I tabulati e le celle telefoniche agganciate dai telefoni di vittima e killer, per avere un'idea chiara sul chi. E i messaggi sul computer e un altro paio di telefoni, sequestrati ieri mattina tra lo studio napoletano di piazza Cavour e l'abitazione della vittima, perquisiti dai carabinieri del Comando provinciale partenopeo, per avere un quadro solido anche sul perché. L'indagine sull'omicidio di Stefano Ansaldi, sgozzato sabato sera su un marciapiede coperto da impalcature in via Mauro Macchi, ha ormai imboccato una pista precisa. Legata alla professione di ginecologo del 65enne professionista originario di Benevento, e all'appuntamento fatale che gli aveva fatto prendere un treno da Napoli in quel giorno così insolito, in pieno weekend prenatalizio, lasciando detto alla moglie – con la quale viveva di fatto da separato in casa – e alla sorella di dover incontrare "dei colleghi di lavoro", qualcuno "in arrivo dalla Svizzera".
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di
Oriana Liso
,
Massimo Pisa
I carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal tenente colonnello Antonio Coppola e coordinati dal pm Adriano Scudieri e dall'aggiunto Laura Pedio, sono ormai convinti che Ansaldi, in quell'angolo seminascosto sotto al palazzo dell'Assomed, il sindacato dei medici, non stesse per caso. Che chi lo ha sgozzato non abbia percorso molta strada nella fuga. E che il movente sia da cercare in un affare comune, anche se la voce su un debito da 10 mila euro da saldare in contanti, circolata ieri pomeriggio, è stata seccamente smentita. Così come ormai residuale è l'ipotesi di un assalto improvviso, di un rapinatore da stazione e dintorni armato di un coltello sproporzionato per le dimensioni e l'uso.
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Chi ha colpito Ansaldi, chi gli ha squarciato la gola con un colpo secco, lo ha fatto da dietro e per uccidere. Con furia e cercando vendetta per un presunto torto subito. Che gli specialisti della seconda sezione di via Moscova sono convinti di aver messo a fuoco. Ieri è stata giornata di riunioni e analisi frenetiche, e di parole ottimiste sussurrate a mezza bocca su una soluzione imminente.
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di
Massimo Pisa
Che silenzierebbe – se l'ipotesi investigativa porterà nelle prossime ore ad un fermo – allarmi e reazioni di pancia pronunciate sull'onda emotiva. "Avremo un comitato mercoledì, valuteremo l'intera area per avere dei servizi potenziati, è successo un fatto gravissimo, di cui non sappiamo i contorni, e dobbiamo tenerne conto", ha annunciato il prefetto Renato Saccone. Non c'è dubbio che i dintorni della stazione Centrale, fino a via Benedetto Marcello e ai Bastioni, continuino ad essere " vasi comunicanti" di spacciatori e ladruncoli, come li definisce un investigatore. Ma è anche vero, insiste il prefetto, che "quest'anno ci sono stati i numeri più bassi nella storia delle statistiche della provincia di Milano per omicidi volontari".
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Massimo Pisa
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