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Dal medioevo a Eisenhower: l’eggnog e il sapore del Natale

Il piattino con i biscotti da lasciare sotto l'albero per Babbo Natale, il pan di zenzero, il Christmas pudding, e chi più ne ha più ne metta. Natale è Natale in tutto il mondo e ogni angolo di globo ha le sue tradizioni, in particolar modo gastronomiche: ogni cibo, ogni profumo, può stuzzicare ricordi ed emozioni, contribuendo quindi a dare il via alla festa, a creare atmosfera. Come l'eggnog, la bevanda calda, aromatizzata e corroborante senza la quale molte tavole natalizie semplicemente non esisterebbero, e che basta evocare alla memoria per immaginare alberi innevati e pacchetti da scartare. Ma dov'è nato e come si prepara?

Dal medioevo a Eisenhower: l'eggnog e il sapore del Natale

Per ogni passeggiata nella storia della gastronomia che si rispetti – e nella Storia in generale – bisogna partire dal nome. E questa bevanda voluttuosa e profumata non fa eccezione rispetto a molti piatti e drink che animano le tavole di tutto il mondo: della paternità del suo nome non siamo certi. Caratterizzato da un suono profondo, gutturale – e dal netto richiamo alle uova -, secondo alcuni inizialmente era solo un modo per chiamare una birra particolarmente forte nella gradazione alcolica, secondo altri invece ha assorbito, come in una sorta di patrononimico, l'appellativo di una tazza usata nel XVI secolo per servire bevande molto calde. Come il grog, il cocktail che scaldava le notti dei marinai americani, altro padre putativo dell'eggnog, che secondo la versione più rustica, non sarebbe stato altro – alle origini – che quel drink con l'aggiunta di uovo e una bella mescolata. Come che sia nato, secondo quanto riportato dal Merriam-Webster – storico dizionario americano della lingua inglese – il primo uso attestato della parola su suolo americano è stato attorno al 1775, quando la lingua era ancora influenzata dalle ascendenze britanniche, esattamente come la cucina.

Latte, uova, liquore, noce moscata e spezie varie e in varie quantità a seconda della ricetta, è così che si presenta a noi oggi l'eggnog, e al di là della fantasiosa teoria sul grog, è probabile che la ricetta originaria fosse simile a quella attuale. Solo che al posto del più fine dei distillati, nelle tradizioni monastiche medioevali, c'era la birra: con aggiunta di uova e fichi veniva servita già nel XIII secolo sotto il nome di posset, mentre con il passare del tempo e l'imbastardimento della ricetta originaria grazie alla nuova passione britannica per il vino, le fu sostituito lo sherry. Bevanda monastica prima, drink beneaugurale dell'alta società poi, citato anche da Shakespeare nel suo Macbeth. Ma se è vero che le tradizioni non hanno classe sociale e che, come nei moderni drink, basta cambiare la base alcolica per avere una rivisitazione leggermente diversa ma ugualmente efficace, fu così che dall'altra parte dell'oceano, quando il whisky divenne troppo costoso e lo sherry non arrivava di certo alle classi operaie, i marinai cominciarono a versare del rum nella loro tazza di latte e noce moscata. Appropriandosi di una ricetta nata nella madrepatria e facendone una grande storia d'amore tutta – o quasi – americana.

Una storia d'amore che nacque agli albori della nuova Repubblica, se è vero che uno dei suoi più grandi estimatori nella storia fu George Washington. Il primo Presidente degli Stati Uniti d'America mise a punto anche una sua ricetta, famosa nella classe politica americana per essere particolarmente forte dal punto di vista alcolico e ancora oggi tramandata di appassionato in appassionato. Con un solo problema: Washington dimenticò, a quanto sembra, di appuntare la quantità esatta di uova, anche se dovrebbe aggirarsi attorno alla dozzina per bilanciare un litro di latte, circa 500 ml whisky, altrettanti di rum della Giamaica e 250 ml di sherry. Un'altra ricetta celebre alla Casa Bianca è decisamente più recente ed è quella di Dwight Eisenhower, che utilizzava il bourbon – orgoglio nazionale -, con un risultato cremoso e avvolgente. E la riprova che l'eggnog è un cocktail sui generis, ma decisamente versatile, in quanto si sposa – quasi – con tutte le basi alcoliche, cambiando di tanto in tanto volto e sfumature di profumi, ma rimanendo sempre lo stesso, che sia allungato con lo sherry o con il pisco, sulle montagne del Perù.

La ricetta

Ingredienti (per 4 persone):

500 ml di latte, 4 uova, 120 ml di brandy, 150 gr di zucchero, 240 ml di panna fresca liquida, noce moscata, cannella

Procedimento:

Per prima cosa bisogna aprire le uova e separare tuorli e albumi, mettendo i secondi in una piccola ciotola coperta dalla pellicola da cucina, per poi farli riposare in frigorifero. I tuorli invece andranno in una ciotola più grande insieme allo zucchero, per poi essere mescolati – rigorosamente con una frusta a mano, con l'eggnog non si utilizzano mai le fruste elettriche – lentamente fino a che il composto non sarà chiaro e ben spumoso. A questo punto si potranno aggiungere il latte e panna prima e il liquore poi, a filo, amalgamando lentamente. Spolverare cannella e noce moscata – o qualsiasi altra spezia voi abbiate scelto in sostituzione – e mescolare ancora; il risultato desiderato a questo punto è una consistenza vellutata, né troppo cremosa, né troppo liquida. Coprite il tutto con altra pellicola trasparente e lasciate riposare in frigorifero per circa 40 minuti. Una volta terminato il periodo di riposo, montare gli albumi a neve e incorporarli delicatamente al composto originario, mescolando dal basso verso l'alto. Servire con un'ulteriore spolverata di cannella.

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