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Covid, a Natale solo parenti stretti e massimo due persone. Ecco le regole per le visite

ROMA. Sarà una deroga mirata, da autocertificare in caso di controlli. Permetterà limitatissimi ricongiungimenti familiari nei giorni di zona rossa nazionale. Un’eccezione pensata per gli anziani soli, oppure per due fratelli che trascorrerebbero altrimenti un Natale senza compagnia. I criteri sono due, essenzialmente. Primo: sono consentiti incontri tra congiunti non conviventi soltanto per il primo e secondo grado di parentela. Genitori e figli, dunque, nonni e nipoti, fratelli. Esclusi zii e cugini. Esclusi gli amici. Secondo: la deroga è consentita al massimo a due persone. Chi sarà fermato, dovrà rispettare questo criterio. Un figlio che va a trovare un padre, ad esempio, non dovrebbe muoversi con più di un membro della famiglia per volta. Un modo per garantire che anche chi ospita, lo faccia aprendo la casa al massimo a due familiari non conviventi.
Questo approccio è inderogabile, per i rigoristi. Anzi, è già un cedimento rispetto al divieto totale di movimento, su cui continuano a insistere. Non sono disposti ad accettare riunioni familiari allargate, come invece sembrava orientato a fare Giuseppe Conte. L’altro nodo su cui si duella è quello dei giorni in cui fissare le zone rosse. Come anticipato, saranno almeno otto: si tratta dei festivi e prefestivi nel periodo che va dal 24 dicembre al 3 gennaio. Dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio. Su questo, Conte è stato chiaro: è il mio compromesso, il massimo che posso accettare. Eppure, Dario Franceschini, Speranza e Boccia insistono. Chiedono un lockdown totale dal 24 dicembre al 6 gennaio, accompagnato anche dallo stop ai movimenti extracomunali dal 21 dicembre. La speranza è che il premier permetta almeno di allargare la zona rossa alle date del 5-6 gennaio (un prefestivo, un festivo) oppure di includere nel blocco il 28-30 dicembre, che al momento resterebbero zona gialla. Con negozi aperti, dunque, ristoranti e bar operativi fino alle 18, circolazione consentita all’interno della Regione.
I dubbi dovrebbero essere sciolti stamane, in un vertice slittato ancora una volta ieri a causa della verifica di governo. Poi il testo sarà presentato alle regioni e ai comuni, quindi discusso in un consiglio dei ministri in agenda per le 18, infine presentato agli italiani con una conferenza stampa serale. Sempre che l’esecutivo faccia davvero in tempo, indaffarato com’è a rincorrere i renziani per ottenere il loro via libera, mentre l’Italia attende risposte chiare a pochi giorni dalle feste.
Di certo, ogni tentennamento sembra stridere con i numeri. I morti, ieri, sono stati 683. I contagiati 18.236. La percentuale di positivi rispetto ai tamponi effettuati è tornata a salire al 9,8%. Numeri che è difficile ignorare, tanto che il governatore leghista del Veneto Luca Zaia ha scelto in autonomia di anticipare alcune misure, vietando dal 19 dicembre e fino all’Epifania tutti gli spostamenti extra comunali dopo le ore 14. Per lo stesso motivo, il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha sollecitato interventi drastici nei giorni di festa – soprattutto in quelli di vigilia – preoccupatissimo dagli assembramenti cittadini.

Ma c’è di più, e di peggio. C’è un dato che diventerà pubblico nelle prossime ore. E gelerà le speranze degli aperturisti capitanati dal premier, fornendo argomenti ai rigoristi. Per la prima volta da un mese e mezzo, l’Rt – l’indice che segnala la diffusione del virus – non calerà. Fermo allo 0,8, potrebbe addirittura risalire. Per mettere in sicurezza il sistema ospedaliero in vista della terza ondata, servirebbe portarlo invece sotto 0,5. E tutto questo, senza aver ancora scontato l’effetto delle feste. «Servono misure drastiche, il più a lungo possibile – è l’allarme che Boccia lancia alle Regioni – altrimenti queste feste rischiano di avere effetti peggiori del Ferragosto».
La verità, che nessuno ancora ammette ma che tutti conoscono nel governo, è che la riapertura scolastica del 7 gennaio – con questo trend e lo scenario di una ripresa del contagio dopo le feste – rischia di durare due o tre settimane al massimo.Original Article

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