Nico (Greta Esposito) ha 16 anni ed è inquieta, come tutti gli adolescenti, ma ha in testa ha il caos: soffre di attacchi d’ansia, ha le visioni, sente le voci che le parlano… Dopo un forte episodio allucinatorio viene ricoverata in una clinica psichiatrica con una diagnosi di schizofrenia. Mental, la serie di Michele Vannucci sulle storie di quattro ragazzi con problemi psichiatrici, disponibile dal 18 dicembre su RaiPlay, comincia da qui. Dall’incontro di Nico con i suoi compagni di viaggio: Michele (Romano Reggiani), borderline tossicodipendente con un padre ingombrante, Emma (Federica Pagliaroli) anoressica autolesionista e manipolatrice. Daniel (Cosimo Longo) è un logorroico bipolare, convinto di non avere nessun problema: perfino il gesso alla gamba per lui e? solo un modo per tenerlo buono, l’ennesimo tentativo dei medici di controllarlo.
Prodotta da Rai Fiction con Stand by me, basata sul format originale finlandese Sekasin, scritta da Laura Grimaldi e Pietro Seghetti con la consulenza scientifica della dottoressa Paola De Rose dell’Unità di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ospedale Bambino Gesù, la serie punta ad abbattere lo stigma del disturbo mentale tra gli adolescenti, problema molto più diffuso di quanto si pensi: secondo i dati della Società italiana di pediatria, infatti, otto ragazzi su dieci tra i 14 e i 18 anni hanno sperimentato forme più o meno gravi di disagio emotivo, che nel 15% dei casi è sfociato in gesti di autolesionismo.
“La serie finlandese” spiega Vannucci “raccontava qualcosa di molto autentico, la storia di quattro ragazzi, non di quattro patologie. Fuori dal retaggio di Qualcuno volò sul nido del cuculo, esiste il racconto nuovo di cosa significhi soffrire dei disturbi del comportamento e del pensiero. La sfida degli sceneggiatori Laura Grimaldi e Pietro Seghetti nella scrittura dei copioni, è stata entrare nella testa di questi ragazzi. L’adolescenza è un momento di crisi identitaria, capita a tutti, ma quando coincide con una patologia le cose si complicano”. Gli autori sono partiti dal format originale finlandese, per poi discostarsene. “Sekasin è molto interessante, ma era un format molto più breve” dice Grimaldi. “In comune abbiamo mantenuto elementi, la verosimiglianza degli adolescenti e il tono. Non abbiamo voluto fare un dramma, nonostante l’ambientazione ci portasse nella vita dei personaggi, ma raccontare la storia con un contrappunto ironico”. “Quello che ci interessava” aggiunge Grimaldi “è l’esplorazione del confine tra normalità e problemi mentali: non si può dire che un personaggio sia la sua patologia. Quando abbiamo iniziato a lavorare a Mental più che interrogarci sulla malattia ci siamo chiesti cosa sia la normalità. Cosa vuol dire essere normali?”. Uno dei punti di forza della serie è la scelta del cast. “La casting Emanuela De Santis ha fatto una ricerca a tappeto”, racconta il regista “ci piaceva il mischione linguistico. Gli attori hanno fatto molti esercizi, c’è una caratterizzazione molto fisica e la messinscena si è costruita da sola. Uno degli aspetti più belli del copione era la fantasia, alla parola patologia si lega un giudizio, e il giudizio è sempre un limite. Ho incontrando ragazzi con problemi psichici, poi con la acting coach abbiamo creato una chiave espressiva per gli attori. Non volevamo che ‘imitassero’ ma che restituissero la verità. Uno dei problemi più grandi del disagio mentale è che sono racconti non caldi, respingenti. Uno degli obiettivi di Mental era portare i ragazzi dentro mondi che potevano essere comodi”.
“Non ho mai dialogato con specialisti” racconta Greta Esposito “perché Michele mi ha detto non che era la strada adatta. Mi sono avvicinata al personaggio di Nico non pensando alla schizofrenia, ma una sedicenne che non sta bene e si crea un mondo suo. Il rischio era imitare una ragazza schizofrenica, cosa non interessante: Mental non è la storia di quattro ragazzi con quattro patologie, ma è la storia di quattro ragazzi che si salvano insieme. Mi piaceva pensare a Nico come a una qualsiasi sedicenne. E una volta conosciuti Emma, Michele e Daniel abbiamo seguito la stessa linea: questi ragazzi capiscono che bisogna accettarsi per come si è”. “Il lavoro di Mental è inusuale perché è fatto di verità, sentimenti e relazioni autentiche” dice Romano Reggiani “se la serie funziona è grazie al lavoro che abbiamo fatto insieme”. “Per me Mental è stato un grande regalo, un'esperienza forte emotivamente e fisicamente” dice Federica Pagliaroli “sono dimagrita per il ruolo, interpreto una ragazza che ha problemi di anoressia”. Cosimo Longo interpreta un giovane bipolare: “Ho cercato di capire com’è fatto Daniel, passo dopo passo. Siamo tutti entrati nelle diversi situazioni con libertà, abbiamo lavorato tanto con le emozioni”.
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