Costretti a casa dalla pandemia e alle prese con una didattica a distanza non sempre efficace, migliaia di studenti si trovano ora ad affrontare anche un altro problema delicato: la sorveglianza e la tutela della propria privacy. In Israele sta facendo molto discutere l'utilizzo in suole superiori e università di un software che monitora gli studenti durante gli esami per evitare che copino o usino Internet, fotografando l'ambiente in cui si trovano e registrando quello che accade.
Il software è stato sviluppato dall'azienda Tomax, che produce applicazioni per la didattica online, e secondo il quotidiano Haaretz nell'anno accademico 2019-20 è stato utilizzato solo "da poche scuole tra cui il Kibbutzim College of Education, il Technology and the Arts di Tel Aviv e il Jerusalem College of Technology". Ma altri istituti, almeno 20, stanno negoziando le forniture e pianificano di usare il software per gli esami di gennaio. La notizia ha suscitato l'aperta opposizione di alcune organizzazioni universitarie. Yuli Hillel, vicepresidente dell'Unione nazionale degli studenti israeliani, ha parlato del problema con Haaretz spiegando che la preoccupazione degli studenti non è solo per la "potenziale violazione della privacy" ma anche per il trattamento dei dati: chi conserverà e gestirà le registrazioni audio e video, i dati anagrafici degli studenti? L'azienda assicura di aver adottato tutte le misure necessarie a proteggere la privacy degli allievi e a bloccare eventuali tentativi di hacking, assicurando che i video degli studenti verranno cancellati subito dopo la prova.
di
Viola Ardone
Il problema dell'invasività delle tecnologie di sorveglianza nelle scuole smaterializzate dalla pandemia non riguarda solo Israele. Ad agosto scorso l'Unicef ha pubblicato un rapporto in cui calcola che quasi il 90% dei Paesi nel mondo ha adottato una qualche forma di didattica a distanza. Parallelamente, il business dei software di monitoraggio è cresciuto.
Nello stato di New York è diventato un caso l'uso del software Examplify, che serve a controllare che gli studenti non imbroglino durante gli esami. Alcuni alunni hanno avuto problemi di accesso alla piattaforma e si è scoperto che il software – che usa il sistema di riconoscimento facciale – rendeva più difficile l'identificazione degli studenti di colore. La scorsa estate più di 3mila persone hanno formato una petizione degli studenti dell'Australian National University di Canberra che si opponevano all'uso di Proctorio e ProctorU, due software americani di monitoraggio online che chiedono l'accesso alla webcam, al microfono e alla tastiera per verificare che non ci siano frodi durante gli esami Secondo la Electronic Frontier Foundation, che si occupa di monitorare le violazioni dei diritti digitali nel mondo, sono "dozzine" in tutto il mondo le petizioni degli studenti che chiedono agli "amministratori scolastici e agli insegnanti di considerare i rischi che queste app creano".
Scrive EFF: "Non è solo la privacy a essere in gioco. Dalla raccolta di dati biometrici alle autorizzazioni che queste app richiedono sui dispositivi degli studenti, alla sorveglianza degli ambienti personali degli studenti, le petizioni chiariscono che le app di sorveglianza sollevano preoccupazioni anche su sicurezza, equità e accessibilità, costi, maggiore stress e pregiudizi delle tecnologie di intelligenza artificiale"
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