BOLOGNA – La frase di Nereo Rocco echeggia al Dall’Ara a fine partita. Vinca il migliore? Speriamo di no, disse il Paròn. Il Bologna, sovrastato in fisicità e in concretezza negli ultimi metri, trova pura forza d’animo e orgoglio per pareggiarla, infilandosi nelle pochissime fessure lasciate scoperte dalla squadra di Gasperini, come fosse un hacker in un sistema rodato. L’attenzione dei rossoblù, piccoli ma vivi, è da mostrare ai giovani. Con la volontà, nulla è impossibile. Vista sul lato opposto, è come se una monoposto di formula 1 si faccia raggiungere sul traguardo da un Suv meno potente. L’Atalanta si specchia, si trova bella, ma si scopre e alla fine è raggiunta. E dire che fino al gol di Tomyatsu non c’era stata partita. Il Bologna centra il terzo pareggio in rimonta, Mihajlovic non può che essere contento dei suoi.
La legge di Muriel
C’è il bomber di scorta, all’inizio, per mister Gasperini. Muriel in campo, ma non si può certo dire sia un rincalzo. Zapata in panchina. Mihajlovic ha finalmente qualche rientro, dà respiro a De Silvestri, schierando Tomyatsu a destra e Medel a fianco di Danilo. Baldursson invece fa rifiatare in mediana Svanberg, affiancandosi a Schouten. I primi venti minuti sono di reciproco rispetto, il Bologna ronza attorno all’area di Gollini senza colpo ferire, l’Atalanta tergiversa, va al piccolo passo: temporeggia. Non succede nulla. La differenza la possono fare le individualità di spicco al servizio del collettivo. tant’è che – minuto 22 – Ilicic riceve in area e ripete in pratica l’azione del quarto gol alla Roma, si prova a infilare in mezzo, Schouten, benedetta gioventù – ci casca, allunga il compasso e stende lo sloveno, rigore ineccepibile, Muriel lo trasforma, spiazzando Da Costa. Ecco, il Bologna sente il colpo, non fa in tempo a riorganizzare le file che l’Atalanta raddoppia, ancora Muriel, ancora un’accelerazione, ormai tutti sanno che alzare il ritmo consente di arrivare al bersaglio grosso, da Pessina a Ilicic è un piacere vedere come la palla gira con leggerezza apparente, e invece fa male. Ilicic mette un cross, Medel lo respinge nella terra di nessuno, tre imbambolati a guardare Muriel che fa lo squalo che sente odore di sangue, diagonale nell’angolino, ciao ciao. Due a zero. Punizione severa, ma – senza offendere nessuno… noblesse oblige.
Noblesse oblige
Il Bologna è scolastico e volenteroso, l’Atalanta gioca a memoria, il Bologna fraseggia con otytima cifra stilistica fino al limite, poi si perde come chi non sa dove andare. L’Atalanta invece è chirurgica. Solo un cross basso di Dijks potrebbe consentire un riavvicinamento, nessuno è nei pressi, poi quando Djimsiti e Gosens si impappinano, Palacio, proprio il più esperto, sbaglia la rifinitura per Soriano. Eccola, la differenza. Atalanta spietata, Bologna evanescente.
Atalanta in pieno controllo
Ripresa. L’Atalanta punta a effettuare una pressione alta per controllare la partita da lontano. Il Bologna resta guardingo, umile ma non rinuncia. Ilicic è rimasto nello spogliatoio, c’è Miranchuk al suo posto. Ha talento ma ancora non dimestichezza con la lingua, anche con quella della squadra. Eppure non sembra esserci partita, se non quando l’Atalanta comincia a mostrare qualche filo scoperto. Il Bologna è bravo nel non mollare. Scivola Freuler, l’eterno Palacio invita al tiro Barrow, vista la scarsissima produzione offensiva il tiro ha un alto peso specifico, ma la mira è alta. E’ uscito Ilicic, ma Miranchuk non incide e quando anche Muriel si ferma toccandosi i flessori, Zapata perde il duello individuale con Danilo. Ci vuole un erroraccio di Schouten in area di rigore per consentire a Zapata una conclusione murata da Danilo.
Tomyatsu dà speranza ai rossoblù
Ogni pensiero è lontano anni luce, per amore di verità, dal finale. Ma lo sceneggiatore Mihajlovic vuole cambiare il copione, con calma e puntualità chirurgica. L’incursione di Tomyatsu che scambia con Orsolini (ottimo impatto nel match al rientro) riaccende la speranza rossoblù, resituendo ai felsinei energie mentali. Quelle fisiche al centrocampo arrivano da Svanberg e Dominguez. L’Atalanta continua a controllare sulla trequarti d’attacco, quando a 9’ Pessina commette un fallo al limite, Orsolini tira sul muro, la palla finisce a Vignato, spostato a sinistra dopo l’uscita di Barrow, che rimette in mezzo dove ancora Orsolini viene anticipato in angolo.
La professionalità di Paz
Battuto sul primo palo, Palacio si prende una rivincita su Romero che lo ha maltrattato e dominato, spizzicando la sfera, sul secondo palo c’è Nehuen Paz, argentino, oggetto non identificato a lungo nella rosa felsinea, nel suo tocco in rete c’è tutto l’orgolio personale di un grande porofessionista. Un simbolo di un pareggio ottenuto in questo modo. Una favola natalizia. Anche se l’Atalanta, nei panni di Babbo Natale, non si sente a suo agio… Assalto finale senza più profondità per la Dea. Il vecchio paron aveva proprio ragione. A volte il migliore non vince. Questione di cuore.
Bologna (4-2-3-1): Da Costa, Tomiyasu, Danilo, Medel, Dijks (33' st Paz), Baldursson (20' st Svanberg), Schouten (31' st Dominguez), Vignato, Soriano, Palacio, Barrow (20' st Orsolini). All.: Mihajlovic.
Atalanta (3-4-1-2): Gollini, Toloi (36' pt Palomino), Djimsiti, Romero, Hateboer, Freuler (39' st Malinovskyi), De Roon, Gosens (39' st Mojica), Pessina, Muriel (20' st Zapata), Ilicic (1' st Miranchuk). All.: Gasperini.
Arbitro: Chiffi di Padova.
Reti: nel pt 22' Muriel (rig), 23' Muriel ; nel st 28' Tomiyasu, 37' Paz.
Note: Angoli: 5-1 per l'Atalanta. Recupero: 1' e 3'. Ammoniti: Gosens e Palacio.
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