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Chi convive perde l’assegno di divorzio. Anzi, no: il nuovo stop della Cassazione

* L'autore è un avvocato membro del Comitato scientifico de Il Familiarista

Nel mese di ottobre di quest'anno ha suscitato scalpore una sentenza della Cassazione: l'ex coniuge perde automaticamente l'assegno di divorzio se inizia una relazione affettiva stabile caratterizzata da una convivenza anche saltuaria.

Commentatori e opinione pubblica si erano spaccati in due: alcuni ritenevano giusto e sacrosanto il principio espresso, altri invece assumevano che la decisione si traduceva, di fatto, in una limitazione della libertà affettiva e della possibilità di rifarsi, dopo il divorzio, una nuova vita.

Oggi è arrivato un nuovo stop dalla stessa Corte di Cassazione, in persona, però di giudici diversi da quelli che avevano deciso a ottobre.

In base alla nuova pronuncia, infatti, l'automatismo "nuova relazione=perdita dell'assegno" sarebbe sbagliato. Il ragionamento dei Giudici è, in effetti, lineare; l'assegno di divorzio, dopo la sentenza Grilli e quella successiva del 2018, non serve a mantenere il pregresso tenore di vita ma è dovuto in due casi: quando il coniuge ha sacrificato le proprie aspettative professionali per svolgere compiti domestici, ad esempio la donna che non ha lavorato per lungo tempo per accudire i figli o gestire la casa (assegno perequativo-compensativo); oppure quando il coniuge, dopo il divorzio, non è nelle condizioni, neppure provando a reimmettersi sul mercato del lavoro, di condurre un'esistenza libera e dignitosa. Se queste, dunque, sono oggi le finalità dell'assegno, secondo la Cassazione, prevederne automaticamente la perdita per chi ha una nuova relazione non avrebbe senso.

L'assegno infatti, serve a "risarcire" le rinunzie e a "compensare" i sacrifici fatti nel passato, mentre la nuova relazione riguarda il futuro, e tra le due situazioni non vi è alcun nesso. Facendo un esempio: se una moglie ha rinunziato a una brillante carriera professionale per permettere al marito si scalare i gradini della propria carriera lavorativa, perché questo sacrificio non dovrebbe essere compensato?

Non è ancora stata scritta la parola fine, però: i giudici della Cassazione hanno chiesto di rinviare l'esame della questione alle Sezioni Unite -il massimo consesso di Giudici- che, se e quando si pronunceranno, fisseranno le nuove regole; ovverosia decideranno in primo luogo cosa deve intendersi per "nuova convivenza" e poi se e in che misura questa possa provocare la cancellazione, in tutto o in parte, dell'assegno di divorzio.

La strada è ancora lunga e, nel frattempo, nei singoli Tribunali continuerà a dominare l'incertezza.

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