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Il Marocco ritrova a scuola le sue radici ebraiche

La promozione del pluralismo – attraverso la cultura e la conoscenza – come antidoto contro gli estremismi, ma soprattutto come veicolo di un arricchimento che diventa pilastro della pace e del rispetto verso le diversità. Non può che essere letta in questa chiave l’ultima iniziativa che ci arriva da uno dei Paesi musulmani, il Marocco, che proprio in questi giorni ha annunciato una modifica alquanto rivoluzionaria all’interno dei piani di studio delle scuole del Regno: l’introduzione di una materia solo apparentemente secondaria, quella della storia e della cultura ebraica.

L’iniziativa recupererà una pagina importante della storia del Marocco e questa volta a partire dai banchi di scuola, ricordando quelle che sono state le radici giudaiche nella storia e nella cultura del Paese. Nel nuovo programma scolastico, per esempio, verranno adottati due nuovi testi destinati alla quarta e alla sesta classe dove sarà al centro la vita e l’eredità degli ebrei marocchini sotto il sultano Mohammed Ben Abdellah al-Khatib.

Insomma, i conflitti e gli attriti seguiti alla Seconda Guerra Mondiale, che si sono trascinati sino a oggi, hanno lasciato in molti Paesi musulmani delle ferite molto profonde, ma c'è anche chi non ha mai voluto cancellare una storia comune, ricca e feconda di vissuto e cultura che si è contaminata in maniera proficua.

Certo, ogni Paese islamico ha reagito a suo modo, e il Marocco negli anni che seguirono al conflitto si è distinto positivamente in rapporto a Israele da un lato – e in questo è riconosciuto il ruolo leader del Marocco nel processo di pace nel medio-Oriente; Hassan II, padre dell’attuale Re, è stato uno degli artefici degli accordi di Camp David – e dall'altro nella conservazione di una eredità giudaica e di un legame con la comunità ebraica, di cui una parte importante emigrò in Israele. Eppure sappiamo che non tutti sono immuni dal virus dell'antisemitismo.

Non è dunque un segreto quanto abbia giocato e gioca tutt’oggi il conflitto arabo israeliano e il destino dei palestinesi. Una potenza di fuoco nel dividere con violenza, fino al rischio che venga mutilata un’eredità e una storia secolare ebraica in molti paesi musulmani. Ma se in alcuni Paesi musulmani questa mutilazione è passata in sordina, in Marocco si è percorsa un’altra strada.

Fin dall’inizio, probabilmente, questo rischio era parso così concreto e allo stesso tempo pericoloso da portare Mohammed VI a indire iniziative volte a valorizzare e proteggere il patrimonio culturale giudaico nel Paese. Iniziative tangibili e non solo simboliche. La nuova Costituzione marocchina del 2011 rimane l’unica al mondo dove viene sancito il carattere giudaico come parte dell’identità nazionale del Marocco.

Non ci si meravigli dunque se il Marocco è considerato dagli ebrei marocchini come la seconda Terra Santa dopo Israele, ragione per cui effettuano ogni anno pellegrinaggi per omaggiare santi che spesso sono anche venerati dai marocchini musulmani. Insomma, quest’ultima iniziativa è solo uno dei tanti pezzi di quel mosaico plurale che contraddistinguono il Paese, che più di altri ha scommesso sulla forza della diversità, senza mai lasciare indietro la sua componente giudaica anche quando poteva essere scomodo o utile.

Oggi più che mai, è necessario dotarsi di un esercito di uomini e donne armati di cultura, storia, solidarietà e riconoscenza reciproca di una storia comune. Forse è anche questo il futuro che Mohammed VI prova a disegnare per le nuove generazioni, a partire dai libri di scuola, e toccando un tassello fondamentale.

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