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E Tommasino disse a Lucariello: “Nun me piace ‘o presepe. E neppure o film”

"Te piace o film?".

"No!".

"Ma come… O film, che è l'evento televisivo delle feste di Natale…".

"Nun me piace!".

Litigano, come al solito, Lucariello (Eduardo De Filippo) e Tommasino (Luca De Filippo), padre e figlio nella vita reale così come sul palcoscenico del mitico Natale in casa Cupiello. Litigano anche ora che entrambi recitano (da Dio, ovviamente) solo al "Teatro Eden", lassù tra le nuvole, al cospetto di un pubblico paradisiaco; bisticciano, forse per tener fede a quella che – tra i De Filippo – è una tradizione di famiglia. Ma stavolta il motivo del contendere non è legato a ragioni professionali, bensì a una diversa visione del remake tv (realizzato da Picomedia e RaiFiction per la regia di Edoardo De Angelis) del più celebre e amato capolavoro teatrale scritto da Eduardo nel 1931: Natale in casa Cupiello, appunto.

Pare di sentirli padre e figlio urlare sulle tavole ovattate dell'"Eden": Lucariello tenta di convincere Tommasino che "o film" (con Sergio Castellitto nel ruolo di protagonista) che andrà in onda questa sera su Raiuno alle 21.25 è una degna rivisitazione dei tre atti della commedia più famosa tra quelle della "Cantata dei giorni pari" (le opere scritte da Eduardo tra il 1920 a il 1942).

Tommasino invece, fedele al ruolo di bastian contrario, rimane fermo sulla sua posizione: "'O film nun me piace!".

Lucariello non cede e lo incalza: "Ma se non l'hai neppure visto, come fai a dire che o film nun te piace. 'O film, che è una cosa sacra… 'O film, che è una cosa commovente…".

È a questo punto che il figlio – inaspettatamente – se ne esce con una risposta che lascia di stucco il padre: "Castellitto è un bravo attore. Ma dentro o film parla come uno del Nord che vuole imitare un napoletano. Indossa abiti da borghesuccio. Abita in una casa che non è certo un basso. Per non parlare del calendario: la nostra famiglia Cupiello viveva un povero 25 dicembre del 1930, mentre la loro famiglia Cupiello (o forse bisognerebbe chiamarla Castellittiello?) brinda il Natale agiato del 1950. Tra i parenti-coltelli dei Castellittiello il dramma non diventa mai tragico e la farsa non diventa mai comica. Insomma, non si piange e non si ride. Tutto scorre freddamente. E quando il capofamiglia chiede Te piace o presepe?, si sente che recita solo una battuta. Senza trasmettere l'emozione di un sogno".

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