MILANO – Enel ha fatto scattare, nella serata di giovedì, un primo ingranaggio della complicata ruota che dovrebbe portare alla rete unica della banda ultralarga italiana: ha dato mandato al suo ad, Francesco Starace, di procedere con la cessione del 40-50% del suo pacchetto di Open Fiber, la società co-controllata con la Cdp che sta stendendo la fibra in Italia in concorrenza con Tim e gli altri operatori privati, al fondo Macquarie. Ma per arrivare a sistemare tutti i pezzi e generare un movimento fluido della connettività, il percorso è ancora lungo e molti sono i granelli che si possono intromettere.
Per il momento la reazione del mercato è positiva. Il titolo della società elettrica (segui Enel in diretta) si muove in rialzo a Piazza Affari all'indomani dell'annuncio di cedere la sua partecipazione in Open Fiber al fondo australiano Macquarie. A fronte di un listino sottotono, si mostra tonica anche Tim, protagonista della Rete Unica (segui in diretta): l'azione della Telecom svetta sul listino milanese.
Il prezzo per il 50% del capitale di Open Fiber che Enel potrebbe cedere al fondo australiano è di 2,65 miliardi, compresi i 270 milioni dello "shareholders loan" di pertinenza della società elettrica e di cui Macquarie si fa carico.
La prima lettura dell'operazione è che avvicina la fusione di Open Fiber con Fibercop, la società della rete secondaria dell'ex monopolista delle telecomunicazioni alla quale partecipa anche Fastweb. Non sarà però questione di giorni, neanche settimane. Enel e Macquarie hanno fissato la data del 20 giugno 2021 per chiudere il passaggio del pacchetto di Open Fiber: oltre quella data, infatti, si calcola una sorta di sovrapprezzo del 9% su base annua.
Gli analisti di Equita parlano di "una notizia positiva per Enel, che mette fine a un lungo processo di negoziazioni e genera un capital gain significativo per il gruppo nell'ordine di 1,5 miliardi di euro in caso di cessione al 40% e di 1,95 miliardi in caso di cessione al 50%, o circa il 2% della market cap di gruppo". Un ottimo affare, dunque, dal punto di vista finanziario che per la sim milanese "non genererà la distribuzione di dividendo straordinario, ma che verrà utilizzato per l'assorbimento di nuovi piani di efficienza, che forniranno a Enel un buffer significativo per i risultati dei prossimi anni".
Perché si arrivi alla società unica, però, mancano molti tasselli. Open Fiber è partecipata per il restante 50% dalla Cdp, che è anche azionista di Tim e nella logica del governo dovrebbe esser il pivot e garante della neutralità della rete unica. Teoricamente potrebbe esercitare una prelazione sulla dismissione di Enel, improbabile a questi prezzi. Dovrà comunque trovare il modo di salire in maggioranza di Open Fiber per poi passare all'aggregazione con Fibercop.
La stessa Enel dovrà decidere se tenere la quota residuale del 10% del suo pacchetto. Sintetizzano da Banca Akros: "Non è chiaro cosa enel intenda fare con una potenziale quota residuale del 10%, se la venderà a Cdp, se deciderà di uscire in un momento successivo o se sceglierà di rimanere tra gli azionisti anche dopo la potenziale fusione di Open Fiber con Fibercop". Nel complesso, "la notizia è positiva, ma scontata dal mercato per i rumor infiniti degli ultimi tre mesi. Ci sono progressi positivi per Tim, perchè almeno viene meno l'incertezza sulla posizione di Enel e non si vedono grandi criticità nelle condizioni", dicono ancora gli analisti.
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