Ancora una volta è tutta colpa di Antonio Faeti. Quando Fabian Negrin, classe 1963, tra i più apprezzati illustratori italiani ( anche se italiano non è), ha deciso di passare dalle riviste agli albi per bambini ha chiamato lui, il professore, nonchè il decano della letteratura per l’infanzia, per chiedergli la rotta. «Stavo a Milano – racconta -, gli telefonai senza conoscerlo. Fu gentilissimo e mi insegnò moltissimo: la lezione più importante fu che la letteratura e l’illustrazione dell’infanzia sono sovversive, altrimenti non sono letteratura » . Trent’anni, un centinaio di libri e molti premi dopo, Negrin ha scelto di vivere a Bologna, per stare accanto alla compagna, Giorgia Grilli, docente di letteratura per l’infanzia all’Alma Mater nonché allieva di Faeti. Ed è qui che ha lavorato negli ultimi due anni alla sua opera più impegnativa: un “ Alfabetiere delle fiabe” ( Giunti), compendio dall’A alla Z delle storie della tradizione, rilette in versi e con la forza delle immagini.
«A farmi innamorare delle fiabe spiega – fu la maestra all’asilo, a La Plata, in Argentina. Eravamo seduti in un parco, circondati dagli alberi, lei raccontava Cappuccetto rosso. Ricordo come fosse ieri la sensazione di sapere che si trattasse di una storia, ma pure il timore che da dietro un albero potesse spuntare il lupo. A quel sentimento torno sempre. È una storia, ma ci credo». A Cappuccetto rosso aveva già dedicato un libro nel 1995, “ In bocca al lupo”, ora è toccato a Cenerentola, alla Piccola fiammiferaia, alla Bella addormentata, ad Hansel e Gretel, ma pure ad eroi provenienti da altre culture, come la Baba Jaga e l’uccello di fuoco della tradizione russa, Sinbad e Aladino dalle Mille e una notte, fino alla cinese Xi Shi: cioè solo alcuni dei protagonisti delle ventisei fiabe riscritte in forma poetica.
« È la prima volta che scrivo in versi, le rime richiamano la tradizione orale della fiaba, quasi obbligano alla lettura a voce alta. È stato un lavoro lungo anche per questo, ogni strofa doveva essere musicale e portar avanti il racconto » . Ad accompagnare ogni storia, una tavola preziosa, rigorosamente realizzata a mano, ricca di riferimenti alla pittura, immagini coltissime e raffinate. « Il pubblico dei bambini è il più sofisticato, se s’annoia ti molla e basta. Nell’illustrazione si sta andando verso un appiattimento dell’immagine, anche per l’uso del computer, per cui si pensa che i lettori più piccoli abbiano accesso solo a figure bidimensionali, ma basta dare un’occhiata alla storia dell’illustrazione per accorgersi che non è così. Non sono i bambini a dover essere alla nostra altezza, ma noi alla loro». Nei suoi lavori riecheggiano De Chirico e Hokusai, Andrea del Sarto e Klimt, le miniature indiane e la pittura cinese. «Solo a disegnare l’immagine di copertina ho impiegato un mese. Ci sono tutti i personaggi in corteo, a richiamare la ciclicità della fiaba. Lupi, capretti, streghe e principesse escono dal libro per poi rientrarci. Un riferimento alla stratificazione di significati che ogni fiaba porta con sé: puoi leggerla e rileggerla ma finisci per scovare sempre qualcosa di nuovo. In quei racconti c’è molto più di noi, di quanto siamo abituati a pensare».
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