"Per quest'anno niente sci". Un annuncio che fa impressione, soprattutto se a firmarlo sono le funivie Saslong della val Gardena (Alto Adige), tempio mondiale della discesa libera, dove si sono sfidati i più veloci sciatori del circo bianco e dove in questi giorni vanno in scena le prove di Coppa del Mondo. Un annuncio pubblicato ieri sui social network, in polemica con le altre società funiviarie della zona, motivato come "scelta di buon senso, nel momento in cui la politica non decide e gli ospedali dell'Alto Adige non possono sopportare ulteriori pressioni legate agli sport invernali".
La società che gestisce gli impianti di risalita – le Funivie Saslong spa – non ha aspettato il prossimo 7 gennaio, cioè la data (in realtà sempre più improbabile) stabilita dal governo per la partenza della stagione sciistica, secondo protocolli di sicurezza che in realtà ancora non sono stati approvati: "Vista la totale incertezza da parte della politica – si legge nella nota diffusa ieri – abbiamo deciso di prendere una decisione chiara, concreta, logica, risolutiva e soprattutto umana, non aprendo per la stagione sciistica 2020/2021. Noi non abbiamo bisogno che ce lo dica il Governo se dobbiamo chiudere o aprire, siamo gente dotata di buon senso e carattere per capire ciò che dobbiamo fare e quando dobbiamo farlo".
E i turisti? "Vogliamo che ci ricordino per il nostro senso di responsabilità e per la solidarietà nei confronti di chi ha perso la vita o qualcuno dei loro cari". Una decisione che ha già fatto discutere in val Gardena dove le altre società funiviarie hanno preso le distanze dai colleghi delle Funivie Saslong: "Prendiamo atto della loro decisione unilaterale, ma tutti gli altri impiantisti, con centinaia di collaboratori, si stanno invece adoperando con grande impegno per consentire l'apertura delle funivie non appena le condizioni lo consentiranno" si legge nella replica, dove si fa anche notare che le funivie Saslong sono solo uno dei 41 soci dell'intera area sciistica della val Gardena e Alpe di Siusi.
Se la polemica si sta giocando tutta in val Gardena, l'incertezza sulla partenza della stagione sciistica riguarda l'interno l'arco alpino italiano. E nel mondo del turismo invernale sono sempre meno gli imprenditori disposti a scommettere sulla partenza delle funivie il 7 gennaio: troppe incognite sanitarie, con gli ospedali che non possono sopportare un carico ulteriore di lavoro legato agli infortuni sugli sci (10 mila a stagione solo in Trentino). E poi ci sono i dubbi sulla sostenibilità economica: anche se la neve naturale (scesa abbondante in questo inizio di inverno) ha evitato la necessità di produrre neve artificiale, resta il fatto che lavorare con portate ridotte degli impianti e magari un tetto alla vendita degli skipass (questa è una delle ipotesi formulate dalle autorità sanitarie) potrebbe rendere impraticabile l'apertura delle piste. L'ipotesi che prende sempre più corpo è quella di una chiusura generalizzata.
Intanto mentre gli appassionati dello sci temono di dover saltare una stagione che dal punto di vista della neve era cominciata benissimo (con tutte le piste imbiancate), prosegue l'attività sportiva sulle Dolomiti: mentre la Val Gardena vive in queste ore la Coppa del Mondo, in Val Badia e a Madonna di Campiglio sono confermate le prove di gigante e speciale il 21 e il 22 dicembre, mentre Cortina attende i mondiali di febbraio e a passo San Pellegrino (val di Fassa) è in preparazione per fine febbraio il recupero delle prove di Coppa del Mondo saltate in Cina.
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