BERGAMO – Passarsi da solo il pallone facendo un piccolo cucchiaio, diciamo un cucchiaino, da un piede all'altro, dopo uno scatto da centometrista e un tocco da giocoliere, a meno di un minuto dall'entrata in campo a freddo. Anche questo è Luis Muriel, il più grande tra gli incompiuti del nostro calcio. E se invece il colombiano fosse compiuto esattamente così? Diciotto gol in carriera estratti direttamente dalla panchina al campo, anche se un tipo del genere non lo si può certo chiamare riserva. "Lo avevo visto un po' triste, gli devo molto, lui è importantissimo per noi". Gian Piero Gasperini è il dosatore di Muriel, è lui a depositare l'ingrediente sul piatto, come una grattata di tartufo dopo che le tagliatelle sono già cotte e impiattate. "Le sue accelerazioni sono fondamentali".
di
Federico Sala
Non c'è partita in cui, entrando dalla panchina, Muriel non sappia dare la scossa, e quasi sempre quella scossa scuote la rete. Nel primo istante della corsa, il colombiano è tra i pochi a ricordare per stile, guizzo e postura il grande Ronaldo, non Cristiano ma il brasiliano. Senza l'indolenza che da sempre lo accompagna, senza quell'abbandonarsi alla gola (i dolci soprattutto, e tra questi le merendine), Luis Muriel non avrebbe vagato così a lungo in Italia e all'estero prima di diventare speciale. I suoi estri si erano intuiti subito, ma erano lampi di luce dentro troppo buio: Lecce, Udinese, Sampdoria, Siviglia e Fiorentina sono state le tappe di un tour senza continuità, promesse mantenute poco come ad accontentarsi del momento. E' stata l'Atalanta a dare a Muriel una compiutezza diversa, anche se non una maglia da titolare: forse, perché lui dà il meglio di sé quando spacca le gare a metà come melograni, prendendo sul tempo avversari già provati, portando freschezza e corsa ma sempre in un mirabile dosaggio tra scatto e tecnica.
Il gol segnato alla Roma ne è dimostrazione assoluta: la palla gliela regala un avversario, Veretout, ma lui la usa come nessuno. Corre verso il portiere Mirante, il pallone è sul destro, a questo punto se lo passa sul sinistro con uno "scavetto" che disorienta il portiere, rendendo impossibile l'intervento. Non è una finta classica, semmai un raddoppio d'intenzione, una sorta di dribbling a doppio piede. Insomma un cesello raro, una miniatura perfetta.
"Ma chi sei, Leao?" gli ha chiesto scherzando il suo compagno Pessina, riferendosi al milanista che aveva appena segnato il gol più rapido nella storia della serie A. Muriel non è stato così immediato, ma era in campo da nemmeno un minuto e ha infilato in rete il primissimo pallone toccato, anche se – come abbiamo visto – toccato non una volta sola. Il tutto nella sera del Papu Gomez nemmeno convocato e di Ilicic rinato, un gol e due assist per lo sloveno che in questi mesi ha affrontato e superato il Covid e una brutta crisi depressiva. Anche Ilicic, come Muriel, aveva cominciato in panchina la più speciale delle serate, ma l'Atalanta è una macchina multipla, usa moduli diversi e giocatori a rotazione, soprattutto le punte. Stavolta Gasperini era partito con il centroboa Duvan Zapata (pure lui ha naturalmente segnato) e con due trequartisti a ridosso, Pessina e Malinovskyi. Dopo l'intervallo ha inserito prima lo sloveno e poi il colombiano, mutando assetto e ritmo. Il rovinoso crollo fisico della Roma ha completato l'opera: Luis Muriel se l'è mangiata come una merendina, pur essendo adesso a dieta.
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