio Tonacci
Questo stesso numero era utilizzabile prima solo per informazioni sul funzionamento dell’app (per esempio, che fare se si riceve la notifica di avvenuto contatto a rischio). La nuova funzione del call center è stata istituita nel decreto Ristori di ottobre che stanzia un milione di euro per il 2020 e 3 milioni per il 2021. Il decreto aveva alcune ambiguità a causa di un comma saltato per errore nella versione definitiva, ma adesso che il call center è attivo si sciolgono tutti i dubbi sul suo funzionamento.
Come usare il call center se si è utenti Immuni positivo al virus
Gli utenti che hanno avuto un tampone positivo al virus ora hanno un’alternativa, quindi. Possono ancora fornire all’operatore sanitario (dell’Asl competente) il codice di sblocco che si trova nella propria app Immuni; oppure possono rivolgersi al call center. Opzione, quest’ultima, che in molte regioni sarà preferibile, dato che il call center è nato – come dichiarato dallo stesso Governo – proprio per sopperire all’impossibilità dei sanitari di gestire le richieste degli utenti Immuni (a volte anche una non volontà di farlo, per sfiducia nell’app, come dichiarato da alcuni direttori sanitari).
Il funzionamento è piuttosto basilare. “Quando chiamerai il call center, sarai guidato allo sblocco di Immuni: ti verrà prima chiesto di comunicare il tuo Cun, attraverso cui l’operatore verificherà la tua effettiva positività”, si legge. Il cun è il codice univoco nazionale che contraddistingue univocamente l’esito del tampone e viene inviato via sms, e-mail o è sul referto a chi effettua il tampone molecolare. L’utente deve poi comunicare “il numero di tessera sanitaria, attraverso cui verrà verificata la sua identità, e infine, comunicando il codice monouso che trova nella sezione della app ‘segnala positività’, potrà essere autorizzato a inserire il suo dato di positività”.
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A questo punto parte il sistema di notifiche. Il sistema carica i codici temporanei che rappresentano il nostro smartphone nei collegamenti bluetooth. Arrivano quindi le notifiche a tutti gli altri utenti Immuni che si ritrovano in memoria uno di quei codici temporanei (associati allo smartphone dell’utente positivo). Ricordiamo che sono tutelati privacy e anonimato delle parti. Una futura versione di Immuni, forse già da gennaio, consentirà agli utenti di fare da sé, direttamente sull’app, l’operazione di caricamento che ora si fa da call center o tramite operatore sanitario.
Come sta andando Immuni
“L’arrivo del call center è una bella notizia, che risolve un collo di bottiglia nell’attività di tracciamento e avviso dei contatti stretti”, commenta Eugenio Santoro, Responsabile Laboratorio di Informatica Medica – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, tra i massimi esperti di sanità digitale in Italia. Che ci fosse un blocco lo confermano i numeri, riportati dal sito di Immuni (gestito dal ministero della Salute). Finora i download dell’app sono stati più di 10 milioni, ma solo 6mila gli utenti Immuni che hanno caricato i propri codici. I grafici del sito dicono che a farlo sono perlopiù Emilia Romagna, Lombardia e Lazio. “Le asl di alcune Regioni non stanno usando proprio Immuni”, conferma Santoro.
L’utilità dell’app è stata molto relativa, insomma, finora, nonostante i numeri di download molto alti rispetto ad altri Paesi con app simili. “Adesso grazie al call center le notifiche potrebbero decollare, ma servirà a poco se il numero di contagi resterà così alto”, dice Santoro. “Resta infatti problematico e potenzialmente ingestibile la fase successiva all’alert del contatto stretto – spiega. Ossia il tampone all’utente che ha ricevuto la notifica”. Senza tampone non si riesce a confermare la positività e quindi a continuare la catena degli avvisi agli ulteriori contatti stretti. Altra cosa da testare sarà la capacità dello stesso call center, nel medio-lungo periodo, di gestire tutte le telefonate in arrivo. La sfida è riuscire a potenziarlo in fretta, con i nuovi fondi.
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