MILANO – È la mattina del 25 gennaio 2016, quasi cinque anni fa, quando Silvio Berlusconi e il figlio Pier Silvio salgono sull’aereo privato della Fininvest allo scalo Ata di Milano. La loro destinazione è Parigi dove l’allora amico Vincent Bolloré li ha invitati per un pranzo d’affari. Ad attenderli nel quartier generale di Vivendi, affacciato sull’Arc de Triomphe, c’è il finanziere bretone con il figlio Yannick e Tarak Ben Ammar, all’epoca presente nel consiglio di sorveglianza Vivendi, amico e consigliere di entrambi i tycoon.
È da qualche mese che i due gruppi si annusano: i francesi ambiscono a diventare un player dei media nel Sud Europa e Mediaset vuole cercare di uscire dalla negativa esperienza della pay tv e ricominciare ad alzare lo sguardo fuori dall’Italia. Netflix è agli albori in Francia e in Italia ma le sue potenzialità di spaccare il mercato si capiscono già bene. L’idea di creare una Netflix europea unendo le forze di Canal Plus e Premium affascina tutti i presenti, anche se bisogna mettere in cantiere una factory comune per la produzione di contenuti proprietari.
Tuttavia, ancor prima di cominciare le discussioni, è l’ex Cavaliere a mettere in chiaro una cosa: «Sì ad alleanze, no a cessioni e fusioni», dice ai Bolloré padre e figlio. Di più: secondo una fonte attendibile l’ex premier italiano confida ai francesi la sua intenzione a salire in Mediaset oltre il 50% per dimostrare quanto lui crede nelle possibilità di sviluppo della Tv in Italia e per raffreddare eventuali idee di conquista da parte dei nuovi colossi digitali. L’atmosfera è positiva, sembrano tutti contenti che si possa trovare una via per saldare un’alleanza tra le due famiglie, e arrivati al caffè con il suo stile estroverso l’ex Cavaliere si alza e tende la mano all’amico Vincent.
A tutti sembra il suggello di un affare fatto, da quel momento in poi toccherà agli avvocati mettere nero su bianco quelle idee che per il momento stanno su fogli di carta svolazzanti. Ma, forse memore della storia finanziaria di Bolloré, Berlusconi pianta dei paletti: «Però Vincent siamo prudenti — conclude Silvio — è giusto pensare anche a scambi azionari che cementino l’affare, ma fissiamo un limite io e te che conosciamo il mondo: massimo il 5%». Repubblica <SC2001,8212> ha chiesto a Vivendi e a Bolloré di commentare queste frasi rilasciate da Berlusconi ma la risposta è stata negativa, con la motivazione che si tratta di conversazioni riservate.
Tre settimane dopo l’incontro il Cds di Vivendi veniva messo al corrente dell’operazione di alleanza con Mediaset che prevedeva la cessione del 100% di Premium ai francesi e uno scambio azionario tra Vivendi e Mediaset pari al 3,5%, seguendo la linea indicata da Berlusconi nella colazione a Parigi. Lo stesso Cds, però, autorizzava al contempo de Puyfontaine (non presente al pranzo) ad acquistare fino al 24,99% di Mediaset. Contravvenendo di fatto a quel patto siglato con una stretta di mano solo tre settimane prima.
Non è "solo" un mal di testa. Emicrania: regole, sintomi e prevenzione di uno dei…
Infezioni in gravidanza, ogni anno un neonato su 150 colpito da citomegalovirus, circa 300 nascono…
Morbillo, quasi raddoppiati i casi in un mese: cosa sta succedendo e cosa fare Corriere…
Sonno e intestino: così il microbiota intestinale influenza il riposo (e viceversa). Come intervenire Corriere…
DELFINATO, È IL TADEJ POGAČAR SHOW. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO TuttobiciwebVisualizza la copertura…
LIVE Judo, Mondiali 2025 in DIRETTA: ASSUNTA SCUTTO, ORO DA DOMINATRICE! OA SportMondiali Judo: Assunta…