MILANO – Nerio Alessandri, lei è fondatore di una multinazionale del benessere, Technogym. Come vede le trasformazioni in atto causate dalla pandemia?
«La salute è un po’ come la libertà, solo quando la perdi capisci il valore che ha. E la crisi da Covid non può far altro che accelerare la diffusione di una cultura della salute e dello sport. Accanto alla tragedia sta prendendo piede questa grande opportunità di sviluppare la cultura della prevenzione, una condizione che conviene a tutti: stato, imprese e persone. Il nostro motto deve essere sempre più “Mens sana in corpore sano”. La sostenibilità vera si conquista solo così, con l’uomo al centro di un ecosistema, se rispetta se stesso rispetta anche l’ambiente».
L’Italia la vede arretrata sotto questo punto di vista?
«Per molti aspetti siamo un fanalino di coda: le università americane e cinesi considerano l’insegnamento dello sport una materia primaria e fondamentale. Perché in Italia non si pratica più lo sport nelle scuole? Eppure i valori dello sport dovrebbero essere tra i primi a essere insegnati ai giovani: spirito di sacrificio, rigore, la ricerca del miglioramento. Principi che portano a una società più sana. L’Italia ha comunque una grande opportunità nell’economia del benessere, in grande sviluppo nel mondo».
Secondo lei una parte delle risorse del Recovery Fund dovrebbero essere impiegate nel settore del benessere?
«Se il Recovery Fund fosse indirizzato a far diventare l’Italia il più grande produttore di benessere al mondo, concetto nel quale ricomprendo dal turismo all’alimentare, dal fitness al farmaceutico, ma anche il design, la moda e l’arredamento, con l’obbiettivo di attirare talenti, investimenti e competenze, sono sicuro che potremmo dar vita a un nuovo Rinascimento. L’Italia potrebbe diventare come la Wellness Valley, che da 15 anni stiamo sviluppando in Romagna, un progetto che mette a sistema ricerca scientifica e tecnologica, turismo, mondo medico, aziende e centri fitness. La Wellness Valley, dati alla mano, ha avuto un impatto concreto sullo sviluppo di aziende e start up, cittadini più attivi, educazione alla salute nelle scuole, pacchetti turistici e creazione di nuovi posti di lavoro».
Voi lo state già facendo in Emilia Romagna, in particolare a Cesena da dove è partita la sua Technogym. Come si sta adattando la sua azienda alla nuova situazione di crisi sanitaria?
«Per noi il Covid agisce come un acceleratore di processi già in atto. In sei mesi si fanno le cose che prima si facevano in sei anni. Technogym, per fortuna ma anche per lungimiranza, ha sempre puntato sul digital, fin dagli anni ’90 quando siamo andati ad aprire un centro a Seattle per sviluppare un ecosistema intorno alla macchina da ginnastica. Dal 1983, anno della nascita dell’azienda nel garage di casa, abbiamo seguito lo sviluppo dell’elettronica dei primi anni ’90, poi del software degli anni duemila e negli ultimi anni stiamo aggiungendo i contenuti digitali. Oggi stiamo diventando anche una media company che collega un universo di 15 milioni di persone e 18 mila palestre nel mondo attraverso il nostro cloud».
La pandemia vi ha portato un centinaio di milioni di ricavi in meno ma anche un boom del segmento home fitness, cresciuto del 60%. Quali sono gli altri mercati che vedete in crescita?
«Con il Covid la gente ha scoperto che può fare sport in casa, oltre che al lavoro, all’aria aperta, in vacanza e, in generale, in tutti i punti di contatto della vita. Il nostro business si baserà sempre più sull’Artificial Intelligence che dobbiamo sfruttare per diventare ancora più efficienti e per offrire prodotti e programmi di allenamento per le varie esigenze on demand, sia sul display degli attrezzi sia sulla Technogym app. Per esempio si vede già una crescita impetuosa del medical, cioè il mondo delle fisioterapie e della prevenzione. La gente sta prendendo coscienza che è meglio cercare di rimettersi in forma prima di dover andare in ospedale. Inoltre investire in prevenzione conviene anche allo Stato per abbassare la spesa sanitaria insostenibile. Tutto questo ci da molta fiducia sulla crescita di Technogym».
Quando le palestre riapriranno prevede un ritorno di massa o più moderato rispetto a prima?
«In Cina sono aperte da mesi, in Gran Bretagna hanno già riaperto ed è stato subito boom. I centri fitness si stanno trasformando, aggiungendo modi nuovi di fare esercizio fisico, più qualificati, più digital, un mondo ibrido – in cui si integrano palestre e case – che si specializza sempre di più. Inoltre prenderà sempre più piede in futuro quello che viene chiamato il turismo della salute, le nuove generazioni si muoveranno con l’obiettivo di fare sport e cercare spazi di benessere. Un salto culturale notevole».
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