Il consiglio comunale di Genova respinge la mozione che invitava il sindaco e la giunta a revocare l'affissione dei manifesti contro l'uso della pillola Ru486 dell'associazione anti-abortista ProVita con i 21 voti contrari della maggioranza e i 14 favorevoli dell'opposizione. A presentare il documento era stato il centrosinistra, con il sostegno del Movimento 5 Stelle e Lista Crivello, ma già in riunione capigruppo era chiaro che la decisione sarebbe stata contraria visto che la maggioranza voleva far scattare l'inammissibilità della discussione in aula per "mancanza di interesse pubblico". La minoranza, così come diverse associazioni di medici, collettivi femministi, sindacati e varie associazioni, contesta il fatto che sui manifesti la pillola abortiva venga paragonata a un veleno e sostiene che il messaggio sia "fuorviante, inopportuno e lesivo della sensibilità delle donne", oltre che "un attacco ai loro diritti duramente conquistati con decenni di lotte e battaglie sociali".
Nei giorni scorsi, dopo le manifestazione e le azioni contro i manifesti, il Comune di Genova aveva chiarito con una nota che non avrebbe fatto nulla per rimuoverlo. "Il Comune ancora una volta si dimostra indietro rispetto ad altri come Milano e Firenze che hanno levato immediatamente i manifesti in questione bocciando l'ordine del giorno ProVita che davano informazioni false. Immagini e messaggi scelti da ProVita costituiscono, ancora una volta un attacco alle donne in un ambito personale che richiede invece sensibilità e delicatezza oltre che una grave diffusione di informazioni false sul farmaci in questione. Purtroppo quanto già accaduto in passato non è servito a niente e questa amministrazione comunale continua a fare orecchi da mercante e a permettere che le donne siano attaccate e denigrate nella loro intelligenza e sensibilità".
ll consigliere comunale Alessandro Terrile aveva presentato un'interrogazione una settimana fa, ma ha ricevuto la risposta solo nelle ultime ore, a giochi ormai fatti. "Il permesso per l’affissione dei controversi manifesti proposti dall’associazione ProVita scadrà il 22 dicembre, ribadisco la posizione dell’Amministrazione, ossequiosa delle disposizioni costituzionali in tema di libertà di manifestazione del pensiero, di non rimuovere autoritativamente i suddetti manifesti _ scrive il vice sindaco Pietro Piciocchi _. L'art. 21 della Costituzione italiana tutela il diritto di libertà di manifestazione del pensiero come "pietra angolare dell'ordine democratico, cardine di democrazia nell'ordinamento generale, coessenziale al regime di libertà garantito dalla Costituzione" (così in varie pronunce si è espressa la Corte costituzionale). La censura politica è un istituto bandito dal nostro sistema giuridico e dovere dell'Amministrazione è porsi con trasparenza ed imparzialità assoluta di fronte alle diverse espressioni del pensiero, senza alcuna possibilità di interferire nelle scelte comunicative ovvero condizionarne nel merito i contenuti, se non nelle situazioni in cui il messaggio trasmodi palesemente in formulazioni aggressive, volgari, di incitamento all'odio e alla violenza, lesive dell'onore e della reputazione delle persone. Il bozzetto del manifesto riporta tra le motivazioni della campagna gli articoli 2 e 32 della Costituzione, in riferimento al diritto alla vita e alla salute, dichiarando che la finalità è quella di suscitare dibattito plurale e riflessione critica su un tema in ordine al quale si registrano posizioni diversificate nell'opinione pubblica. Si ritiene, pertanto, che non sussistano i presupposti per procedere alla rimozione dei manifesti e che tale azione costituirebbe un esercizio arbitrario delle potestà pubbliche. Respingiamo con sdegno ogni strumentalizzazione, da qualsiasi parte essa provenga, tanto più su tematiche così delicate sulle quali del tutto legittimamente si misurano opinioni e visioni diverse”.
Commenti recenti