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The Archers, il serial più longevo del mondo

LONDRA. Il primo gennaio compirà 70 anni. Un traguardo importante per tutti, ma da record per un serial: solo che “The Archers”, una telenovela della Bbc andata in onda per la prima volta l’1 gennaio 1951, non è una serie televisiva bensì radiofonica. Cinque puntate alla settimana di 13 minuti l’una, ininterrottamente da sette decenni, con un pubblico medio, nel corso del 2020, di 5 milioni di spettatori a puntata. Festeggiando l’avvenimento, il Guardian lo definisce “il serial più longevo del mondo”. Ma quale è il segreto di un successo così prolungato?
Un elemento è la radio. Che doveva essere travolta dalla televisione, ma non lo è stata, e dalla rivoluzione digitale ha ricevuto, invece di nuove forme di distrazione, un inaspettato beneficio: tutti possono ascoltare un programma, dovunque sono, a qualunque ora, non più necessariamente in diretta, ma collegandosi in streaming. E questo alla Bbc Radio 4, il canale più colto della radiotelevisione pubblica britannica, specializzato in informazione, intrattenimento, teatro, scienza e storia.
Ma naturalmente una storia che dura settant’anni deve toccare corde profonde, che vanno al di là del mezzo di comunicazione di per sé. Su “The Archers” (alla lettera, Gli arcieri), in questo paese, sono stati scritti fiumi di articoli e anche libri. Nato con l’ambizione di istruire gli agricoltori all’indomani della Seconda guerra mondiale, l’anno scorso è stato votato da una giura di 46 esperti come il secondo miglior programma radiofonico britannico di tutti i tempi. Al suo apice, nel 1953, aveva una audience di 9 milioni di persone a puntata.
Come suggerisce l’intento di educare il mondo agricolo, la sua ambientazione è la campagna: si svolge in un immaginario villaggio inglese, in un’atmosfera bucolica popolata di campi da coltivare, allevamenti di mucche e pecore, piccoli problemi della vita di tutti i giorni. Il pub, la chiesa, il tè delle cinque, lo spaccio in cui si vende di tutto, la distanza dalla capitale e dalle grandi città, ma anche l’eco del progresso, i cambiamenti sociali e politici, naturalmente la famiglia reale. I personaggi sono sempre gli stessi. Gli interpreti inevitabilmente cambiano, perché qualcuno non c’è più, ma non ne mancano di lunga durata: un attore recita lo stesso personaggio da 41 anni, un’attrice ne ha compiuti 101 e continua a fare la stessa parte. La popolarità dello show è tale che la principessa Margaret, sorella minore della regina Elisabetta, interpretò sé stesso in una puntata del 1988. Esistono perfino gruppi di fan su Facebook per dibattere l’andamento della vicenda.
In sostanza, la trama non contiene clamorosi colpi di scena, qualcuno afferma addirittura che non succede quasi niente, e in questo sta una parte del fascino del serial: come una tazza di tè da sorseggiare contro il logorio della vita moderna, per dirla con lo slogan di un vecchio e celebre carosello italiano. Ma come nota il Guardian, probabilmente anche un’altra ragione gioca un ruolo chiave nell’alto indice di gradimento di una trasmissione così banale da risultare eccentrica: e cioè la celebrazione di un’illusione, l’idea tenacemente difesa da una parte dell’opinione pubblica nazionale che il “countryside” rappresenti l’anima più autentica dell’Inghilterra. Che si tratti di un abbaglio, bastano le statistiche a dimostrarlo: soltanto l’1 per cento della forza lavoro britannica è impiegato nell’agricoltura. E se non bastano i numeri, è sufficiente aggiungervi un giro per Londra: 8 milioni di abitanti, 12 milioni con i sobborghi, da sola costituisce un sesto della popolazione totale.
Qualcuno fuggirà dalle città come reazione alla pandemia, ma è una minoranza fortunata, per lo più appartenente ai lavori creativi che si possono fare in smart working da casa: la maggioranza continua ad essere attirata dalle metropoli. È lì che, specie per i giovani e per chi vuole fare carriera, pulsa il cuore dell’esistenza.
E allora come mai “The Archers” continua ad avere un grande pubblico? Bè, in primo luogo è un pubblico prevalentemente di anziani. Ma non solo. Il segreto del suo successo è appunto la capacità di mantenere viva un’illusione, di far credere agli inglesi che quel bucolico microcosmo è non solo il pozzo delle loro tradizioni ma anche lo specchio della loro identità. Un po’ come la Brexit, che ha vinto promettendo un ritorno a una sovranità che l’Unione Europea non aveva mai strappato a Londra, anche il più lungo serial della storia è un inganno. Confezionato così bene che continua a funzionare nel terzo decennio del ventunesimo secolo, sebbene ben pochi andrebbero a viverci sul serio nello sperduto villaggio di quella telenovela.Original Article

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