Il governo e le regioni, chiuso il capitolo sul decreto legato alle misure di Natale, studiano se e come riaprire le scuole il 7 gennaio. Oggi ne hanno parlato in teleconferenza i ministri Boccia, Lamorgese, De Micheli, Speranza e Azzolina con alcuni governatori, Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, Zaia e altri amministratori regionali. Un incontro interlocutorio, aggiornato alla settimana prossima, ma dove sono state affacciate molte proposte. Anche non legate alla scadenza di gennaio. Per esempio, si è parlato anche di un allungamento della didattica scolastica fino a fine giugno per il recupero indirizzato a bambini più fragili e per chi è rimasto indietro. L’obiettivo, comunque, è di arrivare ad un documento condiviso.
Il governo cerca di costruire una rete di protezione per far sì che la ripartenza avvenga in sicurezza. E dunque si studia un percorso ad hoc per il tracciamento delle Asl, si cercano ulteriori fondi aggiuntivi per il trasporto pubblico, si parla di orari differenziati, con l’eventualità di turni pomeridiani.
Le risorse sui trasporti, uno dei nodi fondamentali, visto l’impatto che può avere sulla crescita dei contagi, ci sono avrebbe assicurato il ministro De Micheli. Le regioni chiedono una ripartenza graduale. Al massimo al 50% in presenza, non di più. Con l'invito all'esecutivo a correggere il Dpcm che parla del 75%. Oppure – ma questa è una 'exit strategy' non condivisa da alcuni governatori – di agire attraverso deroghe. Le regioni possono infatti 'stringere', attraverso ordinanze ad hoc. Ma la maggior parte dei presidenti chiede che ci sia una linea nazionale
"Oggi è stata una riunione di coordinamento", ha spiegato alla fine Boccia. "L'importante sarebbe partire e non avere il timore di richiudere", spiega Bonaccini. "La scuola rappresenta una priorità a cui dobbiamo dare risposte urgenti – spiega il presidente dell'Emilia Romagna – È chiaro che occorre muoversi guardando a due parametri imprescindibili: la sicurezza sanitaria ed il quadro epidemiologico da un lato, la sostenibilità del trasporto pubblico locale dall'altro. Andiamo avanti con determinazione".
Sulla stessa linea Zaia: "Nessuno di noi tifa per non aprire la scuola perché la scuola è dogmaticamente in presenza" ma "ci sono aspetti importanti da considerare come la quantità, ossia a che livelli far attivare la scuola. Siamo in un congiuntura particolare e bisognerà valutare la curva epidemiologica di gennaio". Secondo il governatore del Veneto, "il tavolo sul quale stiamo lavorando è quello di riaprire il 7 gennaio con il 75% in presenza".
Anche l'associazione dei presidi ribadisce la necessità che si aggiornino i protocolli e auspica "in merito alle imminenti proposte di riorganizzazione della rete dei trasporti, in vista della riapertura di gennaio, l'individuazione di soluzioni flessibili e concertate di volta in volta con gli enti locali e le Istituzioni scolastiche autonome, per evitare soluzioni centralizzate non modulate sulle reali esigenze del contesto territoriale".
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