Non è caduta nel vuoto la denuncia della figlia di una vittima di Covid, derubata della fede nuziale e dei pochi beni che aveva con sé in ospedale al momento del ricovero. Il San Camillo vuole fare piena luce sull'accaduto e a chiedere una dettagliata relazione è lo stesso assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato.
Un 68enne di Fondi, ricoverato in rianimazione nell'ospedale romano, è deceduto il 14 dicembre scorso, dopo aver lottato invano contro il virus. Quando la figlia ha chiesto alla struttura ospedaliera di poter riavere la fede nuziale e gli altri beni del padre, un ricordo dopo che a causa del coronavirus non ha neppure potuto assistere il genitore negli ultimi giorni di vita, si è sentita rispondere che quegli oggetti erano scomparsi.
di
Clemente Pistilli
Tutto sparito. Dal cellulare ai vestiti, dalla fede nuziale agli occhiali: dei beni del 68enne non è stata trovata traccia. Rubato persino l'apparecchio acustico. Parlando con un infermiere, un capo sala a quanto pare, la donna si è vista consigliare di fare una denuncia contro ignoti per appropriazione indebita e si è sentita dire che l'accaduto potrebbe essere opera di sciacalli, entrati in azione durante il trasporto della salma dal reparto di rianimazione alla camera mortuaria.
La fondana si è quindi rivolta ai carabinieri, ha presentato una denuncia e ha anche chiesto di perquisire il San Camillo e di ascoltare come persona informata sui fatti l'infermiere con cui ha avuto i contatti, fornendo ai militari il numero di telefono di quest'ultimo. Esploso il caso, il direttore generale del San Camillo-Forlanini, Fabrizio D'Alba, ha subito assicurato di aver avviato un'inchiesta interna "per ricostruire tutti i passaggi, dal ricovero, alla degenza fino al decesso" del 68enne.
"La procedura di presa in carico dei beni e degli oggetti personali dei nostri ricoverati – ha precisato il manager – è ben definita e standardizzata. Per questo l'inchiesta interna dovrà chiarire se e quali passaggi sono eventualmente saltati". D'Alba ha poi aggiunto che in molti casi, prima dell'arrivo presso la struttura ospedaliera, il paziente viene preso in carico dal 118, che sono molteplici le persone che intervengono in quella fase e che la stessa cosa accade nella fase di trasporto della salma dopo il decesso.
"Per questo – ha concluso D'Alba – prima di individuare l'ospedale come responsabile unico e certo del furto è necessario ricostruire l'intera vicenda. Una vicenda triste, inacettabile corollario della morte di un paziente". A volere in fretta fare chiarezza è però anche D'Amato. "Sulla vicenda dell'ospedale San Camillo – ha dichiarato l'assessore regionale alla sanità – ho richiesto una relazione alla azienda ospedaliera per verificare l'accaduto. Se venisse confermato quanto riportato ci troviamo di fronte ad un gesto vile e irrispettoso. Ho chiesto alla direzione generale una dettagliata relazione sugli eventi".
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