Da “solito idiota” di grande successo si è traformato negli anni in regista di commedie, stavolta con un’ambizione in più: Francesco Mandelli ha finito di girare, tra Bracciano, Roma e Parigi Notti in bianco e baci a colazione (prodotto da Red Film e Rai Cinema) dal libro di Matteo Bussola (firma la sceneggiatura Salvatore De Mola). «Quando me lo hanno proposto non ho avuto dubbi, ero innamorato di questo rapporto tra un padre e le tre figlie, tenero e giocoso anche nel momento in cui la coppia viene messa alla prova dalla possibilità, offerta al papà, di un lavoro dei sogni a Parigi che si contrappone all’amore per la famiglia. È un tema che riguarda molti della mia generazione, che sono andati a studiare e hanno trovato lavoro all’estero, è successo a tanti miei amici», dice Mandelli.
L’idea era «una commedia sentimentale raccontata con delicatezza, nel modo più sincero possibile. I dialoghi di Bussola sono divertenti perché reali, si sente che c’è dentro la sua vita». Protagonisti del film Ilaria Spada, nella vita madre di due bambini avuti da Kim Rossi Stuart, e Alessio Vassallo, contagiato dall’atmosfera: «Dentro di me c’è un grande lato paterno anche se non sono ancora papà. Questo film mi ha cambiato e oggi ho un grande desiderio di avere figli. Prima non ci avevo pensato, troppo preso da me stesso e dal lavoro, girare il film è servito soprattutto a questo».
Per Mandelli è stato magico il set a Parigi, «abbiamo caricato le attrezzature e siamo partiti con il furgone, un viaggio difficile ma la città quasi deserta a novembre era bellissima, aggiunge un tocco speciale alla storia». Quello della famiglia «è un tema a cui sono legato. Da quando è nata mia figlia la mia vita è cambiata. Il nostro è un mestiere pieno di narcisismo, con lei ho capito che quella è la felicità. C’è stato un momento, noi tre col camper a Campo Imperatore in Abruzzo, nella natura, che resterà il più bello della mia vita».
La carriera di Mandelli è iniziata presto, «all’oratorio ho scoperto che facevo ridere, una specie di super potere. Mettemmo in scena un testo, ricordo la malinconia terribile il giorno dopo lo spettacolo al pensiero che il viaggio era finito. Recitare e suonare erano le mie passioni». Andrea Pezzi lo chiama a MTV «che esplodeva in quel momento, regalandomi un periodo esaltante in quella scatola di musica e allegria». Poi sono arrivati I soliti idioti e Manuale d’amore con Giovanni Veronesi. «Il successo commerciale de I soliti idioti ha cambiato le carte in tavola. È stato come vincere uno scudetto ma anche entrare in un frullatore mediatico. C’era la voglia di essere provocatori ma il clamore e il dibattito non mi sono piaciuti, mi sono trovato in un meccanismo che rischiava di stritolarmi. A certi livelli ci vuole un pelo sullo stomaco che non avevo. A un certo punto ho deciso che dovevo andare avanti».
È il 2015, «nasce mia figlia, mi fermo per un anno e le dinamiche della popolarità non sono più così importanti. Ho capito che mi dovevo concentrare su quello che avevo voglia di raccontare davvero». Progetti legati alla famiglia: esce il libro Mia figlia è un’astronave, e il film Bene ma non benissimo, sul bullismo. Ora questo: «A 41 anni sono contento di essere dove sono».
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