LONDRA –Una telefonata lunedì sera fra Boris Johnson e Emmanuel Macron. Intensi negoziati da questa mattina fra Londra e Parigi. Con l’obiettivo di sbloccare questa sera il traffico di autoveicoli attraverso la Manica, sui traghetti da Dover a Calais e sul treno che da Folkestone in Inghilterra passa per l’eurotunnel raggiungendo la Francia.
Una corsa contro il tempo per risolvere almeno un aspetto del blocco creato dall’Europa attorno alla Gran Bretagna, nel timore dei contagi della nuova, più aggressiva variante del Covid 19.
di
Enrico Franceschini
Le due parti discutono un nuovo protocollo sanitario per permettere ai camionisti di riprendere loro viaggio. E così mettere fine allo stallo che ha trasformato la contea del Kent in un immenso parcheggio, con migliaia di mezzi pesanti in coda sulle strade. Gli autisti sono costretti a dormire a bordo delle vetture. Molti di loro, fermi da 48 ore, temono di non poter comunque fare in tempo a completare il viaggio, specie se per destinazioni lontane come la Romania, la Bulgaria e altri paesi dell’Europa orientale: “Non riusciremo a essere a casa per Natale”, dicono.
Alcuni, oltre al danno, hanno subito pure la beffa, vedendosi comminare surreali multe per divieto di sosta. La soluzione tecnica sarà di imporre l’obbligo di un test prima dello sbarco sul continente: un tampone negativo per verificare che non si è portatori del coronavirus, quale che sia il ceppo, vecchio o nuovo. Ma anche questa è un’operazione complicata, che allunga i tempi del viaggio.
D’altra parte, in Europa cresce la paura, anche perché la variante del Covid è già apparsa in numerosi Paesi, apparentemente trasportata da persone provenienti dal Regno Unito. “Comprendiamo le posizioni reciproche e vogliamo risolvere il problema il più rapidamente possibile”, ha detto lunedì sera il premier britannico in una conferenza stampa, poco dopo la telefonata con il presidente francese, “e assicurare che i camion possano transitare nelle due direzioni”.
di
Enrico Franceschini
Già, perché lo stop ai trasporti rischia di lasciare Londra senza merci e alimentari sotto Natale: le catene di supermarket Tesco e Sainsbury hanno lanciato un allarme in tal senso, anche se Johnson afferma che soltanto il 20 per cento delle importazioni britanniche arrivano via di terra dalla Manica.
“Il virus può muoversi velocemente da nazione a nazione”, dice il leader conservatore, “ma può essere sconfitto da una risposta internazionale”.
Ma non è solo il traffico commerciale a risentire della pandemia. Il numero di paesi che hanno sospeso i voli con la Gran Bretagna è salito a 40. Le isole britanniche, è il caso di dire, non sono mai state così isolate, dal tempo della Seconda guerra mondiale quando erano l’ultimo baluardo che resisteva al nazismo. Ma allora Londra resisteva per non fare entrare il nemico. Adesso è il contrario, l’Europa e il mondo cercano di tenere fuori il nemico invisibile che si aggira tra gli inglesi.
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