ROMA – Da una parte Rita Bernardini, dall’altra Riccardo Magi. Entrambi notissimi esponenti Radicali. Che sulle carceri non hanno mai smesso di fare battaglie. Stavolta, nella stessa giornata, Bernardini e Magi cercano di assestare due colpi. Da una parte lei, pasionaria di tante battaglie a fianco di Marco Pannella, alle 9 ha incontrato il premier Giuseppe Conte. Dopo uno sciopero della fame durato un mese, Bernardini porta a palazzo Chigi il puntuale elenco delle sue richieste per far calare il numero dei detenuti.
Magi invece ieri ha presentato un ordine del giorno alla Camera nella legge di Bilancio, che sarà votato oggi, per chiedere che proprio i reclusi nelle patrie galere siano tra i primi a essere vaccinati contro il Covid. Non, dunque, collocati in una terza fascia come prevedono finora i piani governativi, ma immediatamente.
Perché, come scrive l’esponente di Più Europa, “i detenuti, da un punto di vista sanitario, erano già vulnerabili ben prima dell’arrivo del Covid e oggi vivono in uno stato di esposizione naturale – o per meglio dire innaturale – al virus, per il ridottissimo spazio a loro disposizione, nella maggior parte dei casi, estremamente carente dal punto di vista igienico e, quindi, foriero di ogni tipo di malattia”. Un unico spazio insufficiente per tutti, ovviamente anche per tutto il personale, agenti penitenziari compresi, che lavora nelle prigioni. “Parliamo di oltre centomila persone – scrive Magi – che vanno immediatamente protette perché quotidianamente a rischio personale e in quanto potenziali diffusori del virus”. Magi cita anche l’ultimo parere, pubblicato a novembre, del Comitato nazionale per la bioetica che considera la popolazione carceraria “ad alta vulnerabilità bio-psico-sociale”, a cui quindi, deve essere riconosciuto il diritto alle pari opportunità nella tutela della salute attraverso “un impegno delle istituzioni, che in questa emergenza deve essere rafforzato”.
Lo stesso Magi fornisce anche i dati sul Covid nelle carceri. Al 7 dicembre i positivi tra i detenuti erano 958, di cui 868 asintomatici, 52 sintomatici gestiti internamente, 38 gestiti in strutture ospedaliere. Tra il personale di polizia penitenziaria i positivi erano 810, di cui 771 in degenza presso il proprio domicilio, 25 presso le caserme, 14 presso strutture ospedaliere. Tra il personale amministrativo e la dirigenza delle carceri c’erano 72 positivi, di cui 71 in degenza presso il domicilio e solo uno ricoverato in una struttura ospedaliera.
Numeri che trovano riscontro nei dati forniti dal Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma che, nel suo consueto report del venerdì, ha indicato gli istituti penitenziari in cui si registrano alcuni focolai di Covid, a Trieste, nei due istituti di Milano, Opera e San Vittore, a Bollate, Monza, Busto Arsizio, Bologna, Sulmona, al Regina Coeli di Roma e nel carcere di Secondigliano a Napoli.
Ovviamente è di tutto questo che Rita Bernardini parlerà con Giuseppe Conte, che nelle scorse settimane aveva ricevuto Roberto Saviano, Luigi Manconi e Sandro Veronesi protagonisti di altrettanti appelli su Repubblica, Stampa e Corriere, per ridurre la popolazione carceraria. Su Repubblica Saviano aveva chiesto tre misure: la liberazione anticipata, cioè l’aumento dello sconto ogni sei mesi di carcerazione, portandolo da 45 a 75 giorni; lo stop ai nuovi ingressi in carcere bloccando l’esecuzione delle sentenze; i domiciliari per chi deve restare dentro ancora per 24 mesi.
Misure da inserire nel decreto Ristori che però, al Senato, si è limitato soltanto a prevedere, fino al 31 gennaio, la possibilità di stare ai domiciliari per chi già gode di un permesso premio o va al lavoro esterno. E proprio i domiciliari saranno possibili solo per chi deve scontare ancora 18 mesi (e non quindi 24), e per giunta con il braccialetto elettronico oltre i sei mesi. Un decreto che ormai è quello che è, e non potrà essere cambiato. Certo resta la possibilità di ulteriori decreti ad hoc, ma la volontà dei gruppi parlamentari sembra proprio quella di non allargare oltre tanto le maglie della carcerazione, nonostante l’emergenza Covid.
Su questo batterà Bernardini. E ovviamente chiederà anche una possibile misura più ampia di clemenza, dall’indulto all’amnistia, che paiono del tutto impossibili politicamente. Ma di fronte a tanti no, almeno sui vaccini da fare subito, Magi e Bernardini potrebbero vincere la loro battaglia.
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