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Smic e altre 80 aziende cinesi nella ‘lista nera’ degli Usa

AGI – Gli Stati Uniti annunceranno oggi l'inserimento di almeno 80 altre aziende cinesi, incluso il colosso dei chip Smic, alla sua 'lista nera'. Lo riferiscono all'agenzia Reuters fonti vicine all'operazione, secondo le quali si tratterebbe dell'ultimo colpo di coda dell'amministrazione Trump in vista dell'insediamento tra poche settimane di Joe Biden alla Casa Bianca.

Anche in questo caso il dipartimento al Commercio Usa intende punire queste aziende, perlopiù cinesi, accusandole di legami con l'esercito cinese. In totale si prevede che gli Stati Uniti aggiungeranno circa 80 società e controllate, quasi tutte cinesi, alla cosiddetta lista delle entità, che attualmente già include più di 275 aziende con sede in Cina, tra cui i giganti delle apparecchiature per le telecomunicazioni Huawei Technologies, Zte e il produttore di telecamere di sorveglianza Hikvision, accusati tra l'altro di violazioni dei diritti della minoranza uigura cinese.

Fin dallo scorso settembre, il Dipartimento del Commercio ha stilato un elenco di entità che presumibilmente rappresentano un rischio per la sicurezza e per gli interessi nazionali Usa. Più precisamente, entità che si puo' "ragionevolmente credere" che già siano coinvolte in attività contrarie alla sicurezza e agli interessi degli Usa oppure che lo possano essere in futuro. Le aziende private e gli enti pubblici statunitensi hanno il divieto di intessere relazioni commerciali con le entità segnalate, a meno di aver ottenuto una specifica licenza.

La designazione di Smic nell'elenco delle entità , la costringerebbe a richiedere una licenza speciale al Dipartimento del Commercio prima che un fornitore statunitense possa inviargli beni chiave. Si prevede inoltre che il dipertimento al Commercio aggiungerà numerose società contraollate da SMIC nell'elenco. Smic è il più grande produttore cinese di chip, inferiore solo alla Taiwan Semiconductor Manufacturing, leader di mercato del settore.

Pechino: "Repressione irragionevole"

Non tarda ad arrivare la reazione della Cina che esorta gli Stati Uniti a porre fine alla "repressione irragionevole" e minaccia "misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi delle aziende cinesi". Pechino, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, si oppone fermamente alla mossa, e accusa gli Stati Uniti di "politicizzare" le questioni economiche, danneggiando gli interessi della società cinesi e gli scambi.

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