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Inter, cinque motivi per credere (o non credere) nello scudetto

L'Inter ci crede. Nonostante lo scorso anno dopo 12 giornate i nerazzurri avessero raccolto 31 punti, e ora siano a quota 27, la sensazione è che lo scudetto non sia un obiettivo impossibile. Il Milan capolista è a un punto appena, e vincendo contro il Napoli l'Inter ha allungato sulla Juventus. La stagione è ancora lunga, ma proviamo a guardare in prospettiva: ecco cinque ragioni per cui la squadra di Conte potrebbe riuscire a conquistare il Tricolore, che manca dal 2009/2010, ed altrettanti motivi per cui è invece difficile che possa arrivare un lieto fine.

Perché sì

Lo specialista dei campionati

Antonio Conte è un vero specialista dei campionati. Ne ha vinti tre di fila con la Juventus, e al primo anno di Chelsea ha centrato l'obiettivo Premier League, portando a casa anche la Fa Cup. La scorsa stagione, all'esordio sulla panchina nerazzurra, è arrivato secondo, il miglior piazzamento per l'Inter dal 2010-2011.

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Niente coppe europee

L'Inter ha il vantaggio sulle rivali di giocare solo campionato e Coppa Italia. Lo stesso Conte, prima di incontrare il Ludogorets lo scorso gennaio, disse che l'Europa League "toglie energie e concentrazione". Quest'anno tocca a Milan, Roma e Napoli. Juve, Atalanta e Lazio saranno alle prese con la Champions.

Lo zoccolo duro dei fedelissimi

Bastoni in difesa. Barella a centrocampo. Lukaku in attacco. Antonio Conte può contare su una spina dorsale di fedelissimi, che gli sono grati per la crescita raggiunta sotto la sua guida. A questi si potrebbe aggiungere Vidal, suo guerriero e alter ego, il cui rendimento è finora stato altalenante, complici gli infortuni.

La Juve non fa la Juve

Nel suo ultimo anno in bianconero Allegri nelle prime 12 giornate raccolse 34 punti. Lo scorso anno Sarri arrivò a 32. Con Pirlo, alla prima esperienza in panchina, sono arrivati 24 punti. È probabile che la Juventus, assestata su un solido 4-4-2, alzerà il ritmo. Ma i punti persi finora resteranno una zavorra fino a fine campionato.

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La rosa profonda

Il presidente Steven Zhang vuole una vittoria. Si accontenterebbe forse della coppa Italia, ma dopo il secondo posto dello scorso anno, l'obiettivo è lo scudetto. Per questo ha costruito una squadra preziosa, in termini di cartellini e ingaggi. Un patrimonio tecnico di cui l'allenatore può disporre.

Perché no

L'ansia da prestazione

Il fatto che alla Pinetina si parli malvolentieri dello scudetto come obiettivo è significativo. Basta citare il Tricolore e in casa Inter si lamenta la troppa pressione sulla squadra. Succede a tutte le squadre che da 9 anni rincorrono la Juve: sentirsi obbligati a vincere, per chi non è più abituato, può essere un freno.

Gli scontri diretti

La vittoria col Napoli è la prima della stagione in uno scontro diretto in campionato, dopo i pareggi con Lazio e Atalanta e la sconfitta con il Milan. Lo scorso anno l'Inter perse entrambe le sfide con la Juve. Bisogna capire se l'affermazione a San Siro contro gli azzurri sia l'inizio di un ciclo di vittorie nelle partite che contano.

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I troppi esuberi

Il problema è comune a molte grandi squadre: per acquistare nuovi giocatori a gennaio (un centrocampista forte e un vice-Lukaku, soprattutto) l'Inter dovrebbe liberarsi dei calciatori che Conte considera in esubero. Ma con gli alti ingaggi che l'Inter paga, non è semplice trovare compratori e convincere i tesserati a salutare.

L'equilibrio fra Conte e l'ambiente

Il rapporto fra Conte e la dirigenza interista ha conosciuto alti e bassi. La proprietà e i manager nerazzurri hanno sempre ribadito fiducia al tecnico, che li ha spesso ripagati con polemiche sul mercato, sulla programmazione, sulla protezione che a suo dire lui e la squadra non riceverebbero. Ora sembra che regni la pace, ma nessuno sa quanto possa durare.

San Siro vuoto

Uno dei punti di forza dell'Inter sono i 65mila tifosi che, quando si poteva, affollavano San Siro a ogni partita. Una bolgia in grado di impressionare le avversarie, soprattutto quelle meno abituate a giocare in certi contesti. Con gli stadi vuoti, l'effetto svanisce. Per l'Inter San Siro non è più per forza un alleato.

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