Un pari per gli scienziati con cui interloquiva, un maestro per i giornalisti che ambivano a divulgare la scienza come solo sui sapeva fare. Questo è stato Pietro Greco, scomparso ieri nella sua Ischia per un improvviso malore, all’età di 65 anni.
Chimico, giornalista, scrittore, instancabile animatore culturale. Pur avendo scelto da anni di vivere nell’isola dov’era nato, la sua passione per la comunicazione della scienza lo portava ovunque: lo ritrovavi a Trieste a co-fondare e poi a dirigere il Master in Comunicazione della scienza della Sissa, o a Padova per ricoprire il ruolo di caporedattore del magazine on line Il Bo Live, curato dall’Ateneo della città veneta, a Roma, dietro i microfoni di Radio3 Scienza, e naturalmente a Napoli per mettere la sua cultura e la sua creatività al servizio della locale Città della Scienza. E poi in centinaia di convegni e conferenze in tutta Italia.
Aveva presto abbandonato la carriera di ricercatore per dedicarsi alla scrittura, ritagliandosi sin dagli esordi un ruolo da studioso-giornalista stimato, cosa assai rara, da entrambe le categorie. Negli Ottanta fu una colonna de L’Unità, unico quotidiano italiano ad avere ogni giorno una pagina dedicata alla scienza. Nel 1993, insieme al collega e amico Franco Prattico, storica firma di Repubblica, fu tra gli ideatori di un corso di giornalismo scientifico presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste che avrebbe formato generazioni di divulgatori.
Uno spirito pedagogico, quello di Pietro Greco, che non si esauriva nelle aule universitarie ma proseguiva in redazione, dove dava fiducia ai giovani collaboratori inesperti, cedendo loro la sua postazione e la sua macchina per scrivere, perché mettessero nero su bianco la notizia appena trovata. E mentre il caporedattore urlava di sbrigarsi, lui ti rassicurava: “Non preoccuparti, quando hai finito te lo rileggo io”.
Negli ultimi anni aveva frequentato meno la cronaca quotidiana per dedicarsi ai suoi amatissimi libri: quelli da leggere e quelli da scrivere. Nel 1995 si cimentò con Hiroshima. La fisica conosce il peccato, racconto avvincente di come l’atomica macchiò le incredibili conquiste dell’intelletto umano rappresentate dalla meccanica quantistica e dalla Relatività. Pochi giorni fa, molti anni e molti titoli dopo, Pietro Greco ha dato alle stampe Mezzogiorno di scienza, la sua ultima fatica: una serie di ritratti di scienziati del sud, da Ettore Majorana a Renato Dulbecco.
Intellettuale raffinatissimo, uomo dai modi gentili, ieri è stato ricordato, oltre che dai colleghi, dalla comunità scientifica. Gli hanno reso omaggio, tra gli altri, il presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare Antonio Zoccoli e la senatrice a vita Elena Cattaneo.
Chi lo ha avuto come maestro non dimenticherà i suoi insegnamenti. Pietro Greco, grande giornalista, non aveva fretta di arrivare per primo sulla notizia. Con la sua cultura l’avrebbe comunque capita e scritta meglio degli altri.
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