I grillini in fuga hanno risparmiato solo le minoranze linguistiche. Per il resto, non c'è gruppo parlamentare dove non si siano insinuati: chi è andato con Giorgia Meloni e chi con Roberto Speranza, chi con i forzisti e chi con Renzi, non esattamente un amico dei 5S. Perché sì, dentro il record costituito dalla nutrita pattuglia di eletti che ha lasciato il Movimento dall'inizio della legislatura ad oggi (56 fra deputati e senatori, uno su sei ha salutato Di Maio&C,) c'è un primato forse ancor più singolare: i transfughi si sono ricollocati in ogni partito rappresentato in Parlamento. Con l'eccezione, appunto, della componente dove siedono i tirolesi del Svp.
I seguaci di Grillo si definivano post-ideologici. E a dimostrarlo sono soprattutto quelli che hanno abbandonato il vate ligure. Non stando lì a sottilizzare sulla meta. Maggioranza e opposizione, poco cambia. Il gruppo che più ha beneficiato dell'apporto di ex pentastellati è la Lega, con quattro transfughi, tutti al Senato. Dal professore universitario napoletano Ugo Grassi all'avvocatessa milanese Alessandra Riccardi, salita sul Carroccio dopo aver votato contro l'autorizzazione a procedere per Salvini per il caso Open Arms. Dai nostalgici dell'alleanza gialloverde ai saltafosso dentro il recinto giallorosso: lentamente si va costituendo un piccolo plotone di ex grillini passati nel Pd. Gli ultimi, in ordine di tempo, i deputati pugliesi Paolo Lattanzio e Michele Nitti, quest'ultimo musicista e direttore d'orchestra. La sua elezione fu salutata con enfasi dai pentastellati: "La prima di un Maestro in parlamento dai tempi di Giuseppe Verdi". E invece via, Nitti è finito fra le braccia di Graziano Delrio e Nicola Zingaretti. Alla faccia di chi, fra i 5S, chiamava i suoi nuovi compagni di viaggio "pidioti". Più a sinistra sono andate la senatrice Paola Nugnes e la deputata Rina De Lorenzo, che hanno aderito a Leu.
La politica, si sa, cancella le ferite e anche i risentimenti. E allora si può anche fare il grande salto direttamente a casa di nemici giurati dei 5 Stelle. I deputati Flora Frate e Nunzio Angiola hanno scelto Azione!, il movimento di quel Carlo Calenda che consigliava al Pd come gestire i grillini: "Semplicemente cancellandoli". "Ma io sono qui per contribuire a evitare che lo scontro fra populisti e sovranisti trascini il Paese nel baratro", segnala Angiola. Non con minor motivazione della senatrice calabrese Gelsomina Vono, che è passata con Renzi, uno che a Grillo e a Casaleggio non gliele ha mai mandate a dire: "Matteo avrà pur fatto degli errori ma ricordate che è nato come rottamatore", dice Vono. E, messa così, non fa una grinza.
E poi c'è chi ha riscoperto l'animo di destra. Come l'ex parà della Folgore Davide Galantino, che dopo aver mollato M5S per Fratelli d'Italia è stata al centro di una rissa alla Camera nella quale l'epiteto più carino ricevuto dai suoi ex colleghi – l'ha raccontato lui – è stato "venduto di merda". Ma i meloniani, nell'occasione, l'hanno difeso schierandosi a testuggine: "Mi sono sentito protetto", ha detto Galantino, con orgoglio militaresco e non senza commozione.
Li vedi dappertutto, i vecchi profeti del nuovo che avanza: gli italianissimi Antonio Tasso e Andrea Cecconi, sono ora nel gruppo del Maie, la formazione degli italiani all'estero. Gianni Marilotti in quello delle Autonomie, Elisa Siragusa che si è battuta per il no al taglio dei parlamentari è nel raggruppamento del Centro Democratico assieme a Bruno Tabacci. Bandito il movimentismo di una volta, non si indugia nel sedere accanto ai politici di lungo corso: Veronica Giannone, espulsa dal Movimento, è al fianco di Maurizio Lupi, in Noi con l'Italia.
Ma questa storia non può che finire dov'è iniziata, con il primo deputato grillino a mollare i 5Stelle, nel settembre del 2018, per finire addirittura ad Arcore, sotto l'egida di Silvio Berlusconi che per Beppe Grillo era semplicemente "lo psiconano". Matteo Dell'Osso, ingegnere malato di sclerosi multipla, se ne andò dal gruppo grillino nella giornata internazionale della disabilità: "E presi la decisione quando i miei colleghi non fecero passare alcuni miei emendamenti proprio a favore dei disabili. Mi sono sentito tradito – ricorda – e scelsi il partito più lontano che potesse esserci, e che comunque rispecchiava la mia anima moderata. I 5S volevano farmi una multa, figuriamoci se hanno proseguito su quella strada palesemente incostituzionale. Andai a Palazzo Grazioli con Renata Polverini: Berlusconi si mostrò elegante e generoso, mi regalò tre cravatte e mi disse "spero che altri come lei aprano gli occhi". I 5Stelle sono invidiosi del presidente come di tutte le persone di successo". E in queste parole chi vuole può leggere il senso di una rivoluzione mancata.
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