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Stefano Parisi lascia la politica, non sarà più consigliere a Milano: e ora rientra lo “sceriffo” Riccardo De Corato

Nel 2016 aveva sfidato per il centrodestra Beppe Sala nella corsa per la poltrona di sindaco di Milano. Oggi, a distanza di oltre quattro anni e quando la nuova campagna elettorale per le Comunali 2021 di Milano sta iniziando, Stefano Parisi lascia la politica. L'ex direttore generale di Confindustria ed ex city manager a Palazzo Marino di Gabriele Albertini, nonché patron di Chily, ha comunicato ieri con una mail certificata le sue dimissioni da consigliere regionale del Lazio – dove, dopo la sconfitta milanese, si era candidato come governatore contro Zingaretti -, oggi comunicherà quella da consigliere comunale di Palazzo Marino. Un addio che apre la porta a un gran rientro in Consiglio comunale dopo un'interruzione durata quattro anni e dopo decenni di mandati ininterrotti a Riccardo De Corato, storico "vicensindaco sceriffo" delle giunte di centrodestra, attualmente assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia per Fratelli d'Italia. Le due cariche – assessore regionale e consigliere comunale – non sono incompatibili: quindi De Corato non dovrà scegliere una delle due, a meno che non ci sia un rimpasto in Regione per ben altri motivi già nelle intenzioni della Lega per sostituire l'assessore Giulio Gallera che tolga il problema al suo partito. De Corato festeggia: "Sono felice, sono rimasto uno dei pochi in Consiglio sin dal 1985 e mi dispiaceva perché anche nel 2016 avevo preso tantissimi voti. Torno in aula, anche se sarà per pochi mesi, ma chi lo sa quando si voterà?".

Roma, Parisi lascia la politica, "Servono professionisti, torno al mio lavoro"

di

Lorenzo D'Albergo


Un'assenza formale, che segue però la scarsa presenza in aula durante questi anni da consigliere comunale di opposizione: dal 2016, inizio del mandato, aveva partecipato a solo 97 sedute su 238 dell'aula consiliare del Comune di Milano, il 29,7 per cento e solo 221 votazioni su un totale di 4.027, il 5,5 per cento del totale. Parisi ha annunciato la sua scelta sui social: "Torno al mio lavoro. Il mio impegno nella politica attiva si conclude qui". Martedì scioglierà Energie per l'Italia, l'ultima sua creatura politica. Nel lungo post su Facebook l'ex candidato sindaco del centrodestra nel 2016 rievoca quella esperienza. Racconta: "Persi per pochi voti, ma quell'esperienza generò una grande voglia di politica nuova". Poi ricorda l'esperienza di MegaWatt a settembre del 2016. "Sul palco di quel capannone industriale di Milano si sprigionò una forza ideale e programmatica straordinaria".

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Oriana Liso


Non cita mai esplicitamente il nome di Silvio Berlusconi, ma appare evidente la sua delusione nei confronti del fondatore di Forza Italia. Che in un primo momento aveva addirittura ipotizzato di affidare a Parisi la missione di riorganizzare il partito. "Nel pensiero politico liberale-popolare – scrive ancora l'ex candidato sindaco di Milano del centrodestra – erano scomparsi nella vita breve dei sondaggi, degli slogan, e dei vuoti dibattiti televisivi. Le fondamenta di quel pensiero erano perdute dietro al tatticismo e alla voglia di sopravvivenza di un ceto politico senza futuro. Quelle ricette divenute slogan non funzionavano più". Quindi arriva l'affondo nei confronti di un centrodestra descritto come prigioniero di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. "Tanti di noi vedevano con nettezza le prime minacce di una radicalizzazione delle leadership della destra, che andava a riempire un vuoto di rappresentanza e che, tra il 2016 e il 2019, avrebbe generato un vero smottamento politico e la quasi scomparsa del voto liberale e popolare. Quella protervia nel rifiutare qualunque rinnovamento. Quell'ossequioso e ridicolo ripetere che il rinnovamento non era necessario, che chiunque ci avesse provato avrebbe fallito (come effettivamente è stato), che il passato terrà anche per il futuro, nonostante il disgregarsi quotidiano di una rappresentanza politica e di un gruppo dirigente ormai obsoleto.

Torno al mio lavoro. Il mio impegno nella politica attiva si conclude qui. È iniziato nel febbraio del 2016 quando la…

Pubblicato da Stefano Parisi su Giovedì 17 dicembre 2020

Il post si conclude con un bilancio dal sapore amaro. "Credo che chi vive nella politica debba essere anche pronto a lasciare. Io ho iniziato il mio impegno a 59 anni. Ho lavorato con tutte le mie forze per realizzare un sogno: contribuire a costruire una casa politica in cui, nel tempo, la maggioranza degli italiani avrebbe potuto ritrovare la fiducia. Non ci sono riuscito. Forse non sono la persona adatta, forse non è questo il tempo per il mio sogno".

Stefano Parisi: "Ora darò un contributo ai moderati, non si vince con un leader radicale"

Andrea Montanari


Per Parisi, si chiude il capitolo della politica, ma non quello dell'impegno imprenditoriale. In particolare nel settore della cultura. La sua partecipazione nella tv a pagamento Chili è scesa al 5 per cento, ma il marchio che ha partecipato alla gara indetta da Cassa Depositi e Prestiti per il progetto della Netflix della cultura del ministro Dario Franceschini. Il fondatore di Energie per l'Italia garantisce che non c'è stato alcuno scambio con il suo abbandono alla politica. Ma anche che Chily è l'unica azienda dotata di una propria piattaforma per la distribuzione di spettacoli, programmi televisivi, vendita di biglietti e gadget.

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