MILANO — «Anche per noi il 2020 è stato un anno molto speciale». Di fronte all’emergenza Covid l’amministratore delegato di Poste Italiane Matteo Del Fante racconta l’effetto negativo – anche se non tanto quanto si prevedeva – della crisi sui conti del gruppo, il salto in avanti tecnologico che l’azienda ha fatto bruciando i tempi, il passaggio ancora più deciso alla logistica e un futuro con molte novità. «A partire dal fatto – annuncia – che prestissimo apriremo due grandi aggregatori in Cina, due strutture fisiche create in joint venture con gruppi della logistica che collaborano con giganti dell’e-commerce come AliBaba e JD da cui passeranno tutti gli ordini fatti dai clienti italiani in quel Paese. Non era scontato vedere Poste sbarcare in Cina».
Vero, ma intanto in Italia come ve la siete cavati?
«Non solo siamo rimasti in piedi, dando continuità al nostro servizio, ma siamo andati anche oltre i servizi ordinari, a differenza di molti altri concorrenti all’estero».
Che cosa significa andare oltre i servizi ordinari?
«Intanto le dico che cosa è significato restare in piedi: innanzitutto proteggere i nostri colleghi con 35 milioni di mascherine e 50 mila tra mezzi e siti produttivi sanificati – se fai il postino o sei allo sportello non puoi fare certo smart working – e i nostri clienti. Per quel che riguarda l’andare oltre, ad esempio, abbiamo consegnato gratuitamente oltre un miliardo di mascherine in località dove non era facile arrivare, alla protezione civile, alle scuole, alle prefetture. O che abbiamo anticipato la data di ritiro delle pensioni, istituito elenchi alfabetici per scaglionare i ritiri e fatto un accordo con i Carabinieri perché possano ritirare la pensione di chi ha più di 75 anni portandogliela a casa».
Per la verità ora ogni ufficio postale ha una coda davanti…
«È vero, ma è il segno di un altro successo, quello dell’identità digitale. Poste è di gran lunga il primo fornitore di Spid in Italia. Un servizio che offriamo gratuitamente e che ci è costato decine di milioni di investimenti. E in queste settimane, con l’arrivo del cashback di Stato, ai nostri 12 milioni di Spid se ne stanno aggiungendo altri 200 mila al giorno. Un impatto forte che ha effetti anche sugli altri servizi. Per questo abbiamo deciso che per completare la procedure per lo Spid andando allo sportello si dovrà prendere appuntamento».
Torniamo all’anno che finisce: i primi due trimestri non sono andati bene per i vostri conti; il terzo meglio. Come finirà il 2020?
«Il quarto trimestre risentirà dei nuovi lockdown, ma in misura minore».
Fatturato e utili scenderanno a doppia cifra?
«Il fatturato no, per altri valori non è ancora il momento di esprimersi. Ma quel che importa è che il mercato ha capito che quest’anno difficile ci consentirà di ripartire più forte nel 2021».
State crescendo nella logistica. Con la pandemia è più difficile?
«Di sicuro più necessario: con il boom dell’ e-commerce in questi giorni viaggiamo su un milione e mezzo di consegne di pacchi al giorno, quando un anno fa – era il Black Friday 2019 – la soglia di un milione di pacchi ci parve un miracolo. E sulla logistica stiamo lavorando anche per i vaccini».
In che modo?
«Dietro la piattaforma che traccia i vaccini, dal momento del loro arrivo in Italia a quello in cui viene iniettata la singola dose, ci sono le nostre competenze informatiche. Meglio e prima si traccia il percorso dei vaccini e prima si possono somministrare. Un impegno che conferma il nostro ruolo di azienda piattaforma per il Paese».
Quali spinte vede, logistica a parte, per ripartire nel 2021?
«In primo luogo l’attività finanziaria. Nel primo semestre 2020 abbiamo visto come tutti un aumento della raccolta netta. Così per il risparmio postale questo è stato un anno record, mentre nelle Polizze Vita, dove siamo i primi emittenti, ci stiamo spostando con gradualità su profili di rischio un po’ più elevati per assicurare rendimenti che sennò, con i tassi a zero, sarebbero impossibili».
Ci sono altri spazi per Poste come assicuratore?
«Certo. Il piano è di aumentare l’offerta di protezione alla persona: sulla Casa siamo a buon punto, sui Danni ci sono ancora spazi e da gennaio partiremo con la RC Auto attraverso prodotti di Generali e Unipol venduti ai nostri sportelli».
E il boom dei pagamenti digitali vi può aiutare?
«Sì, i nostri mezzi di pagamento elettronici, carte comprese, sono in mano a 29 milioni di italiani. Ma per fare profitti in questo settore bisogna essere forti soprattutto nel cosiddetto “acquiring”, ossia fornendo i servizi di pagamento elettronico ai negozianti. Lo faremo sempre di più, anche attraverso l’innovazione che abbiamo appena lanciato, che permette di pagare semplicemente inquadrando un QR Code».
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