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“I pannelli solari ruotano e le mie piante crescono anche all’ombra”

Sono come serre mobili ma senza pareti: il tetto produce energia e sotto crescono pomodori e grano. Si chiama agrovoltaico e coniuga la produzione di energia solare con la coltivazione di frutta, verdura e cereali. Così si azzera quel consumo di suolo che di norma richiede un impianto fotovoltaico. Non tutte le piante hanno bisogno di luce diretta. Alcune preferiscono un po' di ombra e poco importa se a farla è un pannello. Secondo un recente studio dell'Università Cattolica a Piacenza ci sono colture agricoli come il frumento, i frutti di bosco o addirittura alcuni alberi come il pero e il melo che beneficiano dell'oscuramento e aumentano la resa rispetto al campo aperto. La ricerca è stata condotta su tre impianti della Rem Tec, gli unici di questo genere in Italia, distribuiti su 28 ettari tra Emilia Romagna e Lombardia.

IL TERRITORIO

Nel capannone può crescere una serra. Ma solo se verticale

di

Fabio Marzano


"I pannelli ruotano seguendo i movimenti del sole e sono sospesi a un'altezza di circa 5 metri da terra per lasciare spazio alle piante . – spiega Stefano Amaducci, coordinatore del team e docente del dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili – Grazie a questo sistema mobile l'agricoltore può sceglierne l'orientamento in maniera diversa, per favorire la crescita delle piante nella fase di germogliazione o per ottimizzare la produzione di energia". Sotto il pannello non c'è luce diretta ma una frazione diffusa che consente comunque di proseguire l'attività fotosintetica.

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"Per molte specie vegetali il rapporto con la radiazione del sole non è così lineare come spesso si crede. – prosegue l'agronomo – Oltre ai frutti spontanei del sottobosco e i cereali ci sono altre colture e che prediligono una copertura come la vite per uva da tavola che in estate viene ombreggiata per evitare che la luce diretta danneggi i grappoli. Queste e altre piante, come la lattuga o il tè, sono quelle più adatte all'agrovoltaico. Poi dipende anche dalla densità di pannelli solari. Negli impianti che abbiamo studiato la copertura è del 16 per cento rispetto alla superficie totale occupata contro il 40 per cento di un comune parco fotovoltaico".

In Giappone, paese pioniere dell'agrovoltaico dove questo genere di campi non supera i due ettari, le piantagioni di tè all'ombra dei pannelli hanno quasi raddoppiato la resa di foglie. In Europa potrebbe essere una soluzione percorribile per riqualificare spazi abbandonati nelle città con l'agricoltura urbana e la produzione di energia rinnovabile.

La potenza complessiva di dei tre impianti agrovoltaici studiati dai ricercatori è di circa 7 megawatt (MW). Negli 11 ettari a Virgilio in provincia di Mantova i pannelli producono 2,15 MW di energia solare che equivalgono a quasi un terzo del consumo domestico della popolazione locale, mentre i due campi a Monticelli d'Ongina in provincia di Piacenza hanno una potenza di 1,3 e 3,2 MW e coprono rispettivamente la domanda complessiva di energia del 20 per cento e del 49 per cento. "Per evitare speculazioni su questa tecnologia – conclude Amaducci – sarebbe necessario condividere una serie di linee guida a livello nazionale. Un impianto agrovoltaico con i pannelli sospesi a cinque metri da terra consente effettivamente di coltivare delle piante ma se è a 40 centimetri e le fragole, per esempio, crescono negli intervalli tra un pannello e l'altro, non si dovrebbe considerare agrovoltaico". In Giappone, per esempio, hanno fissato una norma che vieta all'impianto un calo della resa agricola inferiore al 20 per cento.

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