La sanzione di Antitrust per un milione e mezzo di euro potrebbe essere la parola “fine” su una vicenda che, normalmente, non avrebbe ottenuto più di qualche articolo mentre in questo caso è diventata una specie di telenovela, con migliaia di commenti sui social e due opposti schieramenti. È la storia delle commissioni sulle donazioni di GoFundMe, una delle principali piattaforme per iniziare raccolte fondi a favore delle più svariate cause.
Nel marzo scorso la famosissima coppia Fedez-Chiara Ferragni aveva iniziato una raccolta fondi collettiva a favore dell’ospedale San Raffaele di Milano per aumentare i letti di terapia intensiva e gestire l’enorme afflusso di pazienti affetti da Covid-19. Un’iniziativa lodevole, certo, che però celava un dettaglio poco piacevole: dopo aver versato il denaro, molti utenti hanno scoperto di aver pagato una commissione del 10 o del 15% a favore di GoFundMe. La commissione era volontaria, ma dal momento che era pre-impostata, la maggior parte dei benefattori non se ne accorgeva.
Già il 22 marzo Antitrust aveva avviato un’istruttoria proprio per questi motivi. Successivamente hanno chiesto di partecipare all’istruttoria anche Codici (il 24 marzo) e il Codacons (il 27). Il Codacons ha poi attaccato pubblicamente la piattaforma GoFundMe ed è entrato in polemica con Fedez. Uno scontro che è proseguito con la denuncia del Codacons nei confronti del cantante per diversi reati, tra i quali l’associazione a delinquere le minacce plurime. Denuncia poi archiviata dal tribunale di Milano per “manifesta infondatezza della notizia di reato”. I rapporti tra il cantante e l’associazione rimangono ancora tesi.
In mezzo a tutta questa bagarre il lavoro dell’Antitrust è proseguito e ha prodotto adesso la sanzione da 1,5 milioni di euro. Due le principali pratiche punite dall’autorità. La prima è di aver fornito “informazioni ingannevoli” sull’assenza dei costi per i servizi erogati. “La promozione dei servizi di raccolta fondi sul sito GoFundMe era pubblicizzata con claim immediatamente visibili quali ‘gratuita’, ‘senza costi’ e ‘Veloce, gratuito e sicuro’. Si tratta di affermazioni non vere perché esistono costi connessi alle donazioni con carte di credito e di debito e commissioni su ogni transazione a favore della stessa GoFundMe” scrive Antitrust.
La seconda, più specifica, è di aver preimpostato la casella che prevedeva la commissione a favore di GoFundMe. Un’opzione “modificabile solo dopo vari e non immediati passaggi, che non sempre risultano comprensibili”. Secondo Agcm, questa scelta si è rivelata particolarmente grave in un momento difficile come l’inizio della pandemia, “quando la partecipazione alla raccolta fondi viene svolta in momenti di particolare urgenza e coinvolgimento emotivo”.
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