Hanno atteso fino all’ultimo. Il tempo di formalizzare la vittoria del nuovo sindaco Eduardo Paes. Stamani, poco dopo le 5, sono scattate le manette e primo cittadino uscente di Rio de Janeiro (il suo mandato scade il 31 dicembre) è finito in carcere. Marcelo Crivella, 63 anni, fervente evangelista, vescovo ufficiale della Chiesa Universale del Regno di Dio, nipote del fondatore, il potente Edir Macedo, consigliere spirituale e sostenitore di Jair Bolsonaro, editore di tv e canali web, è accusato di essere il regista di un vasto piano di corruzione.
Indagato dal marzo scorso, il sindaco della capitale carioca era finito nel mirino della Procura e della Polizia federale per aver costituito “un quartiere generale per le tasse scolastiche” e “la gestione dei crediti che l’Erario doveva alle società private che lavorano nel turismo, stabilendo la scala di priorità”. Stando all’atto di accusa, Crivella avrebbe coperto l’attività di Marcelo Alves, ex presidente del Riotur, l’ente comunale del settore, che grazie alla sua posizione di vertice favoriva il fratello Rafael, un uomo d’affari con le mani in pasta sempre nel turismo, anche lui arrestato con altre cinque persone nella stessa operazione chiamata “Ade".
Il blitz era nell’aria da tempo. Eletto con una valanga di voti, Marcelo Crivella non era riuscito a governare una metropoli come Rio, con tutti i problemi che ha ereditato negli anni, e alla fine non aveva certo brillato per efficienza. Le disfunzioni erano peggiorate. Un anno fa anche lui era stato al centro di uno dei tanti scandali che costellano l’intero Brasile ma in particolare Rio. Si parlava di corruzione, di giri e intrallazzi con denaro pubblico e a settembre era stata presentata una mozione di sfiducia nei suoi confronti poi respinta per un pugno di voti.
Convinto di essere ancora in sella si era candidato alle ultime elezioni amministrative. Pensava di poter vincere e si era assicurato l’appoggio di Bolsonaro che è di Rio e qui vota. Ma un vasto movimento trasversale stanco dei suoi anatemi religiosi e delle prove sul giro di corruzione che si erano accumulate ha deciso di concentrare i voti su Paes, esponente del centro destra capace di attirare anche i consensi della stessa sinistra radicale.
Adesso, con il suo arresto, si riaffacciano in rete i video che nel marzo scorso fecero scalpore ma che il tempo aveva cancellato dalla memoria collettiva. Uno in particolare. Registrato durante la perquisizione effettuata nella sua casa, si vede Crivella agitato che chiama uno dei cellulari di Rafael Alves. Lo voleva avvertire che era imminente una perquisizione anche nella sede di Riotur, presieduta da suo fratello. Di colpo si rende conto che dall’altra parte non c’è il suo amico bensì il capo della polizia responsabile dell’operazione in corso. Crivella resta di stucco e chiude la telefonata senza aggiungere altro. Il commento del giudice Rosa Helena Guita, titolare delle indagini, fu lapidario: “Mai vista una sottomissione così spaventosa”.
L’ex sindaco anche stamani, davanti alle tv che immortalavano i polsi stretti dalle manette e gli agenti che lo facevano entrare nel commissariato, ha protestato la sua innocenza. “È una persecuzione politica”, ha detto, “ho combattuto contro l’ingiusto pedaggio illegale, ho trovato persino le risorse per il Carnevale. Il mio governo è stato quello che ha agito di più contro la corruzione”. Non è il solo ad essere nei guai: da sei mesi è agli arresti il governatore di Rio de Janeiro, il presidente-sceriffo Wilson Witzel. Anche lui per corruzione.
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