I giornalisti curiosi e decisi a fare il loro mestiere senza troppi compromessi sono sempre nel mirino. Se poi esprimono questa volontà in Medio Oriente, rischiano di far la fine di Jamal Khashoggi, l’opinionista del Washington Post sequestrato e ucciso da una squadra di agenti sauditi nel consolato stesso del regno in Turchia. Lo si deduce dallo scandalo rivelato dal Citizen Lab dell’università di Toronto, secondo cui decine di giornalisti dell’emittente qatarina Al Jazeera sono stati spiati da un software fornito da Israele per conto del governo di Riad e degli Emirati Arabi Uniti.
I ricercatori canadesi hanno rintracciato il malware “Pegasus” sui telefoni cellulari di 36 giornalisti, producer, anchor e impiegati della tv: secondo i risultati delle loro analisi, si tratta di un programma nocivo creato dal NSO Group, azienda israeliana già al centro di polemiche per aver venduto software spia a governi autoritari in tutto il mondo. Il sistema, che attacca gli iPhone, si basa su messaggi che infettano i cellulari riceventi senza richiedere un’azione da parte del proprietario, cioè senza necessitare di un clic su link sospetti.
Ai cellulari obiettivo del malware veniva impartito l’ordine di scaricare tutto il loro contenuto su server collegati al NSO Group. Gli apparecchi potevano anche registrare conversazioni o video, a insaputa degli utenti: in altre parole, gli iPhone erano trasformati in strumenti di sorveglianza senza insospettire i possessori.
A scoprire la minaccia è stato Tamer al-Misshal, giornalista investigativo del canale in arabo: "Ho ricevuto chiamate di minaccia, dicevano che avrebbero fatto di me un nuovo Khashoggi. Così ho fatto esaminare il mio telefono”. Secondo i ricercatori del Citizen Lab, si tratta dell’attacco più ampio su una singola organizzazione: sarebbe stato avviato in luglio, poche settimane prima dell’annuncio fatto dalla Casa Bianca, che segnalava la normalizzazione dei rapporti fra Israele e gli Emirati, considerati gli arcinemici del Qatar.
Dalla Apple è arrivata una precisazione, che però non è del tutto rassicurante: secondo la produttrice degli iPhone “il software di hackeraggio viene venduto dall’azienda israeliana solo a governi stranieri per intercettare gruppi ristretti, non gli utenti medi”. L’azienda di Cupertino non ha potuto verificare se il rapporto di Citizen Lab sia corretto, ma sottolinea che il nuovo sistema operativo iOS14 “dovrebbe garantire nuove protezioni contro questo genere di attacchi”.
Commenti recenti